Ricomincia la Formula 1
C'è un nuovo pilota in Ferrari, un nuovo motore per la Red Bull e un gran pilota che non si vedeva da anni, tra le novità del campionato che comincia domenica in Australia
di Antonio Russo
Domenica mattina alle 06.10 (ora italiana) si correrà il Gran Premio d’Australia, la prima gara del Campionato mondiale di Formula 1 del 2019. Per il quinto anno consecutivo la squadra tedesca della Mercedes ci arriva da detentrice dei titoli costruttori e piloti, vinti tutti dal suo pilota inglese Lewis Hamilton, eccetto quello del 2016 vinto dal tedesco Nico Rosberg (che si ritirò subito dopo). La Ferrari ci arriva ancora una volta da principale rivale della Mercedes, dopo una stagione in cui il suo pilota di riferimento, il tedesco Sebastian Vettel, è stato a lungo in prima posizione prima di perdere tutto il suo vantaggio in classifica nelle gare finali. Vettel e Hamilton sono ritenuti anche quest’anno i due principali contendenti per il titolo, in leggero vantaggio su Max Verstappen, pilota olandese della Red Bull.
Come già avvenuto l’anno scorso, tutte le ventuno gare del Mondiale saranno visibili dall’Italia soltanto su Sky, a pagamento, ad eccezione di cinque Gran Premi trasmessi anche in chiaro (Monaco, Gran Bretagna, Italia, Stati Uniti e l’ultimo ad Abu Dhabi).
Le novità tecniche e regolamentari
Come già nelle edizioni più recenti, le novità nel campionato di Formula 1 del 2019 saranno meno rilevanti ed evidenti rispetto alle profonde modifiche al regolamento tecnico introdotte nel 2014. Questo significa, tra le altre cose, che difficilmente il quadro generale dei valori delle squadre ne uscirà stravolto rispetto a quello degli ultimi campionati, vinti e quasi sempre dominati dalla Mercedes.
Una novità influente riguarda l’aerodinamica delle macchine: l’alettone posteriore e quello anteriore sono leggermente più larghi e più alti rispetto a quelli delle macchine del campionato scorso. In linea teorica questa modifica dovrebbe rendere più facili i sorpassi, migliorando il cosiddetto “effetto scia” e riducendo quello svantaggio che tendevano ad avere le macchine di Formula 1 più recenti in fase di sorpasso a causa dell’alterazione dei flussi d’aria e delle turbolenze generate dalla macchina che sta davanti, a loro volta causa di un consumo anomalo delle gomme rispetto a quello che si verifica senza l’ostruzione degli avversari (è complicata, la Formula 1). Non tutti concordano però sull’efficacia di questa modifica, se l’obiettivo è favorire i sorpassi: secondo alcune squadre il carico aerodinamico delle macchine continuerà a causare gli stessi svantaggi e le stesse difficoltà di prima, per i piloti delle macchine in scia, e a richiedere le stesse attenzioni.
Un’altra novità riguarda le gomme. L’azienda Pirelli, fornitrice unica, ha scelto di ridurre i tipi di gomme disponibili e di semplificare il modo di riconoscerle a occhio nudo. A partire da questo campionato saranno prodotte gomme di cinque tipi (escluse quelle da pista bagnata e da pista umida), tutti diversi per consistenza e attrito, sistemati in una scala dalla gomma più morbida (C5) a quella più dura (C1). Per ogni Gran Premio, Pirelli sceglierà soltanto tre tipi di gomma su cinque, basandosi sulle caratteristiche dell’asfalto della pista e sulle temperature previste. Quei tre tipi saranno identificabili per il colore della fascia presente sulla spalla di ogni pneumatico: bianco per la gomma più dura, giallo per la gomma di media durezza e rosso per la gomma più morbida.
It's time to get back on the 🦘. #AusGP 🇦🇺#Fit4F1 https://t.co/mH4rhVdarS pic.twitter.com/w45g2VXTKb
— Pirelli Motorsport (@pirellisport) March 11, 2019
Infine, per la prima volta dall’edizione del campionato del 1959, la Federazione ha reintrodotto nel sistema dei punteggi l’assegnazione di un punto per il pilota che compie il giro più veloce in gara, a condizione che quel pilota si piazzi nelle prime dieci posizioni. Il punto non sarà assegnato se a fare il giro più veloce sarà invece un pilota fuori dalle prime dieci posizioni nella classifica finale del Gran Premio.
