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  • Giovedì 9 maggio 2019

L’anno del calcio inglese

Nell'ultimo decennio è diventato di gran lunga il più ricco al mondo, ma i risultati in Europa arrivano soltanto ora, grazie ai migliori allenatori stranieri in circolazione

Georginio Wijnaldum, Trent Alexander-Arnold e Jordan Henderson esultano dopo il terzo gol segnato al Barcellona nella semifinale di UEFA Champions League (Clive Brunskill/Getty Images)
Georginio Wijnaldum, Trent Alexander-Arnold e Jordan Henderson esultano dopo il terzo gol segnato al Barcellona nella semifinale di UEFA Champions League (Clive Brunskill/Getty Images)

Quest’anno, per la seconda volta nella storia del torneo, la finale di UEFA Champions League sarà giocata da due squadre di calcio inglesi. Nelle semifinali, Liverpool e Tottenham hanno eliminato rispettivamente Barcellona e Ajax con due rimonte arrivate al termine di partite spettacolari che verranno ricordate a lungo. Per il Liverpool sarà la nona finale di Champions League: delle otto disputate fin qui ne ha vinte cinque, l’ultima nel 2005. Per il Tottenham invece sarà la prima finale: il primo giugno a Madrid potrebbe diventare la seconda squadra londinese dopo il Chelsea a vincere la coppa.

Per il calcio inglese è quindi una stagione memorabile, ma potrebbe diventare unica se Arsenal o Chelsea, o anche tutte e due, dovessero riuscire a qualificarsi alla finale di UEFA Europa League, il secondo torneo continentale per squadre di club, le cui semifinali di ritorno si disputano stasera. L’Arsenal giocherà in Spagna contro il Valencia e dovrà difendere il 3-1 con cui ha vinto all’andata. Il Chelsea allenato dall’italiano Maurizio Sarri giocherà invece a Londra contro l’Eintracht Francoforte: partirà dall’1-1 dell’andata.

Se entrambe dovessero qualificarsi, per la prima volta nella storia delle coppe europee ci sarà un derby londinese in una finale, e per la prima volta entrambe le finali dei due maggiori tornei UEFA verranno disputate da quattro squadre provenienti dallo stesso campionato; campionato che peraltro potrebbe essere vinto da un’altra squadra ancora, il Manchester City, in vantaggio di un punto sul Liverpool a una giornata dal termine.

Il Tottenham festeggia la qualificazione alla finale di Champions League alla Johan Cruyff Arena di Amsterdam (Dan Mullan/Getty Images)

In questa stagione il calcio inglese è finalmente riuscito a imporsi a livello europeo dopo un decennio di risultati deludenti, nonostante la ricchezza senza pari del suo campionato. La Premier League è infatti il campionato più seguito e remunerativo al mondo. Un anno fa ha potuto distribuire in modo equo alle sue venti squadre circa 2 miliardi e 400 milioni di euro provenienti dalla vendita dei diritti televisivi (149 milioni alla prima e 94 all’ultima classificata). Sono proprio i diritti televisivi ad aver creato quella che in molti definiscono la “bolla della Premier League”, ovvero un mercato unico nel suo genere dove i costi sono gonfiati e nettamente più alti rispetto a tutti gli altri campionati europei: una squadra di metà classifica inglese può spendere come una delle prime classificate in Italia, Spagna o Germania, per non parlare degli altri campionati.

La ricchezza della Premier League non è coincisa però con un miglioramento dei risultati internazionali. Negli ultimi dieci anni i tornei europei sono stati dominati dalle squadre spagnole, superiori sul piano del gioco seppur mediamente meno ricche. Le squadre inglesi sono state frenate dal loro stile di gioco, molto fisico ma meno sviluppato dal punto di vista tattico. Lo stesso stile è tuttavia quello che rende la Premier League un campionato estremamente combattuto e “vendibile” televisivamente, con partite giocate con grande intensità e spesso aperte dall’inizio alla fine.

Negli ultimi anni, tuttavia, i club inglesi si sono affidati maggiormente ad allenatori stranieri, il cui arrivo non ha snaturato lo stile di gioco della Premier League (tranne in un caso) ma anzi, ha portato nuovamente risultati in Europa. Fra le venti squadre del campionato ci sono attualmente soltanto sette allenatori britannici. Le quattro che si stanno giocando le coppe europee sono tutte gestite da stranieri: al Liverpool c’è il tedesco Jürgen Klopp, il Tottenham è allenato dall’argentino Mauricio Pochettino, l’Arsenal dallo spagnolo Unai Emery e il Chelsea da Sarri.

Jurgen Klopp abbraccia i suoi giocatori dopo la vittoria contro il Barcellona (Clive Brunskill/Getty Images)

La squadra che ha riportato l’Inghilterra in finale di Champions League è stata il Liverpool di Klopp, l’anno scorso. Fra tutti gli allenatori stranieri, Klopp sembra sia quello ad aver compreso il calcio inglese meglio degli altri. Ha portato il Liverpool alla sua seconda finale di Champions League consecutiva basando il gioco della squadra sul pressing e sull’aggressività, le due chiavi della rimonta contro il Barcellona. Il Tottenham di Pochettino è per certi aspetti molto simile.

Nelle ultime due edizioni del torneo, le finaliste di quest’anno hanno inoltre eliminato entrambe il Manchester City di Pep Guardiola, la squadra più forte d’Inghilterra. Guardiola è riuscito a vincere il campionato, ma si è scontrato spesso e più degli altri con lo stile di gioco inglese. La sua squadra è infatti quella che si avvicina di più allo stile europeo: predilige i passaggi a terra ed evita lanci lungi e cross dalla trequarti di campo. Lo stile di Guardiola ha pagato in campionato, una competizione dove è richiesta più costanza, mentre nelle partite secche di Champions League non ha dato gli stessi risultati, come dimostrano le due eliminazioni subite contro due squadre che in Premier League ha battuto spesso.