Il Senato ha bocciato la mozione del M5S sulla TAV

Come ampiamente previsto, la maggioranza si è divisa ed è arrivata un'ulteriore approvazione dell'opera

I ministri del M5S Luigi Di Maio, Danilo Toninelli e Barbara Lezzi. (ANSA/ANGELO CARCONI. ANSA/ANGELO CARCONI)
I ministri del M5S Luigi Di Maio, Danilo Toninelli e Barbara Lezzi. (ANSA/ANGELO CARCONI. ANSA/ANGELO CARCONI)

Questa mattina il Senato ha bocciato una mozione non vincolante presentata dal Movimento 5 Stelle per chiedere al Parlamento di bloccare la costruzione della TAV, la linea ferroviaria ad alta velocità che collegherà Torino e Lione. Ha votato contro la mozione la Lega, alleata di governo del M5S, insieme ai partiti dell’opposizione: il Partito Democratico, Forza Italia e Fratelli d’Italia. In totale i contrari sono stati 181, i favorevoli 110. È stato un voto atteso e molto commentato, perché di fatto ha rappresentato una spaccatura interna alla maggioranza, con il M5S – storicamente contrario alla TAV – che ha votato contro i suoi alleati e contro le indicazioni del governo di cui fa parte, visto che nei giorni scorsi il presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva detto che l’opera si sarebbe fatta.

Insieme alla mozione presentata dal M5S, il Senato ne ha votate altre cinque: un’altra contraria, presentata da Liberi e Uguali e a sua volta respinta, e quattro a favore, tutte approvate.

La Lega è tra i più convinti sostenitori della necessità di completare la TAV, decisa da un trattato internazionale con la Francia e per la quale l’Italia ha già speso diverse centinaia di milioni di euro. Il M5S ha invece investito una parte rilevante del suo impegno politico sull’opposizione alla TAV, e ora si ritrova costretto – da principale forza parlamentare e di governo – a concedere l’approvazione definitiva ai lavori.

Da questo punto di vista, il passaggio parlamentare di oggi permette al M5S di provare a limitare i danni e togliersi dall’imbarazzo. La mozione del M5S non era rivolta al governo – evitando di enfatizzarne le divisioni – ma al Parlamento, e chiedeva che le camere bloccassero i lavori sulla base delle «gravi criticità dal punto di vista della sostenibilità economica, sociale ed ambientale, evidenziate nel corso degli anni da numerosi studi e ricerche». Dopo la bocciatura della mozione, il M5S potrà dire di aver votato coerentemente con le proprie posizioni, senza tradimenti, e di essere stato semplicemente battuto in Parlamento dalle altre forze politiche. La TAV andrà avanti ma il M5S potrebbe dire che la decisione è stata del Parlamento e non del governo.

Secondo i giornali, nel PD c’era anche chi avrebbe voluto che i senatori uscissero dall’aula durante il voto sulla mozione del M5S, per mettere la Lega in minoranza e farle perdere il voto, spaccando la maggioranza e auspicando che questo provocasse una crisi di governo (sarebbe servita comunque la collaborazione di Forza Italia). La linea del PD è stata alla fine quella di votare a favore della TAV, coerentemente con quanto sostenuto negli ultimi anni, anche se il voto avrà l’effetto collaterale di fare un favore alla Lega.

Concretamente, quindi, la giornata al Senato non ha riservato grosse sorprese: l’Aula ha votato a favore della prosecuzione dei lavori sulla TAV, come era ormai diventato evidente nelle ultime settimane, quando anche Conte aveva chiarito che l’Italia non si poteva più tirare indietro. La Lega dichiarerà vittoria, così come il PD, Forza Italia e Fratelli d’Italia, che insisteranno sulle divisioni del governo; il M5S sarà lo sconfitto del giorno, ma potrà almeno chiudere la questione TAV una volta per tutte.

Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli è stato l’esponente del M5S più esposto contro la TAV, e ora la sua posizione sembra precaria. Toninelli è notoriamente uno dei ministri più criticati del governo, da molti considerato inadeguato al suo ruolo: da qualche tempo Salvini lo sta attaccando con una certa insistenza, e il suo nome è il più presente ogni volta che i giornali scrivono – e lo fanno da mesi – di un possibile “rimpasto” di governo. Soltanto ieri Salvini ha detto che «Toninelli non mi sembra all’altezza di gestire le infrastrutture di un paese bello ma difficile come l’Italia».

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