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  • Mercoledì 1 maggio 2019

La sentenza del TAS su Caster Semenya

Il Tribunale arbitrale internazionale dello sport ha deciso che l'atleta sudafricana dovrà sottoporsi a cure per diminuire il livello di testosterone se vorrà continuare a gareggiare

Caster Semenya (Getty Images)
Caster Semenya (Getty Images)

Il Tribunale arbitrale internazionale dello sport di Losanna (TAS) ha respinto il ricorso presentato dall’atleta sudafricana Caster Semenya per l’annullamento del regolamento della IAAF che impone alle atlete con iperandrogenismo di abbassare il livello di testosterone. Semenya dovrà quindi sottoporsi a cure per diminuire i livelli di ormoni androgeni se vorrà continuare a gareggiare tra le professioniste tra i 400 e i 1500 metri piani. Fra le motivazioni della sentenza, il TAS ha convenuto che le politiche adottate dalla IAAF per i casi di iperandrogenismo siano discriminatorie per gli atleti con differenze nello sviluppo sessuale, ma ha anche ritenuto che queste siano “necessarie, ragionevoli e proporzionate” per assicurare la validità e la competitività delle gare.

Il caso fra Semenya e la IAAF va avanti da anni. La sudafricana fece parlare di sé nel 2009 quando vinse la medaglia d’oro negli 800 metri femminili ai Mondiali di atletica leggera di Berlino. La sua netta vittoria fu contestata a causa dei tratti mascolini, che fecero dubitare sul suo effettivo genere. Considerato il risultato impressionante della sua gara, si ipotizzò che Semenya fosse un uomo e per risolvere la questione la IAAF dispose una serie di test per verificare il suo genere. Questo comportò anche una sospensione dell’attività agonistica.

Dopo l’esito dei test sul genere, nel luglio del 2010 Semenya ottenne l’autorizzazione per tornare a competere, anche se i risultati degli esami non furono mai comunicati in rispetto della sua privacy. Semenya si qualificò anche per i Giochi olimpici di Londra nel 2012 vincendo un argento e spiegando però di aver patito molto il periodo in cui i dubbi sul suo genere divennero un caso internazionale.

Nel maggio del 2011 la IAAF produsse un regolamento sull’iperandrogenismo, ovvero la condizione che si verifica quando il corpo di una donna produce naturalmente livelli di ormoni androgeni, compreso il testosterone, così alti da far presumere che ne possa trarre dei vantaggi competitivi. Nel 2015 tuttavia lo stesso TAS diede ragione a un’altra atleta in un caso simile e sospese il regolamento della IAAF: tra le ragioni della sospensione ci fu la mancanza di una correlazione scientificamente provata tra un alto livello di testosterone naturale e un vantaggio atletico. Con l’ultima sentenza, il TAS ha infine confermato i parametri ormonali stabiliti dalla IAAF.