• Mondo
  • Martedì 5 marzo 2019

Facce da Assemblea nazionale del popolo

È iniziata la riunione annuale dell’istituzione più simile a un parlamento che esista in Cina, con toni molto meno trionfali di quelli usati lo scorso anno

Un soldato in piazza Tiananmen per l'Assemblea Nazionale del Popolo, Pechino, 5 marzo (Andrea Verdelli/Getty Images)
Un soldato in piazza Tiananmen per l'Assemblea Nazionale del Popolo, Pechino, 5 marzo (Andrea Verdelli/Getty Images)

A Pechino è iniziata la riunione dell’Assemblea nazionale del popolo cinese, l’istituzione più simile a un Parlamento che esista in Cina. Da oggi circa 3mila delegati hanno iniziato a incontrarsi per approvare legislazioni, rapporti e bilanci già decisi in precedenza dal Partito comunista. Tra loro c’è anche qualche nome famoso, come Yao Ming, ex giocatore di basket NBA, e l’attore Jackie Chan. L’Assemblea, di fatto, non prende le decisioni importanti che riguardano la Cina, ma è un’occasione usata da molti osservatori e analisti per trarre qualche conclusione sullo stato di salute del regime e della sua leadership.

L’intervento più importante finora è stato quello del primo ministro cinese Li Keqiang, secondo politico per importanza in Cina dopo il presidente Xi Jinping. Li ha parlato soprattutto di economia, nel tentativo di rassicurare gli investitori che si erano spaventati dopo le ultime dichiarazioni del regime a favore di interventi statali sempre più massicci nell’economia. Li ha detto che il suo governo risponderà al rallentamento della crescita economica cinese tagliando le tasse, facilitando la vita alle imprese del settore privato e dando ai mercati un ruolo più centrale e importante: ha inoltre definito il 2019 un «anno cruciale» per l’economia della Cina, anche per la cosiddetta “guerra commerciale” in corso con l’amministrazione statunitense di Donald Trump.

Oltre alle osservazioni sullo stato dell’economia nazionale, hanno scritto sul New York Times i giornalisti Keith Bradsher e Chris Buckley, la cosa più evidente dell’Assemblea finora è stata la scomparsa dei toni trionfalistici usati dal regime lo scorso anno, durante lo stesso evento.

Nel 2018 l’Assemblea era stata usata dal presidente Xi per ratificare il rafforzamento del suo potere: per esempio era stata cambiata la Costituzione per abolire il termine di mandati della presidenza, era stata avviata un’ampia ristrutturazione del governo ed era stata creata una nuova agenzia anticorruzione. Oggi l’accento è stato piuttosto messo sulle preoccupazioni per l’anno che verrà, tra cui l’anniversario dei trent’anni della repressione delle proteste di piazza Tienanmen, compiuta tra il 3 e il 4 giugno 1989. «Questa non è una leadership che appare forte e decisa con una visione chiara», ha detto Elizabeth C. Economy, studiosa al Council on Foreign Relations, organizzazione con sede a New York. Oltre ai problemi economici, ha aggiunto Economy, il regime deve fare i conti con l’aumento del debito delle famiglie cinesi, il fallimento delle nuove politiche sulle nascite e le crescenti carenze del sistema pensionistico.

Sarà difficile vedere in questi giorni di Assemblea forme di proteste contro il regime. Durante eventi politici così importanti e seguiti dalla stampa internazionale, infatti, i dissidenti cinesi vengono tenuti agli arresti domiciliari o vengono fatti viaggiare forzatamente lontano dalla capitale.