Potrebbe essere una modifica più influente di quanto sembri, questa del giro più veloce. L’ultima volta che un campionato mondiale di Formula 1 è stato assegnato per un solo punto di differenza in classifica tra un pilota e un altro è stata nel 2008. Hamilton, allora pilota della McLaren, riuscì a vincerlo per un punto di vantaggio sul brasiliano Felipe Massa, pilota Ferrari. L’anno precedente era stato il finlandese Kimi Raikkonen, ultimo campione mondiale di Formula 1 su Ferrari, a vincerlo per un punto.
Le ambizioni della Ferrari
La Ferrari non vince un titolo mondiale dei costruttori dal 2008 e un titolo dei piloti dal 2007, quando il finlandese Kimi Raikkonen, al suo primo anno con la nuova squadra, riuscì a vincerlo all’ultima gara contendendolo a Fernando Alonso e Lewis Hamilton, allora piloti della McLaren. La scorsa stagione, inizialmente molto promettente, si è conclusa con l’ennesima delusione e con una serie di rilevanti decisioni aziendali che potrebbero avere ripercussioni importanti sull’andamento di questo campionato.
Un paio di mesi dopo la morte del presidente e amministratore delegato Sergio Marchionne, avvenuta a luglio scorso, la Ferrari aveva scelto di non rinnovare il contratto del pilota Kimi Raikkonen, in scadenza. Al suo posto ha assunto per questo campionato il ventunenne monegasco Charles Leclerc, tra i più abili e promettenti giovani piloti in circolazione (l’anno scorso guidava la Sauber). All’inizio di gennaio la Ferrari avevar anche rimosso Maurizio Arrivabene dall’incarico di team principal, ruolo da lui ricoperto negli ultimi quattro anni. Al suo posto è stato nominato direttore della squadra l’ingegnere Mattia Binotto, da molto tempo in Ferrari e dal 2016 responsabile dell’area tecnica, carica che ha comunque mantenuto.
Diversi addetti hanno individuato le cause del licenziamento di Arrivabene, oltre che nei risultati deludenti, in una peggiorata e inefficiente collaborazione tra lui e Binotto, al quale è stata invece generalmente attribuita gran parte del merito dei progressi tecnici compiuti negli ultimi anni. La Ferrari ha scelto di affidare allo stesso Binotto – molto apprezzato dallo stesso Marchionne – maggiori responsabilità, nel bene e nel male, sperando di trarre benefici dalla sua lunghissima esperienza all’interno della squadra e dai legami da lui stretti nel tempo in tutto il reparto corse. Secondo alcuni la fase di transizione potrebbe comunque non essere rapidissima né facile. “Solitamente o fai il direttore tecnico o il direttore della squadra, e per Mattia [Binotto] sarà un carico di lavoro notevolissimo”, ha commentato Christian Horner, team principal della Red Bull.
Cosa ci si aspetta da Leclerc
Alla guida di una delle due Ferrari ci sarà Charles Leclerc, pilota monegasco di appena ventuno anni. Non è un esordiente e non è nemmeno il più giovane in assoluto, considerando quanto si è abbassata in tempi recenti l’età di molti piloti esordienti in Formula 1. Tra gli addetti più sgamati e competenti di Formula 1 si parla di Leclerc come di un “predestinato”, per le abilità di guida che ha già avuto modo di mostrare nelle categorie motoristiche minori e nella scorsa stagione in Formula 1. Nel 2018 ha corso per la Sauber e ha ottenuto complessivamente 39 punti, trenta in più del suo compagno di squadra svedese Marcus Ericsson (che correva in Formula 1 già da quattro anni).
Rispetto alle consuetudini della Ferrari la coppia di piloti formata da Leclerc e dal tedesco Sebastian Vettel, trentunenne e quattro volte campione del mondo, rappresenta per alcuni versi un caso atipico. Vettel è in Ferrari dal 2015, nel ruolo indiscusso di primo pilota della squadra, ma non ha ancora vinto un titolo, che è la ragione per cui era stato assunto dalla Ferrari in sostituzione dello spagnolo Fernando Alonso. L’anno scorso, tra le altre cose, è stato oggetto di qualche critica per alcuni errori di guida che hanno in parte condizionato il suo punteggio finale in classifica.
