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  • Sabato 3 agosto 2019

70 anni fa nacque la NBA

In un ufficio dell'Empire State Building si unirono le due principali leghe di basket nordamericane, creando uno dei brand più popolari dello sport mondiale

I rappresentanti della National Basketball League e della Basketball Association of America dopo la firma della fusione, il 3 agosto 1949 a New York. (AP Photo/John Lent)
I rappresentanti della National Basketball League e della Basketball Association of America dopo la firma della fusione, il 3 agosto 1949 a New York. (AP Photo/John Lent)

Il 3 agosto 1949, 70 anni fa, i rappresentanti delle due principali leghe professionistiche di basket degli Stati Uniti e del Canada si riunirono in un ufficio dell’Empire State Building, a New York. Da quella riunione sarebbe nata la National Basketball Association (NBA), uno dei campionati e dei brand sportivi più popolari del pianeta, capace di costruire un seguito internazionale come pochi altri e di affermarsi come la più appassionante e competitiva lega di basket al mondo, attirando progressivamente i migliori giocatori del pianeta.

Alex Groza degli Indianapolis Olympians prova a stoppare Connie Simmons dei New York Knickerbockers, in una partita giocata al Madison Square Garden il 10 novembre 1949. (AP Photo/Matty Zimmerman)

Nel 1949, però, prevedere tutto ciò non era per niente scontato. Il basket era nato circa sessant’anni prima in una palestra del Massachusetts, e da allora era diventato uno sport popolare in tutti gli Stati Uniti, dove pur non essendo ancora seguito come l’hockey o il baseball stava guadagnando sempre più appassionati. Nei primi decenni del Novecento nacquero diversi campionati, delle piccole o medie operazioni commerciali che riunivano squadre di una limitata area geografica, giocando perlopiù nelle palestre scolastiche e senza un’organizzazione troppo meticolosa.

Le cose cominciarono a farsi più serie nel 1925, quando Joseph Carr, il presidente della recentemente fondata National Football League (NFL) decise di creare una lega di basket più strutturata. Nacque così l’American Basketball League (ABL), radunando le migliori squadre dell’Est e del Midwest, che a quei tempi si chiamavano con nomi tipo Chicago Bruins, Washington Palace Five, Boston Whirlwinds, Brooklyn Arcadians e Buffalo Bisons. In poco tempo la lega venne divisa in due gruppi, l’Est e l’Ovest, come succede oggi nella NBA, le cui migliori squadre si affrontavano nei playoff nella fase finale del campionato. Tra la fine degli anni Venti e l’inizio degli anni Trenta la ABL perfezionò alcune delle regole del gioco – vietò per esempio il “doppio palleggio”, cioè il palleggio dopo aver fermato la palla tra le mani – e sviluppò un sistema per contrattualizzare i giocatori.

L’ABL ebbe una storia molto più lunga di quella delle altre leghe nate negli anni precedenti, ma nel giro di qualche anno venne soppiantata da altri campionati più popolari, e avrebbe poi chiuso negli anni Cinquanta, quando tutta l’attenzione si era ormai spostata altrove. Nel 1937, nel frattempo, era nata la National Basketball League (NBL), fondata qualche anno prima con il nome di Midwest Basketball Conference, su iniziativa di grandi società americane come General Electric, Firestone e Goodyear. Le squadre erano concentrate soprattutto nell’area dei Grandi Laghi, e avevano dimensioni e ambizioni tutto sommato simili a quelle della ABL, cioè piuttosto modeste.

Walter Brown era un imprenditore del Massachusetts, che aveva ereditato dal padre la gestione del Boston Garden, una delle più famose arene del mondo, costruita nel 1928 e allora utilizzata principalmente per l’hockey e la boxe. Brown pensò che forse poteva riempire la sua arena nelle molte sere in cui era vuota organizzando partite di basket, e decise di fondare nel 1946 un’ennesima lega di basket, questa volta però con aspirazioni maggiori. Nacque così la Basketball Association of America (BAA), guidata da una serie di ricchi imprenditori e che non raccolse squadre particolarmente più forti delle altre due leghe esistenti, ma che da subito le fece giocare nelle grandi arene delle città principali dell’Est degli Stati Uniti.

