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  • Venerdì 12 aprile 2019

Shell ha un nuovo discusso progetto per compensare le emissioni di CO2

Darà la possibilità ai clienti di pagare un po' di più la benzina per finanziare progetti di tutela ambientale e climatica

(John Li / Getty Images)
(John Li / Getty Images)

La società petrolifera Royal Dutch Shell – più nota semplicemente come Shell – ha annunciato che a partire dal 17 aprile, prima nei Paesi Bassi e successivamente anche altrove, darà la possibilità ai clienti che si riforniscono di benzina di aggiungere 0,01 centesimi per litro di carburante, che l’azienda utilizzerà poi per “compensare” le emissioni di anidride carbonica.

Shell – che è una delle più grandi aziende petrolifere del mondo – non è la prima società ad avviare un progetto di questo tipo. BP ha lanciato per esempio “Target Neutral”, una piattaforma sulla quale chiunque può acquistare crediti di carbonio: cioè compensare le emissioni inquinanti finanziando progetti e investimenti in energie alternative o di conservazione dell’ambiente. BP sostiene di aver compensato così circa 3 milioni di tonnellate di anidride carbonica. Lo scorso marzo, invece, ENI aveva annunciato un piano di riforestazione per compensare parte delle sue emissioni, e che riguarderà in particolare Ghana, Malawi, Zimbabwe e Sudafrica. L’intervento da qui al 2030 dovrebbe creare oltre 80 mila chilometri quadrati di nuove foreste. Shell sostiene però che il suo piano sia più ambizioso. Intende investire 300 milioni di dollari nei prossimi tre anni per compensare 60 milioni di tonnellate di emissioni di anidride carbonica. Sostiene anche che pagare un piccolo extra per il carburante consentirà agli automobilisti di guidare «a emissioni zero».

In generale, scrivono alcuni giornali, questo tipo di compensazioni può funzionare, ma la loro efficacia dipende dalle specifiche del progetto; e ricordano che le compensazioni si limitano a contrastare le emissioni di anidride carbonica, senza eliminarle, peraltro attraverso un pagamento – cinque euro per 500 litri di carburante bruciato nell’aria, cioè una tonnellata di CO2 – molto piccolo rispetto al danno causato da quelle emissioni. Inoltre, per quanto le società petrolifere siano molto attente a pubblicizzare questi investimenti e insistano sul loro impegno a ridurre le emissioni, la quantità di capitali che impiegano per questi obiettivi è ancora ridotta rispetto al volume totale dei loro affari e rispetto agli investimenti in combustibili fossili.

Maarten Wetselaar, dirigente di Shell, ha ammesso che il mercato della compensazione di CO2 è immaturo e ha spiegato che affinché cresca davvero dovrebbero essere coinvolte tutte le maggiori società del settore. Gilles Dufranse, responsabile di Carbon Market Watch, ong che si occupa di clima e ambiente, pensa poi che i crediti di carbonio dovrebbero essere utilizzati solo come ultima risorsa, e che il primo passo dovrebbe essere semplicemente ridurre le emissioni. Ma su questo, ha spiegato, la maggior parte delle compagnie petrolifere è ancora molto indietro rispetto agli obiettivi fissati dall’accordo sul clima di Parigi.

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