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  • Lunedì 21 gennaio 2019

Israele ha bombardato diversi obiettivi militari iraniani in Siria

Dopo avere intercettato decine di missili lanciati dagli iraniani verso Israele: alcuni soldati siriani sono stati uccisi

Obiettivi iraniani individuati da Israele all'interno di una base militare siriana (Fonte: esercito israeliano)
Obiettivi iraniani individuati da Israele all'interno di una base militare siriana (Fonte: esercito israeliano)

Nella notte tra domenica e lunedì l’esercito israeliano ha bombardato diversi obiettivi militari iraniani in Siria: ha colpito soprattutto le forze al Quds, una unità di élite delle Guardie rivoluzionarie iraniane, e ha ucciso diversi soldati siriani. L’attacco è stato compiuto dopo che Israele aveva intercettato alcuni missili provenienti dalle Alture del Golan, in Siria, diretti verso il territorio israeliano. L’attacco è l’ennesima operazione militare di questo tipo compiuta da Israele nel tentativo di limitare l’influenza e la presenza dell’Iran in Siria, considerata da Israele una minaccia alla propria sicurezza nazionale.

L’esercito israeliano ha detto di avere attaccato una decina di obiettivi iraniani, tra cui un deposito di armi all’aeroporto internazionale di Damasco, un sito dell’intelligence e un campo di addestramento iraniano nel sud della Siria. Israele ha inoltre detto che durante l’attacco la Siria ha lanciato decine di missili terra-aria, «nonostante il chiaro monito di evitare questo tipo di azione»: in risposta l’esercito israeliano ha colpito diverse batterie di difesa aerea appartenenti alla Siria del presidente Bashar al Assad.

L’agenzia di news siriana Sana ha citato una fonte militare dicendo che le difese aeree del paese avevano abbattuto la maggior parte dei «missili ostili». Non è ancora chiaro quanti soldati siriani siano stati uccisi. Secondo la Russia i soldati siriani morti sarebbero quattro; secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, organizzazione filo-ribelli con sede a Londra, almeno 11.

Il quotidiano israeliano Haaretz ha scritto che «la politica di ambiguità di Israele riguardo alla Siria è stata recentemente cancellata dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e dall’ex capo di stato maggiore Gadi Eisenkot». Per molto tempo, infatti, Israele aveva rivelato poco o niente delle sue azioni militari in Siria, lasciando appositamente margine al regime di Assad per far finta che nulla fosse successo così da dargli la possibilità di non rispondere militarmente, se non voleva farlo. L’11 gennaio, però, Eisenkot aveva dato un’intervista al New York Times in cui per la prima volta venivano confermati diversi dettagli della guerra segreta combattuta da Israele contro le forze al Quds in Siria, guidate dal noto generale iraniano Qassem Suleimani. La scorsa settimana, inoltre, Netanyahu si era pubblicamente preso la responsabilità di un attacco contro alcuni depositi di armi iraniani in Siria compiuto pochi giorni prima. Netanyahu, che si trova in visita ufficiale in Ciad, ha inoltre confermato l’attacco compiuto questa notte.