• Sport
  • Mercoledì 2 ottobre 2019

A Barcellona non si vince mai

L'Inter ci gioca stasera, dopo quattro precedenti in cui ha sempre perso senza mai segnare, ma succede a quasi tutti: perché?

Il Camp Nou di Barcellona
La tribuna centrale del Camp Nou di Barcellona (Matthias Hangst/Getty Images)

Questa sera alle 21 l’Inter tornerà a giocare al Camp Nou contro il Barcellona nei gironi di UEFA Champions League, come già successo quasi un anno fa esatto e altre tre volte negli ultimi 17 anni. Nei suoi quattro precedenti in Spagna, l’Inter ha sempre perso e non è mai riuscita a segnare nemmeno un gol, anche se la sconfitta per 1-0 nelle semifinali del 2010 la portò comunque in finale, poi vinta a Madrid contro il Bayern Monaco.

Con o senza il suo fenomeno, Lionel Messi, stasera probabilmente in panchina, il Barcellona nelle partite dei gironi di Champions League che gioca al Camp Nou non perde praticamente mai. Negli ultimi dieci anni ne ha giocate trenta esatte, vincendone 26 e perdendone soltanto una, nel 2009 contro i russi del Rubin Kazan, che vinsero contro ogni pronostico segnando due gol su tre tiri in novanta minuti, mentre il Barcellona ne fece 24 e ne mise a segno soltanto uno.

Un’eccezione in dieci anni che conferma la regola: ai gironi, dove non ci si gioca tutto in una partita, al Camp Nou non si vince. Un tempo si credeva che l’imbattibilità del Barcellona nel suo stadio fosse favorita dalle dimensioni del campo, più ampie degli altri, ma fu così soltanto negli anni Novanta, quando Johan Cruijff, giocatore, allenatore e poi presidente del club catalano, volle un campo più grande della media per esaltare l’ampio palleggio della squadra, uno stile di gioco che è stato conservato fino a oggi. Ma in Champions League la UEFA impone a tutte le squadre una misura standard di 105 metri per 68. Sono ammesse eccezioni ma solo in casi particolari.

Gli spalti del Camp Nou

(Michael Regan/Getty Images)

Ciò che rende di fatto impossibile vincere ai gironi in casa del Barcellona sono probabilmente i gironi stessi. Nella prima fase di Champions League ogni squadra ha infatti sei partite per ottenere la qualificazione agli ottavi di finale. Qualsiasi squadra capiti in un girone con il Barcellona – anche le più forti – mette in conto di perdere in Spagna e di giocarsi la qualificazione nelle altre cinque partite, sapendo di doversi dividere i primi due posti proprio con il Barcellona, che non a caso si qualifica agli ottavi di finale da quindici edizioni consecutive del torneo.

La mancanza di pressioni sugli avversari va tutta a favore del Barcellona, il cui stile di gioco che predilige possesso palla, ampiezza nella manovra, azioni lunghe e fitte reti di passaggi fra giocatori sempre in movimento, può essere contrastato efficacemente soltanto con un pressing forsennato e più in generale con una prestazione di squadra impeccabile. Giocare una partita offensiva al Camp Nou richiede quindi uno sforzo enorme, probabilmente troppo perché arrivi “soltanto” ai gironi.

Il livello costantemente alto della squadra catalana, il rendimento eccezionale di Messi e il cosiddetto “fattore campo”, ossia la familiarità di giocare nel proprio stadio, peraltro il più capiente d’Europa, fanno il resto. Il discorso cambia però quando il Barcellona va in trasferta. Nelle ultime tre edizioni di Champions League ha giocato 14 partite fuori casa e ne ha vinte soltanto quattro, subendo anche due clamorose rimonte contro la Roma all’Olimpico e contro il Liverpool ad Anfield Road.