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  • Domenica 17 febbraio 2019

Anche a hockey è difficile trovare qualcuno che giochi in porta

Anzi, molto più difficile che col calcio qui da noi: in Nord America infatti ne è nato un business

Il portiere della nazionale statunitense a terra durante una partita dei Campionati mondiali del 2018 (Getty Images)
Il portiere della nazionale statunitense a terra durante una partita dei Campionati mondiali del 2018 (Getty Images)

Book a Goalie, MyPuck e Goalies to Go sono servizi online sconosciuti al di fuori del Nord America, ma nelle città canadesi e statunitensi sono diventati indispensabili per l’hockey su ghiaccio amatoriale. In una città che vive di hockey come Toronto, per esempio, i campi al coperto sono oltre centoquaranta e ci sono abbastanza squadre amatoriali da riempirli tutti. Il problema però è che mancano persone che giochino nel ruolo più specializzato, influente e indispensabile di questo sport, il portiere.

La situazione ricorda in qualche modo quella delle partite di calcio tra amici, in cui nessuno vuole stare in porta, ma nell’hockey sul ghiaccio non è come nel calcio, dove comunque alla fine chiunque, con un paio di guanti ma anche senza, può giocare in porta in caso di necessità. Il portiere di una squadra di hockey ha compiti diversi da tutti gli altri giocatori in campo e anche rispetto ai portieri di altre discipline, perché ha a che fare in prima persona con il puck, il disco alto circa due centimetri e mezzo e dal peso di circa 160 grammi che spesso deve bloccare a una velocità superiore ai cento chilometri orari. Ha quindi bisogno di un’attrezzatura ben più pesante e complessa di quelle indossate dai giocatori di movimento, e tutto ciò mette i portieri in netta minoranza numerica.

La penuria di portieri è sempre stata un problema per l’hockey amatoriale. Uno dei primi giocatori a capirlo fu Doug Cardy, ex portiere dei Toronto Marlboros, una squadra giovanile della città canadese, che stanco di ricevere continuamente inviti alle partite mentre svolgeva un lavoro a tempo pieno, iniziò a farsi pagare a chiamata. Dall’introduzione del “gettone di presenza” notò subito il successo della sua offerta e iniziò a lasciare biglietti da visita nelle tante arene di Toronto. Quando neanche i biglietti da visita furono più sufficienti, Cardy mise insieme un piccolo gruppo con altri portieri amatoriali gestendo le chiamate da parte delle squadre con dei cercapersone collegati.

Ora Cardy ha oltre sessant’anni e si è tirato fuori dal giro, ma tanti altri portieri ed ex portieri di hockey gestiscono tuttora decine di servizi simili: Goalies Unlimited, Book a Goalie, MyPuck, Goalies to Go, Puck App, Rent a Goalie e Get a Goalie coprono diverse aree urbane nordamericane, quelle in cui si gioca di più sul ghiaccio, tra Canada, Illinois, Connecticut , New Jersey e New York, muovendo migliaia di dollari.

Un allenamento dei portieri dei Los Angeles Kings (Getty Images)

In Canada la tariffa per noleggiare un portiere è di circa cinquanta dollari a partita, dai quali le agenzie trattengono circa quindici dollari. Le commissioni però possono variare in base all’esperienza del portiere e al numero di partite disputate. Alcuni database, specie quelli dedicati alle aree urbane più grandi, arrivano ad avere circa 10.000 utenti registrati, rendono disponibili oltre trecento portieri e ricevono anche una ventina di ordini al giorno. Spesso le offerte sono integrate a quelle di prenotazione dei campi, che costano parecchio, attorno ai 400 dollari a partita, motivo per cui l’assenza di un portiere deve essere sempre scongiurata.

Questi servizi sono ormai così popolari in certe zone che i portieri professionisti momentaneamente senza squadra li usano per tenersi in allenamento e guadagnare qualcosina nel frattempo. Anche diversi personaggi dello spettacolo li utilizzano. Joe Vercillo, portiere iscritto a uno di questi servizi a Toronto, ha raccontato di recente al New York Times che una volta, passata la mezzanotte, ricevette una chiamata da un agente che gli disse: «Drake ha prenotato un campo. Puoi esseri lì in dieci minuti?». Vercillo si recò al campo indicato, ma fu il primo e non vide arrivare nessuno per qualche minuto. Pensò si trattasse di uno scherzo fatto da una persona spacciatasi per il rapper canadese. Ma Drake alla fine si presentò con due squadre di amici, giocò per una quarantina minuti e diede a Vercillo un centinaio di dollari per il disturbo.

Tag: hockey