È importante togliersi le scarpe in casa?

Non più di tanto, scrive il New York Times: trasportano molti batteri, ma non più di quelli che si trovano su altri oggetti con cui entriamo in contatto ogni giorno

(Volkmar Heinz/picture-alliance/dpa/AP Images)
(Volkmar Heinz/picture-alliance/dpa/AP Images)

Per molte persone è una cosa piuttosto comune quando si rientra in casa dopo essere stati all’aperto togliersi le scarpe. È un modo per non sporcare il pavimento e non contaminare l’ambiente casalingo con l’eventuale sporcizia e i batteri raccolti dalle scarpe all’esterno. In molti posti dell’Asia togliersi le scarpe prima di entrare in casa è la norma: che sia la propria casa o quella di un ospite, riporre le scarpe all’entrata e rimanere con le calze o a piedi nudi è visto come un gesto di rispetto, non solo una precauzione sanitaria.

Ma ci sono davvero motivi per cui è necessario levarsi le scarpe in casa, oppure la paura della contaminazione è solo un inutile allarmismo ? Il New York Times ha provato a rispondere mettendo insieme quello che dice la scienza a riguardo.

L’unica ricerca condotta su questo argomento risale al 2008 ed è stata effettuata da Charles P. Gerba, professore e microbiologo dell’Università dell’Arizona. I ricercatori hanno analizzato per due settimane le scarpe indossate da dieci persone, riscontrando che all’esterno delle scarpe erano presenti in media 421mila batteri, mentre all’interno ce n’erano in media 2.887. Alcuni di questi batteri erano Escherichia coli, che possono essere causa di infezioni di vario tipo, e colpiscono in particolare il tratto digerente e le vie urinarie.

L’origine dei batteri Escherichia coli è da imputarsi secondo Gerba al contatto delle scarpe con la materia fecale presente per esempio sui pavimenti dei bagni pubblici o in strada. Secondo lo studio, inoltre, pulendo le scarpe con un detergente le colonie batteriche diminuivano del 90 per cento o anche di più. La ricerca di Gerba va però presa con le molle visto che era stata pubblicata senza essere sottoposta a revisione da parte della comunità scientifica e che era stata finanziata dalla società di calzature Rockport, che stava sperimentando un modello di scarpa che si potesse lavare in lavatrice.

Un così gran numero di batteri presenti sulle scarpe può sembrare certamente preoccupante ma, come fa notare il New York Times, difficilmente quei batteri possono essere dannosi, a meno che non si tocchi la scarpa con le mani e poi si portino le mani al viso o alla bocca. Come ha spiegato Lisa A. Cuchara, professoressa di scienze biomediche alla Quinnipiac University di Hamden, in Connecticut, per quanto i batteri fecali possano essere trasportati dalle scarpe e finire sui pavimenti delle case «per la maggior parte delle persone adulte in salute, questa contaminazione può al massimo comportare una reazione di disgusto, più che un rischio sanitario».

Un’altra modalità di trasmissione avviene nel caso in cui si mangi del cibo caduto a terra (ma su quanti secondi servano perché venga contaminato ci sono pareri discordanti). Secondo Donald W. Schaffner, microbiologo alimentare della Rutgers University, in New Jersey, all’interno delle abitazioni ci sono fattori di rischio molto più alti dei batteri trasportati dalle scarpe. Basti pensare alle spugne con cui si lavano i piatti, che sono un coacervo di batteri, alle feci di rettili e anfibi domestici, che possono trasmettere la salmonellosi, o ai batteri trasportati dai cani, le cui zampe raramente vengono lavate ogni volta che rientrano in casa dopo una passeggiata. Anche all’esterno delle abitazioni, nota il New York Times, ci sono oggetti e superfici con cui si entra in contatto regolarmente e che trasportano tanti batteri quanto le scarpe, ma che non ci preoccupano altrettanto: basti pensare ai soldi, i bancomat o ai distributori di benzina.

Jack A. Gilbert, professore nel dipartimento di pediatria allo Scripps Research Institute della California, un centro di ricerca nel campo delle scienze biomediche, ha aggiunto che in alcuni casi entrare in contatto con la sporcizia e con i batteri può essere anche utile allo sviluppo del sistema immunitario dei bambini. Secondo Gilbert, che è autore del libro Dirt Is Good (“La sporcizia fa bene”), i bambini che nel loro primo anno di vita interagiscono con un cane hanno il 13 per cento in meno di possibilità di contrarre l’asma, mentre le interazioni in una stalla o in una fattoria possono ridurla del 50 per cento. Secondo il New York Times, insomma, non c’è da preoccuparsi più di tanto sulla necessità di togliersi o meno le scarpe in casa. Il consiglio, comunque, è di toglierle se in casa ci sono persone che hanno allergie di qualche tipo o il cui sistema immunitario è compromesso, come le persone malate di cancro o che hanno subito un trapianto d’organi.