All’inizio le squadre della BAA erano 11, giocavano una sessantina di partite e poi si affrontavano nei playoff. La prima partita si giocò il 1 novembre 1946 tra i Toronto Huskies e i New York Knickerbockers, che esistono ancora oggi come New York Knicks.  Alla fine vinsero il campionato i Philadelphia Warriors, che oggi si sono spostati a Oakland, in California, e sono diventati la squadra dominante degli ultimi cinque anni della NBA.

La BAA aveva l’ambizione di diventare la più importante lega di basket degli Stati Uniti, ma aveva ancora un sacco di problemi: i palazzetti in cui si giocava erano quelli dell’hockey, ma il sistema con cui si allestivano i diversi campi a seconda della serata era molto meno efficiente di quelli attuali. Nelle arene faceva un gran freddo, e a volte il parquet era montato direttamente sul ghiaccio, col risultato che spesso si formavano grosse pozze durante le partite. Anche le regole erano ancora un po’ primitive, e furono migliorate negli anni successivi per rendere il gioco più coinvolgente e meno statico. Ma era evidente a molti che la BAA aveva le carte in regola per diventare qualcosa di grosso. Nella seconda stagione quattro squadre lasciarono la lega, ma si aggiunsero i Baltimore Bullets, provenienti dalla ABL, che vinsero il campionato. Nella terza arrivarono altre quattro squadre dalla NBL, e una di queste, i Minneapolis Lakers – oggi stanziati a Los Angeles, e diventati nel frattempo una delle squadre più popolari dello sport mondiale –, vinse il campionato.

George Mikan, stella dei Minneapolis Lakers, pulisce l’insegna che annuncia una partita al Madison Square Garden, il 13 dicembre 1949. (AP Photo/Jacob Harris)

Fu nell’estate tra la terza e la quarta stagione che la BAA e la NBL si fusero, unendo le dieci squadre della prima con le sei della seconda (a cui se ne aggiunse una 17esima), e formando una lega chiamata National Basketball Association (NBA). Tra le squadre che parteciparono al primo campionato, oltre ai Warriors, ai Knickerbockers e ai Lakers, ce n’erano altre che esistono ancora oggi: i Boston Celtics, che arrivavano dalla BAA e sarebbero poi diventati la franchigia più vincente nella storia della lega; i Fort Wayne Pistons, che oggi sono la squadra di Detroit; i Tri-Cit. Blackhawks, che allora rappresentavano la città di Moline, Illinois, e oggi si chiamano Atlanta Hawks; e i Rochester Royals, conosciuti oggi come Sacramento Kings. Non esistono più invece squadre come i Baltimore Bullets, i Chicago Stags, gli Anderson Packers e nemmeno i Denver Nuggets: quelli che partecipano oggi alla NBA sono in realtà una squadra diversa, fondata nel 1967.

Oggi la NBA definisce quella del 1949-50 come la sua quarta stagione, perché considera come sua origine la BAA: la versione ufficiale è che quella del 3 agosto 1949 non fu una fusione, bensì una semplice espansione. Il primo titolo della NBA, in ogni caso, fu vinto dai Minneapolis Lakers. Non ci volle molto prima che la NBA si affermasse come uno degli spettacoli sportivi più appassionanti e seguiti degli Stati Uniti, e a questo processo contribuì soprattutto l’inizio dell’era delle grandi rivalità, inaugurata dai Lakers e dai Knicks all’inizio degli anni Cinquanta, proseguita dai St. Louis Hawks e dai Celtics alla fine del decennio e poi consacrata negli anni Sessanta dai Lakers – nel frattempo trasferitisi a Los Angeles – e dai Celtics, che si giocarono sei finali tra 1962 e il 1969.

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