I misteriosi malesseri da sigaretta elettronica

Negli Stati Uniti aumentano i ricoveri per seri problemi polmonari ma i medici non hanno ancora chiare tutte le cause, racconta il New York Times

(Justin Sullivan/Getty Images)
(Justin Sullivan/Getty Images)

Negli ultimi mesi negli Stati Uniti decine di persone che utilizzano abitualmente le sigarette elettroniche – oltre 200, secondo il New York Times – sono state ricoverate in ospedale per problemi respiratori, in alcuni casi molto gravi. I medici hanno faticato a fare una diagnosi, a causa dell’impossibilità di ricostruire con esattezza la natura delle sostanze inalate. I responsabili degli ospedali dicono che la situazione è preoccupante, aggiungendo nuovi dubbi e perplessità sugli effetti del fumo da sigaretta elettronica, sui quali la comunità scientifica e gli organismi di controllo non hanno ancora molti dati.

Il New York Times spiega che il problema interessa soprattutto persone tra i 20 e i 30 anni, che si presentano negli ambulatori e negli ospedali con sintomi come difficoltà a respirare normalmente, nausea, vomito e senso di spossatezza. Per alcuni di loro si rende necessario il ricovero in terapia intensiva, con l’impiego di respiratori per aiutarli a superare la crisi, con terapie che possono durare settimane.

Il problema più grande, spiegano i medici, è che spesso i pazienti non danno tutte le informazioni necessarie per fare una diagnosi completa. Indagando, e con un po’ di insistenza, si scopre a volte che hanno impiegato sostanze acquistate sottobanco, oppure dai normali canali di vendita ma modificate artigianalmente per aggiungere altri composti.

I Centri per la prevenzione e il controllo delle medicine (CDC), tra gli organismi sanitari più importanti degli Stati Uniti, alla fine della settimana scorsa hanno diffuso un comunicato, invitando i consumatori a non acquistare prodotti non ufficiali per le sigarette elettroniche, sui quali non possono essere esercitati i necessari controlli. I CDC hanno inoltre sconsigliato di modificare le ampolle che contengono le sostanze da fumare, per evitare contaminazioni dagli effetti poco prevedibili e rischiosi per la salute.

Le sigarette elettroniche funzionano scaldando un liquido, di solito contenuto in una piccola ampolla, fino a trasformarlo in vapore che può poi essere inalato. Il processo evita che si verifichi la combustione delle sostanze, come avviene invece con il tabacco nelle sigarette tradizionali, riducendo quindi la quantità di sostanze cancerogene inalate. In linea di massima il fumo di sigaretta elettronica è ritenuto meno pericoloso per la salute, ma comporta comunque rischi ed effetti nocivi ancora da comprendere.

Le ampolle contengono di solito nicotina o THC, il principio attivo più importante della cannabis (nei paesi dove è lecita la sua vendita, a scopi terapeutici o ricreativi). Per essere inalate, queste sostanze sono disciolte in solventi che evaporano quando sono riscaldati dalla sigaretta elettronica. I solventi sono per lo più oleosi e non sempre evaporano completamente, con il rischio di inalarne piccole goccioline che possono causare irritazioni nei polmoni, fatti per inalare aria (ossigeno e azoto, soprattutto) e non certo per avere a che fare con oli e solventi.

Il numero crescente di persone che si sono sentite male dopo avere utilizzato le sigarette elettroniche fa pensare che la causa siano prodotti illegali e non registrati, messi in commercio negli ultimi mesi. Potrebbe trattarsi di un nuovo aroma, oppure di una sostanza impiegata per disciogliere il THC e che reagisce in modo inatteso, portando alle irritazioni polmonari.

Dagli esami clinici, i polmoni dei pazienti appaiono con caratteristiche simili a quelle delle infezioni virali e della polmonite batterica, ma senza la presenza di infezioni da virus o batteri. L’irritazione fa sì che i pazienti abbiano difficoltà a respirare e di conseguenza siano molto affaticati. L’insufficienza respiratoria favorisce la formazione di liquido nei polmoni, peggiorando ulteriormente la situazione.

Solo nello Utah nelle ultime settimane sono stati rilevati 21 casi con caratteristiche simili, riconducibili all’impiego di sigarette elettroniche. Molti medici hanno iniziato a confrontarsi sul tema, condividendo le loro esperienze e chiedendo ad altri ospedali notizie sui casi con problemi polmonari simili a quelli riscontrati nei loro pazienti. Tra le segnalazioni, è ricorrente l’impiego di ampolle contenenti THC, vendute in stati come California e Colorado, dove l’utilizzo della cannabis è consentito dalla legge.

Il New York Times segnala che il numero crescente di problemi sanitari rischia di mettere in crisi il mercato delle sigarette elettroniche e quello della cannabis legale. Le aziende coinvolte hanno basato buona parte del loro marketing sull’offrire soluzioni meno pericolose delle sigarette tradizionali, vendendosi come un’alternativa più salutare e affidabile. Anche per questo motivo i responsabili delle aziende del settore si sono affrettati a dare la colpa ai prodotti venduti sottobanco, o alle attività fai-da-te dei loro clienti, fuori dal loro controllo.

Juul Labs, l’azienda di maggior successo nel settore per quanto riguarda gli Stati Uniti, ha detto di non essere a conoscenza di pazienti ricoverati dopo avere utilizzato i suoi prodotti. La società fa da tempo i conti con le critiche dovute all’impiego dei suoi prodotti da parte degli adolescenti, un fenomeno definito sempre più preoccupante da parte delle autorità sanitarie. Le sigarette elettroniche di Juul sono economiche e molto piccole, poco più grandi di una chiavetta USB, e possono essere facilmente nascoste. Non è comunque chiaro quanto sia diffusa la pratica di modificarne le ricariche, per aggiungere altre sostanze.

Il mercato delle sigarette elettroniche è in piena espansione negli Stati Uniti e ha portato alla nascita di numerose aziende, ma anche alla diffusione di prodotti contraffatti o sui quali c’è scarso controllo. La vendita di olio di THC o di olio di cannabis con THC ha ulteriormente complicato le cose, rendendo più difficile il controllo di tutti i prodotti sul mercato. Il consumo di cannabis è consentito in 33 stati, ma la Food and Drug Administration (FDA, l’agenzia federale che si occupa della sicurezza di cibo e farmaci) non può occuparsi di prodotti contenenti THC, perché il loro impiego è consentito solo dalle leggi statali e non da quelle federali.

Se la FDA potesse testare tutti i prodotti per le sigarette elettroniche, specialmente gli oli impiegati per produrre le soluzioni, il mercato sarebbe più controllato a beneficio della salute dei consumatori. Da tempo i medici denunciano la mancanza di controlli adeguati, con la conseguenza di avere sul mercato prodotti che potrebbero essere contaminati, o realizzati direttamente con sostanze tossiche per l’organismo.