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  • Sabato 4 maggio 2019

Thelma Aldana vuole cambiare il Guatemala

L'ex procuratrice generale, ora in esilio a El Salvador, è stata al centro delle crisi politiche di questi anni, e ora si è candidata alle presidenziali di giugno

Thelma Aldana. (AP Photo/Oliver de Ros)
Thelma Aldana. (AP Photo/Oliver de Ros)

Il prossimo 16 giugno in Guatemala, uno stato dell’America Centrale che per 36 anni è stato coinvolto da una guerra civile sanguinosa, ci saranno le elezioni per eleggere il Congresso e un nuovo presidente. Se nessun candidato verrà eletto al primo turno si andrà al ballottaggio l’11 agosto. I candidati sono più di venti, ma i giornali internazionali si stanno occupando soprattutto dell’ex procuratrice generale Thelma Aldana, che nei sondaggi risulta al secondo posto e viene descritta come la leader di un movimento (Semilla) che vuole ristabilire, in un paese instabile e corrotto, lo stato di diritto. «Sarebbe la prima presidente che gli oligarchi del Guatemala non potrebbero controllare», ha detto un esperto all’Economist.

Lo scorso marzo contro Aldana – da tempo severa critica dell’attuale presidente Jimmy Morales e coinvolta nell’incriminazione del suo predecessore Molina – è stato emesso un ordine di cattura per presunta frode fiscale e malversazione di fondi pubblici, incriminazione che i suoi sostenitori sostengono sia politicamente motivata. Aldana è dunque fuggita a El Salvador ed è in attesa che la sua candidatura e quella del suo vice, l’economista Jonathan Menkos, vengano confermate. Questo le darebbe il diritto all’immunità fino alla fine della contesa elettorale e le permetterebbe di rientrare nel suo paese.

Il Guatemala, in breve
Il Guatemala è uno stato dell’America Centrale in cui si parla spagnolo: confina a nord e nord-ovest con il Messico, ad nord-est con il Belize e a sud e sud-est con El Salvador e l’Honduras. È una repubblica presidenziale con una lunga storia di colpi di stato e guerra civile, che durò per più di trent’anni: guerriglieri di ispirazione castrista, alleati con gli indios degli altipiani, dagli anni Sessanta cercarono di rovesciare le varie dittature militari che si succedevano al potere. Secondo le Nazioni Unite almeno 200mila persone furono uccise in quegli anni dagli apparati paramilitari dello stato. Gli accordi di pace furono firmati solo nel 1996 con la mediazione dell’ONU, ma nonostante il sostegno della comunità internazionale, la situazione del paese rimase difficile e instabile.

Nel 2003 le elezioni presidenziali furono vinte dal conservatore Óscar Berger che però, non avendo ottenuto una stabile maggioranza, non riuscì a portare avanti le riforme previste dagli accordi di pace. Nel 2007 vinse un socialdemocratico e nel 2011 divenne presidente Otto Pérez Molina, l’ex capo di Stato maggiore dell’esercito guatemalteco. Nel 2015, pochi giorni prima dalla fine del suo mandato, il parlamento votò per ritirargli l’immunità anche a seguito di grandi manifestazioni di piazza, consentendo alla procura di incriminarlo per corruzione e arrestarlo. Dal 2015 è presidente l’attore comico Jimmy Morales, conservatore e antiabortista, che in base alla Costituzione del paese non potrà presentarsi per un secondo mandato alle prossime elezioni.

