• Mondo
  • Sabato 20 aprile 2019

La storia di un grifone bulgaro finito in mezzo alla guerra in Yemen

Per giorni è stato tenuto prigioniero da una milizia che pensava fosse una spia dei ribelli houthi perché aveva un ricevitore satellitare su un'ala

Il grifone Nelson in un sacco in Yemen (Fund for Wild Flora and Fauna – FWFF)
Il grifone Nelson in un sacco in Yemen (Fund for Wild Flora and Fauna – FWFF)

In Yemen dal 2015 è in corso una guerra civile e attualmente c’è anche una grave epidemia di colera, la terza dall’inizio del conflitto, per cui più di 110mila persone si sono ammalate e quasi 200 sono morte. C’è inoltre una diffusa carenza di beni di prima necessità: più di 8 milioni di yemeniti dipendono dagli aiuti umanitari internazionali e circa 2 milioni di bambini soffrono di malnutrizione. Nonostante questo, nelle ultime settimane un gruppo di yemeniti si è preoccupato di un uccello proveniente dalla Bulgaria: un grifone. Dopo essersi ferito, il grifone era stato catturato da una milizia armata legata al governo yemenita che temeva che fosse “una spia” dei ribelli houthi per via del trasmettitore satellitare che aveva con sé. Grazie a un’organizzazione per la protezione degli animali e ad alcuni interventi internazionali però è stato soccorso da chi è capace di occuparsene.

Le peripezie del grifone bulgaro in Yemen cominciarono, almeno per la parte in cui sono coinvolti gli esseri umani, il 5 aprile, quando un’organizzazione per la protezione degli animali selvatici della Bulgaria, Fund for Wild Flora and Fauna (FWFF), ricevette centinaia di messaggi provenienti dal paese arabo. I messaggi riguardavano appunto il grifone, che il FWFF aveva chiamato Nelson.

I grifoni, il cui nome scientifico è Gyps fulvus, sono una specie di uccelli rapaci simili agli avvoltoi; non sono animali a rischio di estinzione, anche se in molte delle regioni in cui vivevano un tempo, per esempio parte dei Balcani, non si trovano più. La gola di Kresna, nel sud-ovest della Bulgaria, era una di queste zone (gli allevatori avevano l’abitudine di avvelenare le carcasse degli animali morti per ridurre il numero di predatori selvatici), almeno fino a quando il FWFF non ha cominciato un progetto per reintrodurli. Per controllarne il numero, monitora le migrazioni dei singoli esemplari con i trasmettitori. Nelson è uno dei 14 grifoni inanellati e dotati di trasmettitore dall’organizzazione. In autunno era volato nella penisola araba per passarci l’inverno. Finché era rimasto nel territorio dell’Arabia Saudita il FWFF era riuscito a seguire i suoi spostamenti, poi dopo che a novembre si era spostato in Yemen il contatto si era perso.

Il percorso fatto dal grifone Nelson dalla Bulgaria allo Yemen (FWFF)

Non si sa bene cosa abbia fatto Nelson da allora, almeno fino all’inizio di aprile, quando fu trovato, ferito, vicino alla città di Taiz, nel sud dello Yemen. Alcuni abitanti della zona avevano cercato di prendersene cura e avevano contattato il FWFF grazie ai recapiti dell’organizzazione bulgara indicati sull’anello del grifone. Solo che prima che il FWFF avesse il tempo di organizzare un soccorso a distanza, la milizia che controlla Taiz si era impossessata di Nelson: pensava che il suo trasmettitore fosse un sistema di spionaggio dei ribelli houthi, la forza opposta al governo yemenita nella guerra civile.

Per recuperare il grifone e fare in modo che fosse soccorso in modo adeguato il FWFF aveva inizialmente chiesto l’aiuto di Pierre Gay, il direttore di un parco zoologico di Doué-la-Fontaine, nell’ovest della Francia. Gay è da anni un collaboratore del FWFF – i grifoni reintrodotti nella gola di Kresna provengono dal bioparco di Doué – e tra le organizzazioni che si occupano di animali con cui è in contatto nel mondo c’è anche One World Actors Animal Rescue, una ong yemenita che in questi anni si è occupata di mettere in salvo gli animali degli zoo che si trovano nelle zone di guerra. Attraverso Pierre Gay, One World Actors Animal Rescue fu messa al corrente della situazione del grifone in mano ai miliziani e mandò a Taiz un suo membro, Hisham al Hoot.

Al Hoot si spostò da Sana’a, la capitale dello Yemen, a Taiz facendo dodici ore di viaggio. Una volta arrivato a Taiz, al Hoot ci mise dieci giorni per ottenere che la milizia che controlla la città gli lasciasse portare via il grifone: nell’attesa della decisione del gruppo armato, ebbe il permesso di dargli da mangiare. Nel frattempo il FWFF stava cercando aiuti internazionali per risolvere la situazione, contattando ambasciate, altre organizzazioni e chiunque potesse contribuire a sensibilizzare, anche attraverso i giornali, il governo yemenita sulle condizioni di Nelson, compreso un poeta e ricercatore irlandese che ha vissuto nei Balcani e in passato si era molto impegnato per la difesa dei grifoni. Alla fine il 16 aprile al Hoot ottenne il permesso del generale Abdu Farhan al Makhlafi, capo della milizia che controlla Taiz, di portare via Nelson.


Ora l’uccello si trova a Sana’a, dove è stato sottoposto a un controllo veterinario secondo cui avrà bisogno di almeno sei settimane di riabilitazione prima di poter essere liberato. È ferito sul collo, ha delle abrasioni su una zampa per essere stato legato e alcune delle sue penne sono rotte. Inoltre pesa solo 4,8 chilogrammi: per riuscire a volare dovrà arrivare almeno a 5. Per questo i suoi soccorritori lo stanno sottoponendo a una dieta rinvigorente: ogni ora danno al grifone acqua e carne. Il FWFF sta chiedendo ai suoi sostenitori di fare donazioni alla One World Actors Animal Rescue per coprire le spese di questa assistenza. Se Nelson riuscirà a rimettersi potrà intraprendere il viaggio di ritorno verso la Bulgaria.