Nel suo più lungo e memorabile ciclo di vittorie in Formula 1 – dal 2000 al 2004 con il tedesco Michael Schumacher – la Ferrari ha sempre avuto un pilota nettamente più forte dell’altro e, per interessi di squadra, più tenuto in considerazione nelle scelte di strategia e in quelle di sviluppo della macchina. Con Vettel e Leclerc questo tipo di gestione della squadra, almeno inizialmente, non sarà replicabile. L’impressione prevalente è anzi che Leclerc, cresciuto nel programma Ferrari di scuola guida per piloti da corsa (Ferrari Driver Academy), sia stato assunto con l’obiettivo di farlo un giorno diventare il pilota di punta della squadra, da un lato, e dall’altro con l’intenzione di sollecitare Vettel a ottenere da subito migliori risultati, con maggiore frequenza, per legittimare il suo ruolo di primo pilota.
Le altre squadre e gli altri piloti da tenere d’occhio
La squadra austriaca Red Bull, fondata dall’imprenditore Dietrich Mateschitz nel 2005 e vincitrice di tutti i titoli dal 2010 al 2013, non avrà un motore Renault per la prima volta dal 2007. Durante la stagione scorsa ha deciso di non rinnovare la collaborazione con il produttore francese a causa dell’insoddisfazione per i motori degli ultimi anni, ritenuti non all’altezza di quelli Mercedes e Ferrari da quando i regolamenti, nel 2014, hanno imposto la costruzione di modelli ibridi con il turbo (le cosiddette power unit).
Da quest’anno la Red Bull – che ha come primo pilota il ventunenne olandese Max Verstappen, secondo molti il più forte della sua generazione – userà motori costruiti dall’azienda giapponese Honda, tornata in Formula 1 nel 2015 come fornitrice della McLaren. Negli ultimi anni la Honda non si è particolarmente distinta per meriti nella costruzione dei motori ibridi, ritenuti anzi da molti uno dei principali limiti della McLaren, al momento in una fase critica della sua storia recente in Formula 1. Nella stagione scorsa, dopo la separazione con la McLaren, la Honda ha però mostrato progressi incoraggianti come fornitrice della Scuderia Toro Rosso, squadra di metà classifica dal 2006 di proprietà della Red Bull (è di fatto una squadra parallela rispetto a quella principale). Agli esiti di questa nuova collaborazione con Honda è legata gran parte delle possibilità della Red Bull di contendere il titolo alla Mercedes e alla Ferrari.
Un altro motivo di grande curiosità e interesse intorno al campionato del 2019 riguarda il ritorno in Formula 1 del trentaquattrenne pilota polacco Robert Kubica. Ritenuto uno dei più forti e promettenti piloti in circolazione tra il 2006 e il 2010, Kubica aveva lasciato la Formula 1 poco prima dell’inizio del campionato del 2011 per le conseguenze di un grave incidente in una corsa di rally che stava disputando ad Andora, in provincia di Savona. Le gravi lesioni subite in quell’incidente e le numerose operazioni chirurgiche, soprattutto al braccio e alla mano destra, hanno impedito a Kubica per lungo tempo di riprendere la sua carriera professionistica.
Nel 2017, dopo aver ripreso a correre regolarmente nei rally per un paio di anni, Kubica – pur con alcune inevitabili limitazioni fisiche – è tornato a guidare una macchina di Formula 1 in una sessione di test con la Renault, l’ultima squadra per cui aveva guidato prima dell’incidente. Gli apprezzabili risultati di quei test, oltre a un carisma e a una determinazione fuori dal comune, non sono bastati a convincere la Renault ma hanno convinto la squadra inglese Williams ad assumere Kubica come pilota collaudatore nel 2018 e quest’anno come pilota titolare.
Kubica sarà il secondo pilota più anziano in griglia in questo campionato di Formula 1 dopo Kimi Raikkonen, che ha 39 anni e dopo otto stagioni in Ferrari (non consecutive) guiderà per la Sauber. È la squadra con cui Raikkonen esordì in Formula 1 nel 2001 e con cui l’anno scorso guidava Leclerc. Per via di una sponsorizzazione con l’azienda italiana Alfa Romeo da quest’anno il nome ufficiale sarà Alfa Romeo Racing.
Gli esordienti
I piloti che in Australia prenderanno parte per la prima volta a un Gran Premio di Formula 1 da piloti titolari sono quattro. Tra questi c’è il venticinquenne Antonio Giovinazzi, primo italiano in Formula 1 da otto anni (gli ultimi due erano stati Jarno Trulli e Vitantonio Liuzzi, nel 2011). Guiderà per la Sauber Alfa Romeo Racing come compagno di squadra di Raikkonen. Giovinazzi non è un esordiente in assoluto: ha già lavorato come collaudatore in Ferrari, nel 2016, e poi da riserva in Sauber ha corso due gare al posto di Pascal Wehrlein nel 2017. Viene generalmente ritenuto un pilota molto veloce ma alcuni errori di guida molto vistosi, un paio di anni fa, hanno in parte ridimensionato la sua reputazione e arrestato i suoi progressi in Formula 1.
