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  • Mercoledì 12 giugno 2019

In Brasile mancano i medici

E la decisione del presidente Jair Bolsonaro di cambiare gli accordi con Cuba – che mandava i suoi medici a lavorare in Brasile – ha peggiorato le cose, nonostante le promesse

Medici cubani accolti dal presidente Miguel Diaz-Canel dopo essere atterrati a L'Avana (AP Photo/Desmond Boylan)
Medici cubani accolti dal presidente Miguel Diaz-Canel dopo essere atterrati a L'Avana (AP Photo/Desmond Boylan)

Quando lo scorso novembre il governo cubano annunciò la sua intenzione di riportare a Cuba gli oltre ottomila medici che aveva mandato in Brasile negli anni precedenti, il presidente brasiliano Jair Bolsonaro sembrò non preoccuparsi troppo. Disse che se Cuba non voleva rispettare le nuove condizioni imposte dal suo governo, lui avrebbe trovato il modo di rimpiazzare i medici cubani con neolaureati brasiliani. Le cose però non sono andate come promesso da Bolsonaro: dallo scorso novembre i cittadini brasiliani che hanno visto peggiorare il loro accesso all’assistenza medica sono stati più di 28 milioni, ha raccontato il New York Times.

La disputa tra Cuba e Brasile era iniziata dopo l’elezione di Bolsonaro, nell’ottobre 2018. Bolsonaro – del Partito Social-liberale, molto nazionalista e conservatore – aveva annunciato da subito la sua intenzione di cambiare i termini di un particolare accordo che dal 2013 aveva portato migliaia di medici cubani a operare in alcune delle zone più remote e povere del Brasile. Il programma, chiamato Mais Médicos in collaborazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, era stato avviato quando alla presidenza del Brasile c’era Dilma Rousseff, di sinistra. L’accordo prevedeva condizioni molto particolari: tra le altre cose, che lo stipendio versato dal Brasile ai medici cubani andasse per il 75 per cento al governo di Cuba e che gli stessi medici non potessero portare in Brasile le loro famiglie. L’accordo, oltre ad avere ragioni politiche, soddisfaceva in un certo senso tutte le parti: Cuba faceva cassa, il Brasile offriva assistenza sanitaria in posti dove i medici brasiliani spesso non volevano andare a lavorare, e i medici cubani ottenevano comunque uno stipendio più alto di quello che avrebbero percepito restando a Cuba, nonostante le trattenute.

Dopo essere stato eletto, Bolsonaro aveva però proposto di cambiare i termini dell’accordo, in parte per ragioni politiche (Cuba è un regime comunista): aveva detto che il programma sarebbe continuato solo se i medici cubani avessero iniziato a firmare contratti individuali e avessero tenuto per sé lo stipendio, senza darne una parte al governo di Cuba. Le autorità cubane non avevano accettato, e negli ultimi mesi hanno progressivamente richiamato nel paese i medici che operavano in Brasile.

Il problema è che Bolsonaro non è stato in grado finora di rimpiazzarli, anche perché gli esami di convalida del titolo di studio che erano stati promessi ai medici cubani rimasti in Brasile nonostante la fine del programma non sono ancora stati organizzati. Il New York Times ha raccontato per esempio che a Embu-Guaçu, città di 70mila abitanti nello stato di San Paolo, i medici scarseggiano talmente tanto che alcune cliniche sono state costrette a ridurre il numero di giorni a settimana di assistenza ai pazienti. Secondo la Organización Panamericana de la Salud (OPS), organizzazione che si è occupata tra le altre cose di coordinare la partecipazione di Cuba nel programma Mais Médicos, le conseguenze del ritiro dei medici cubani sarebbero particolarmente pesanti per i bambini più piccoli, soprattutto quelli che vivono nelle aree più remote e povere.