La CICIG e Aldana
Al di là dell’instabilità politica, i principali problemi del Guatemala sono il traffico dei narcos e la corruzione. Secondo diversi rapporti delle Nazioni Unite la politica guatemalteca è abbondantemente finanziata dai cartelli del traffico di droga, ed è stato calcolato che circa il 50 per cento dei finanziamenti dei partiti del paese provenga da riciclaggio ed evasione fiscale (o dalla criminalità organizzata o da aziende che hanno appalti pubblici). Nel dicembre 2006, grazie a un accordo firmato tra governo guatemalteco e Nazioni Unite, fu creata la Commissione internazionale contro l’impunità in Guatemala (CICIG). Nacque come organo indipendente, per combattere attivamente la corruzione nel paese, contrastare la criminalità organizzata e smantellare i traffici illeciti, a fianco del sistema giudiziario locale. Nel giro di poco tempo la CICIG è diventata una delle istituzioni anti-corruzione più rispettate dentro e fuori il paese, tanto che l’ONU ha cercato di replicarla anche in altri stati centroamericani.

La vicenda che portò alle dimissioni di Pérez Molina iniziò proprio in seguito alle indagini della CICIG e del ministero dell’Interno. L’operazione congiunta trovò infatti le prove di una serie di operazioni illegali grazie a intercettazioni e risorse investigative che sarebbero state fuori dalla portata per i soli procuratori locali. Nel 2104 Aldana divenne procuratrice generale e fu proprio lei a collaborare con la CICIG per l’incriminazione dell’allora presidente.

Non solo: Aldana, che ha lasciato l’incarico di procuratrice generale nel 2018 dopo aver contribuito all’arresto di decine di funzionari e dirigenti, è colei che ha avviato un’indagine anche sull’attuale presidente Morales e su alcuni membri della sua famiglia. Nell’agosto del 2017 Aldana e Iván Velásquez, il procuratore colombiano che presiede la CICIG, avevano annunciato che avrebbero cercato di togliere a Morales l’immunità, accusandolo di non avere dichiarato alcune donazioni anonime ottenute durante la sua campagna elettorale. Già da qualche tempo il rapporto tra Velásquez, Aldana e il presidente Morales era diventato teso: un figlio e un fratello di Morales, rispettivamente José Manuel Morales e Sammy Morales, erano stati infatti accusati di corruzione al termine di un’indagine che era stata seguita proprio da Velásquez e Aldana. Morales non aveva cercato di bloccare le indagini, ma aveva smesso di cooperare con la commissione anti-corruzione.

Dopo l’annuncio dei due procuratori di voler procedere con la rimozione dell’immunità, Morales aveva cercato di rimuovere Velásquez dal suo incarico, ma l’ONU si era opposta. Qualche settimana dopo, però, i deputati, molti dei quali erano coinvolti nel caso, avevano votato in maggioranza a favore del mantenimento dell’immunità: Velásquez e la sua commissione, insieme a Aldana, avevano dunque continuato a svolgere indagini sulla corruzione e sui finanziamenti illeciti ricevuti dai partiti, ma non avevano potuto indagare direttamente su Morales, il quale aveva invece continuato con i suoi attacchi alla CICIG chiedendone la revoca del mandato (mandato che scadrà il prossimo settembre) e l’espulsione (tentativo fermato dalla Corte Costituzionale del paese). In tutto questo, il cosiddetto establishment vicino a Morales vede la CICIG come un’agenzia estera non eletta che interviene con continue ingerenze nella politica locale, e vede in Aldana uno strumento di tale organizzazione.

Aldana si è descritta «di destra, ma con pensieri progressisti» (cioè, a favore dei diritti umani). Sta concentrando tutti i propri interventi sulla lotta alla corruzione, ma il problema è che solo la metà dei guatemaltechi vive nelle aree urbane, dove la preoccupazione per la corruzione è molto forte. Nei villaggi e nelle zone rurali i bisogni sono diversi e, dicono gli osservatori, per avere maggiori possibilità di essere eletta Aldana dovrà allargare il proprio messaggio e le proprie proposte.

Anche se poi vincesse, la sua lotta alla corruzione dovrà affrontare diversi ostacoli. Il nuovo o la nuova presidente entrerà in carica solamente a gennaio, quattro mesi dopo la scadenza del mandato della CICIG. Sarà dunque urgente trovare il modo per ristabilirne l’autorità e assegnarle un nuovo mandato.