A che punto è il congresso del PD

Sabato si saprà ufficialmente chi saranno i tre candidati ammessi alle primarie del 3 marzo: ma sui dati del voto degli iscritti, non ancora ufficiali, ci sono già molte contestazioni

Nicola Zingaretti e Maurizio Martina, Roma, 13 ottobre 2018 (ANSA/GIUSEPPE LAMI)
Nicola Zingaretti e Maurizio Martina, Roma, 13 ottobre 2018 (ANSA/GIUSEPPE LAMI)

Sabato 2 febbraio si concluderà la prima fase del congresso del Partito Democratico (PD), quella in cui votano soltanto gli iscritti al partito, e saranno annunciati i nomi dei tre candidati che si affronteranno nelle primarie aperte per la scelta del segretario, che si svolgeranno il prossimo 3 marzo.

I nomi dei tre in realtà si conoscono già, e si sa anche grosso modo il consenso che hanno ricevuto: il primo classificato sarà con ogni probabilità il presidente del Lazio Nicola Zingaretti, che dovrebbe aver ricevuto circa metà dei voti degli iscritti; dietro di lui l’ex segretario Maurizio Martina, che dovrebbe raccoglierne poco più di un terzo; e infine Roberto Giachetti, l’ex candidato sindaco di Roma battuto da Virginia Raggi.

Intanto: come si fa e a che punto siamo
La fase congressuale si era aperta lo scorso novembre con la conferma delle dimissioni di Martina da segretario “reggente” – era il vice di Matteo Renzi, dimesso dopo le elezioni del 4 marzo – e con la nomina della commissione che poi avrebbe deciso le regole del congresso stesso. A quel punto erano state presentate le candidature, alcune delle quali annunciate e poi ritirate. Quelli rimasti in gara sono: i candidati “congiunti” Roberto Giachetti e Anna Ascani (considerati “renziani” anche se la grandissima parte dei “renziani” sostiene gli altri candidati), il segretario uscente Maurizio Martina (che si è distaccato da Renzi ma ha ricevuto il sostegno di parecchi “renziani”) e il presidente del Lazio Nicola Zingaretti (appoggiato dalla minoranza di sinistra del partito, ma anche dai centristi guidati dall’ex ministro Dario Franceschini e dall’ex presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, oltre che dall’ex ministro Minniti, candidato dei “renziani” per pochi giorni). Infine sono candidati anche Francesco Boccia, Dario Corallo e Maria Saladino: con ogni probabilità nessuno dei tre otterrà abbastanza consensi tra gli iscritti da raggiungere la seconda fase, quella delle primarie.

Nelle settimane successive all’ufficializzazione delle candidature, ogni circolo del PD in tutto il paese ha dunque organizzato il proprio congresso con la presentazione delle varie mozioni. Le persone iscritte al partito hanno discusso le varie mozioni e poi votato la preferita, eleggendo così i propri delegati alle convenzioni provinciali (il livello del partito che si trova tra circoli locali e organismi nazionali). Oggi siamo a questo punto: gli iscritti dei circoli hanno finito di votare e si stanno svolgendo le convenzioni provinciali per eleggere, proporzionalmente al risultato nei circoli, i 1.000 delegati alla Convenzione nazionale, che si terrà sabato a Roma e durante la quale ci sarà la proclamazione ufficiale dei tre candidati alle primarie.

Alla seconda fase del congresso, cioè le primarie del 3 marzo, potranno votare tutte le persone che vorranno farlo e non solamente chi è iscritto al PD.

(Qui la versione lunga del “come si fa”)

I dati
Democratica, il giornale online del PD, ha citato oggi «risultati ufficiosi», comunicati dalle commissioni provinciali, secondo i quali Zingaretti è in testa con il 47,95% seguito da Martina con il 36,53% e Giachetti con l’11,23 per cento. Gli stessi dati parlano di un’affluenza degli aventi diritto del 50,43 per cento, pari a 190mila votanti. I dati sono stati comunicati da Gianni Dal Moro, presidente della commissione nazionale per il congresso, che ha spiegato: «Sono ufficiosi perché attendiamo risposta ai ricorsi presentati alle commissioni provinciali e regionali per il congresso. Domenica mattina la Commissione Nazionale certificherà i dati finali che diventeranno ufficiali».

Il 29 gennaio fonti vicine a Zingaretti avevano detto che sarebbe il più votato dagli iscritti e che avrebbe ottenuto il 49,1 per cento; Maurizio Martina avrebbe raccolto il 35,1 per cento dei voti e Roberto Giachetti l’11,3 per cento.

Le contestazioni
Intorno a questi dati ufficiosi ci sono comunque delle contestazioni e ricorsi su alcuni congressi di circolo. Ci sarebbero dei problemi, in particolare, sui dati che arrivano dalla Sicilia, dalla Calabria e soprattutto dalla Campania, dove le percentuali sono molto favorevoli a Maurizio Martina.

A Catanzaro, in Calabria, due componenti della commissione che vigila sulle operazioni di voto hanno inviato una lettera al commissario del PD regionale e al commissario della Convenzione nazionale per il congresso, contestando «violazioni gravi di merito e di metodo»: «Con arroganza si è preclusa la possibilità di esaminare ricorsi ricevuti che dettagliavano gravi violazioni nelle convenzioni di alcuni circoli della provincia».

Per quanto riguarda la Campania (dove Martina sarebbe primo soprattutto grazie all’84 per cento ottenuto a Salerno, dove era sindaco Vincenzo De Luca che è l’attuale presidente della regione) mancherebbero i risultati e i verbali di 36 circoli, un terzo del totale: la commissione regionale avrebbe dunque inviato a Roma un dato incompleto. Inoltre, secondo fonti vicine a Zingaretti citate da diversi giornali, avrebbe votato il doppio degli iscritti rispetto all’anno precedente con un “eccesso di entusiasmo” che si allontana di parecchio rispetto alla media dei votanti delle altre regioni.

Anche in Sicilia il voto è stato contestato in diversi circoli. A Trapani, per esempio, Zingaretti avrebbe ottenuto una percentuale molto alta, oltre l’80 per cento, ma il presidente della commissione provinciale ha annullato il voto per alcune irregolarità formali. A Palermo, poi, il presidente della commissione provinciale ha a sua volta annullato il voto di una serie di circoli perché non sarebbe stato consegnato l’incasso delle tessere, circoli in cui l’area di Zingaretti sarebbe maggioranza.