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  • Venerdì 23 novembre 2018

Migliaia di medici cubani stanno per lasciare il Brasile

Fanno parte di un programma per fornire assistenza nelle zone più povere del paese, ma Cuba non ha accettato le nuove condizioni imposte da Bolsonaro

Il medico cubano Miguel Pantoja ad Alexania, a circa 80 chilometri da Brasilia, 22 novembre 2018 (EVARISTO SA/AFP/Getty Images)
Il medico cubano Miguel Pantoja ad Alexania, a circa 80 chilometri da Brasilia, 22 novembre 2018 (EVARISTO SA/AFP/Getty Images)

Cuba ha iniziato a ritirare i suoi circa 8.300 medici che lavorano in alcune delle zone più remote e povere del Brasile, dopo che il nuovo presidente Jair Bolsonaro ha annunciato di voler modificare le condizioni del programma internazionale di cui fanno parte. In molti sono preoccupati che il governo brasiliano non riesca a sostituire i medici cubani, nonostante abbia già cominciato a diffondere appelli rivolti a quelli che hanno studiato nel paese perché prendano il posto dei loro omologhi stranieri.

I medici cubani in Brasile fanno parte di un programma chiamato Mais Médicos, organizzato in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità e firmato dall’ex presidente Dilma Rousseff nel 2013. I medici furono inviati nelle favelas di Rio de Janeiro, San Paolo, Salvador de Bahia, nei 34 Distretti Indigeni Speciali e in Amazzonia.

Bolsonaro ne fu da subito critico, così come alcune organizzazioni di medici brasiliani. In campagna elettorale Bolsonaro aveva insistito sul fatto che i medici cubani avrebbero dovuto convertire la loro laurea in modo che fosse valida anche in Brasile, insinuando che non fossero sufficientemente preparati. Ma soprattutto, aveva chiesto che firmassero contratti individuali e che lo stipendio pagato dal Brasile fosse devoluto interamente a loro. Attualmente, invece, Cuba ne trattiene circa il 75 per cento, mentre gli enti locali forniscono vitto e alloggio ai medici. Bolsonaro aveva anche sostenuto che ai medici dovesse essere permesso portare con sé le famiglie, cosa attualmente non consentita da Cuba, offrendo asilo politico ai medici cubani che decideranno di rimanere nel suo paese.

Nonostante la percentuale trattenuta dal governo, i medici cubani guadagnano molto di più lavorando all’estero, che è uno dei principali motivi che spinge i giovani dell’isola a studiare medicina. Yanet Rosales Rojas, 30 anni, ha raccontato al Guardian che ha lavorato in Brasile per 3 anni e guadagnando circa 10 volte più che a Cuba. Al suo ritorno è riuscita a comprarsi una casa a L’Avana. Ma i medici cubani lavorano in totale in 67 paesi stranieri, e complessivamente producono più entrate del turismo: 11 miliardi di dollari all’anno contro 3 miliardi. Secondo il ministero della Salute brasiliano sono stati in tutto 18.000 i medici cubani che hanno lavorato nel paese, e che hanno curato 63 milioni di persone in posti dove, prima del 2013, spesso non c’era mai stata assistenza sanitaria.

Bolsonaro, che si insedierà ufficialmente il prossimo 1 gennaio, ha sostenuto che non si possano mantenere in Brasile degli «schiavi cubani», finanziando il regime dell’isola. Cuba aveva già annunciato il ritiro dal programma una settimana fa, sia per le nuove condizioni imposte da Bolsonaro sia per «i commenti minacciosi e offensivi». Secondo quanto ha spiegato il professore di epidemiologia di Yale Albert Ko, che ha lavorato in Brasile, inizialmente per coprire i posti da medico nelle zone rurali e isolate del paese si era data precedenza ai laureati brasiliani. Soltanto quando non ci sono state abbastanza adesioni è stato stretto l’accordo con Cuba. Secondo l’Associazione Brasiliana per la Salute Collettiva, nel 10 per cento delle municipalità brasiliane gli unici medici sono cubani.

150 medici cubani hanno fatto ricorso contro il governo brasiliano e contro quello cubano, chiedendo che vengano tenuti in Brasile dopo la fine del programma, e pagati come i loro omologhi brasiliani. Ma in passato anche diversi medici cubani avevano protestato contro le condizioni imposte dal programma, chiedendo di percepire interamente lo stipendio riservato agli omologhi brasiliani e di poter avere con sé le proprie famiglie. In certi casi, il governo cubano li ha esclusi dal programma. Secondo il generale Hamilton Mourão, che sarà il vice presidente di Bolsonaro, alla fine metà dei medici cubani rimarrà nel paese; in molti però hanno criticato l’avventatezza della decisione, che non è stata accompagnata da un piano per la sostituzione dei medici.