No, sugli irregolari non è come dice Salvini

Il ministro dell'Interno ha detto che sono meno di quanto si aspettasse – e di quanto diceva in campagna elettorale – ma i numeri dicono un'altra cosa, di nuovo

(ANSA/ANGELO CARCONI)
(ANSA/ANGELO CARCONI)

Mercoledì mattina il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha tenuto una conferenza stampa per comunicare alcuni dati sull’accoglienza e la gestione dei migranti in Italia. L’attenzione di Salvini si è concentrata soprattutto sul dato dei cosiddetti stranieri irregolari, che alcuni giornali chiamano impropriamente «clandestini». Salvini ha raccontato che stando ai numeri raccolti dal ministero, negli ultimi quattro anni e mezzo sono diventati irregolari circa 90mila stranieri: un dato «molto molto molto più basso rispetto a quanto potessi presumere», ha aggiunto Salvini: «non sono le centinaia di migliaia che temevo e di cui si parlava».

Salvini si riferisce a un dato che durante la campagna elettorale aveva citato spesso: quello dei circa 500mila stranieri irregolari presenti sul territorio italiano: «vanno allontanati tutti», aveva detto a Repubblica. In realtà quel dato rimane il più attendibile che abbiamo a disposizione. I numeri citati ieri da Salvini sono veri ma raccontano una realtà parziale: contrapporre le due cifre non aiuta a capire la questione.

Salvini ha detto che dal 2015 ad oggi sono sbarcate in Italia via mare 478mila persone: un dato in linea con le stime dell’agenzia ONU per i rifugiati, che ne conta 475mila. Di questi, 268mila sono stati rintracciati fuori dall’Italia – sono cioè riusciti a raggiungere un altro paese europeo, dove hanno fatto richiesta d’asilo – mentre 119mila sono ancora ospitati nel sistema di accoglienza italiano. La conclusione a cui arriva Salvini è che solo 90mila persone («al massimo») siano rimaste sul territorio italiano senza essere accolte dai centri di accoglienza, e quindi registrate come migranti regolari.

I numeri di Salvini non tengono però conto di diversi fattori. Matteo Villa, ricercatore dell’ISPI che si occupa spesso di analizzare i flussi migratori usando i dati, ha fatto notare che il limite temporale scelto da Salvini è molto arbitrario: nel conteggio dovrebbero essere incluse le circa 200mila persone arrivate via mare fra 2013, l’anno in cui è iniziato il flusso costante di migranti dalle coste della Libia, e 2014.

Un altro errore è stato quello di considerare unicamente il flusso via mare. Moltissimi migranti che non provengono dall’Africa o dal Medio Oriente arrivano in Italia grazie a un visto turistico, e poi rimangono a lavorare in nero perché mettersi in regola è molto complicato. Secondo una stima dell’Osservatorio nazionale sulle politiche sociali raccolta da Redattore Sociale, in Italia lavorano circa 70-80mila assistenti familiari e 20mila colf che non hanno il permesso di soggiorno.

La giornalista Eleonora Camilli ha aggiunto che il calcolo di Salvini non considera nemmeno le persone che diventano irregolari perché non viene rinnovato loro il permesso di soggiorno: una possibilità molto concreta, dato che per rinnovare quello di tipo lavorativo serve avere un lavoro al momento della scadenza, e che per chiedere un rinnovo della protezione internazionale serve dimostrare di essere ancora in pericolo (una circostanza difficile da provare, a prescindere da quando venga richiesto).

Quindi, ricapitoliamo: gli errori di fondo del calcolo di Salvini sarebbero quelli di contare solo dal 2015 in avanti e di tenere conto esclusivamente degli arrivi via mare e più in generale delle richieste di protezione internazionale, escludendo tutti gli altri casi.

Secondo una delle stime più citate, che si riferisce all’inizio del 2018 e che è stata elaborata dall’ISMU, fondazione di Milano che studia le pratiche di integrazione e accoglienza, in Italia vivono circa 533mila stranieri irregolari, in crescita da anni (a inizio 2017 erano 491mila).

Villa aggiunge che nei prossimi anni il numero degli irregolari è destinato ad aumentare ancora: sia perché le procedure di rimpatrio sono praticamente ferme, sia perché il cosiddetto “decreto sicurezza” promosso proprio da Salvini e diventato legge a dicembre ha eliminato il permesso di soggiorno per ragioni umanitarie, che negli ultimi anni era stato il più utilizzato per garantire una forma di protezione ai richiedenti asilo. La maggior parte delle persone che lo possiedono difficilmente potrà convertirlo in un altro permesso, e diventeranno irregolari: con enormi problemi di ordine pubblico e di integrazione (la condizione di irregolarità spinge gli stranieri ad affidarsi alla criminalità per sopravvivere).

Villa stima che dei circa 51mila stranieri che dal giugno 2018 a oggi sono diventati irregolari, uno su cinque lo è diventato per via del “decreto sicurezza”. Sempre secondo le stime di Villa, nel 2020 gli irregolari diventeranno più di 700mila.