Gli arresti per ‘ndrangheta in Emilia

13 persone ritenute collegate alla cosca Grande Aracri sono state portate in carcere con accuse di associazione di stampo mafioso, estorsione e truffa

Un fermo immagine tratto da un video della polizia che mostra l'operazione di questa notte (ANSA/POLIZIA)
Un fermo immagine tratto da un video della polizia che mostra l'operazione di questa notte (ANSA/POLIZIA)

Nella notte tra lunedì e martedì è iniziata una grande operazione di polizia contro la ‘ndrangheta in Emilia-Romagna: 16 persone sono state arrestate e sono ancora in corso perquisizioni e sequestri tra Bologna, Parma, Piacenza, Reggio Emilia e Modena. È una delle operazioni di polizia più grosse contro la ‘ndrangheta in Emilia dopo la cosiddetta “operazione Aemilia”, che nel 2015 portò all’arresto di 160 persone.

Gli arresti di questa mattina sono stati ordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Bologna per un’indagine in cui sono coinvolte 72 persone. Tra le 13 persone che sono state portate in carcere (per 3 persone sono stati ordinati gli arresti domiciliari) ci sono anche Francesco Grande Aracri e i suoi figli, arrestati nelle loro case di Brescello, comune che già nel 2016 fu sciolto per infiltrazioni mafiose.

Francesco Grande Aracri è ritenuto il capo delle operazioni in Emilia-Romagna della cosca ‘ndranghetista Grande Aracri di Cutro, e insieme alle altre persone arrestate è accusato di associazione di stampo mafioso, estorsione, tentata estorsione, trasferimento fraudolento di valori, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, danneggiamento e truffa aggravata.

Tra gli arrestati c’è anche il presidente del Consiglio comunale di Piacenza, Giuseppe Caruso, esponente locale di Fratelli d’Italia e funzionario dell’Agenza delle Dogane. Caruso, dice la Gazzetta di Reggio, è accusato di aver partecipato a una truffa per ottenere fondi europei a favore dell’organizzazione criminale. I sequestri – per un valore complessivo di diversi milioni di euro – hanno riguardato attività commerciali, conti correnti e società usate, secondo i magistrati, per un giro di usura ed estorsioni.