Le grandi multinazionali proveranno a venderci prodotti in confezioni riutilizzabili

Unilever, P&G, Nestlé e altri stanno sperimentando nuove (vecchie) soluzioni per ridurre gli imballaggi: funzionerà?

(TerraCycle)
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Alcune delle più grandi multinazionali al mondo, per esempio i produttori di buona parte di ciò che consumiamo, dai detersivi alla cioccolata, dagli shampoo ai deodoranti, stanno avviando progetti ambiziosi per ridurre il consumo di plastica e usare contenitori che possono essere riutilizzati, un po’ come si faceva un tempo con le bottiglie di vetro per il latte. Come racconta il Wall Street Journal, la prima iniziativa si chiama Loop e sarà avviata nei prossimi mesi; coinvolgerà società come Unilever, Nestlé e Procter & Gamble (P&G), che da sole controllano centinaia di marchi e prodotti venduti in tutto il mondo.

Il progetto sarà coordinato da TerraCycle, un’azienda statunitense specializzata nel riutilizzo e nel riciclo dei rifiuti, soprattutto dei contenitori dei vari prodotti. Nella sua fase iniziale, il piano riguarderà cinquemila consumatori selezionati nelle città di New York e di Parigi; in seguito sarà esteso a Londra, Toronto e Tokyo. I primi test sono in programma per maggio, con la progressiva aggiunta delle altre città entro il 2020.

Unilever parteciperà all’iniziativa rendendo “ricaricabili” i contenitori di 9 suoi prodotti, compresi i deodoranti delle linee Axe e Dove, tra i più conosciuti e utilizzati in molte parti del mondo. I contenitori delle versioni a stick potranno essere utilizzati più volte, sostituendo il cilindro con la sostanza deodorante al suo interno. Unilever stima che ogni contenitore possa durare fino a 8 anni, un periodo di tempo sufficiente per evitare che siano prodotte 100 confezioni tradizionali di deodoranti stick di plastica per cliente.

(TerraCycle)

P&G parteciperà con 10 marchi, compresi gli shampoo della sua linea Pantene: saranno venduti in contenitori di alluminio che possono essere ricaricati. La stessa logica sarà applicata impiegando un contenitore di alluminio per le capsule di detersivo per la lavatrice. Un modello di spazzolini Oral B sarà realizzato con materiale più resistente, con la possibilità di cambiare la sola testina quando diventa consumata.

Nestlé parteciperà all’iniziativa con diversi prodotti, compreso il suo famoso marchio di gelati Häagen-Dazs: saranno disponibili in contenitori di alluminio riutilizzabili. PepsiCo venderà una versione del suo succo d’arancia Tropicana in contenitori di vetro, così come alcuni suoi cereali per la colazione in contenitori di acciaio.

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Nella pratica le cose non saranno però semplicissime, almeno nella fase di prova. I partecipanti dovranno infatti fare la spesa tramite un apposito sito, sul quale le aziende metteranno a disposizione i loro prodotti nelle versioni con contenitori riutilizzabili. I prodotti saranno poi consegnati a domicilio, all’interno di buste di stoffa e senza imballaggi. Quando un prodotto sarà finito, i clienti dovranno organizzare un ritiro dei contenitori tramite il sito: spetterà all’organizzazione recuperare il materiale, lavarlo, igienizzarlo e riempirlo nuovamente. Ci sarà la possibilità di attivare servizi in abbonamento, per rendere periodico il ritiro dei contenitori e il loro ripristino.

Le aziende che partecipano, e che si appoggiano a TerraCycle, dicono che il prezzo dei prodotti sarà più o meno uguale a quello delle versioni tradizionali, ma ci sarà comunque un costo extra per i clienti: la prima volta dovranno pagare una cauzione per ogni contenitore, con una cifra che oscillerà tra 1 e 10 dollari a seconda dei casi. Le spese di consegna saranno intorno ai 20 dollari, ma potranno essere inferiori o assenti nel caso di ordini consistenti.

Il progetto è promettente, ma non sarà da subito sostenibile economicamente per le aziende, considerato il numero ristretto di partecipanti e i costi di gestione su una scala così piccola. Le società hanno inoltre dovuto investire svariati milioni di dollari per studiare i nuovi contenitori e realizzare i sistemi per le ricariche, che variano molto a seconda dei prodotti.

(TerraCycle)

Soprattutto negli Stati Uniti, subito dopo la Seconda guerra mondiale divennero molto diffusi i sistemi per riutilizzare i contenitori dei prodotti, come latte, birra e bibite. Nel 1947 i recipienti da riempire più volte con la birra, per esempio, costituivano da soli l’86 per cento del mercato: ora il dato è sceso al 3,3 per cento. Negli ultimi anni alcune società hanno provato a introdurre nuovamente il sistema delle ricariche, ma con scarso successo. Unilever ci provò nel 2010 con i detersivi per il bucato, ma i consumatori mostrarono di non essere molto interessati a lavare i recipienti e portarseli dietro al supermercato per riempirli nuovamente.

La nuova soluzione, che mette insieme un servizio di pulizia fatto da terzi e un sistema sempre più popolare come quello delle consegne della spesa a domicilio tramite Internet, potrebbe fare maggiormente presa tra i consumatori. Per contro, il pagamento delle cauzioni per i singoli contenitori potrebbe disincentivare molte persone, non disposte a sostenere un costo iniziale più alto per usufruire del nuovo servizio. Le cose potrebbero cambiare se i prezzi dei prodotti diventassero più bassi di quelli con le confezioni tradizionali usa e getta, ma per questo servirebbe una diffusione su larga scala dell’alternativa considerata più ecologica.

Il passo seguente prevede comunque di proporre lo stesso concetto nei supermercati veri e propri, e non solamente online. I clienti dovrebbero quindi riportare i contenitori direttamente nei negozi, dove ci sarebbero centri di raccolta per lavarli e riutilizzarli. Il gruppo francese Carrefour, grande multinazionale dei supermercati, ha già manifestato il proprio interesse per progetti di questo tipo.

In Italia da diversi anni alcune catene di supermercati hanno iniziato a vendere prodotti sfusi, in modo da riutilizzare i contenitori e diminuire la produzione di rifiuti di plastica. In molti supermercati e ipermercati COOP, per esempio, ci sono distributori di detersivi sfusi, ma il loro impiego rimane comunque piuttosto basso se confrontato con le vendite dei detersivi nei contenitori tradizionali. Altre società vendono ricariche per i detergenti da diluire con acqua, nei contenitori già acquistati, e altre società fanno già quello che ha promesso Oral B, vendendo spazzolini con le testine sostituibili.

Praticamente qualsiasi prodotto venduto in un supermercato è contenuto in un involucro e in un imballaggio, nella maggior parte dei casi di plastica, e che viene gettato subito dopo l’acquisto del prodotto. Gli imballaggi sono tra le principali cause di inquinamento da plastica, soprattutto nei paesi dove i sistemi di recupero e riciclo dei rifiuti sono insufficienti o assenti. Il sistema delle ricariche potrebbe contribuire a ridurre il problema, ma restano ancora molti dubbi sulla sua effettiva sostenibilità e sul suo impatto ambientale nel medio-lungo periodo.