Il ventunenne inglese George Russell è l’esordiente di cui si parla meglio. In cinque anni ha vinto il titolo in Formula 4, GP3 e Formula 2, ossia tutte le categorie di sport motoristici generalmente ritenute preparatorie alla Formula 1 (ma non esistono percorsi prestabiliti, e ogni pilota fa storia a sé). Le qualità di guida che in molti gli riconoscono potrebbero tuttavia emergere quest’anno tra maggiori difficoltà e con minore frequenza, almeno inizialmente. Guiderà infatti per la Williams, squadra inglese che sta attraversando il peggiore momento della sua gloriosa storia in Formula 1.
Il più giovane esordiente sarà il diciannovenne inglese Lando Norris. Guiderà per la McLaren, rimasta senza lo spagnolo Fernando Alonso, che si è ritirato dalla Formula 1. Negli anni passati si è fatto notare per una serie di successi nei kart: nel 2013 è stato il più giovane vincitore di un titolo CIK-FIA, il mondiale di kart organizzato dalla Federazione Internazionale dell’Automobile. Nelle categorie minori Norris ha mostrato un certo talento soprattutto nel compiere singoli giri molto veloci, più che sulla lunga distanza.
Infine tra i quattro esordienti ci sarà anche il ventiduenne inglese di origini thailandesi Alexander Albon. Rispetto agli altri tre e in generale ai piloti che arrivano in Formula 1 ha fatto cose meno notevoli, nelle categorie minori. Proviene dalla scuola di guida per piloti da corsa della Red Bull (ogni squadra con ambizioni di vittorie e risorse economiche ne ha una), ma il suo percorso di crescita professionale è stato poi interrotto dalla Red Bull stessa, che ha preferito puntare su altri giovani. Nel 2016 in GP3 ha conteso il titolo a Charles Leclerc, e l’anno scorso in Formula 2 ha vinto quattro gare.
Come sono andati i test invernali
Durante le sessioni di test svolte tra febbraio e marzo sulla pista di Montmeló, vicino Barcellona, le squadre di Formula 1 hanno avuto una decina di giorni per provare le nuove macchine. È una consuetudine piuttosto antica, diventata rilevantissima da quando la Federazione ha imposto una serie di limitazioni e divieti sui test che le squadre possono svolgere privatamente. In generale, nonostante le modifiche tecniche stabilite dal regolamento, tutte le macchine di quest’anno hanno mostrato progressi impressionanti sul piano della velocità.
La squadra che ha ricevuto giudizi più favorevoli da parte degli addetti – per velocità e per numero di giri compiuti senza guasti o imprevisti di altro genere – è stata la Ferrari. Non è una novità: in anni recenti la Ferrari è andata spesso molto bene nei test invernali e a volte anche nelle prime gare della stagione, salvo poi mostrare qualche inefficienza sul piano dell’evoluzione e dello sviluppo della macchina nel corso del campionato.
La Mercedes è stata complessivamente un po’ meno veloce della Ferrari. L’eccesso di prudenza nelle dichiarazioni dei piloti e del direttore esecutivo Toto Wolff potrebbe tuttavia essere – e non sarebbe la prima volta – parte di una tattica per dissimulare un vantaggio tecnico che la Mercedes ha ancora rispetto ai suoi principali avversari. Tra questi, oltre alla Ferrari, dovrebbe esserci anche la Red Bull, la cui adattabilità alle power unit Honda è sembrata già a buon punto, a giudicare dai risultati nei test. Peraltro la Red Bull ha mostrato negli ultimi anni – specialmente rispetto alla Ferrari – un’ammirevole capacità di migliorare la macchina a campionato in corso, rendendola più veloce tramite espedienti tecnici, appendici aerodinamiche e altri accorgimenti vari.
Le squadre che dovrebbero contendersi le posizioni subito dopo quelle occupate da Mercedes, Ferrari e Red Bull saranno verosimilmente la Sauber Alfa Romeo, la Toro Rosso, la Haas e la Renault, che da quest’anno avrà tra i suoi piloti titolari il ventinovenne australiano Daniel Ricciardo, a lungo pilota della Red Bull e tra i più apprezzati e veloci in circolazione.