Qualcuno dovrebbe spiegare a Trump la trama di “Game of Thrones”

L'ha citata in diverse occasioni, ma non è proprio il miglior esempio di efficacia dei muri di confine

Negli ultimi due giorni il presidente statunitense Donald Trump ha fatto due diretti riferimenti a Game of Thrones, la famosissima serie tv fantasy di cui tra qualche mese andrà in onda l’ultima stagione. Nel citare la serie, però, Trump ha dato a molti l’idea di non conoscerne la trama, perché altrimenti non l’avrebbe citata.

Il 2 gennaio Trump si è fatto fotografare vicino a un grande poster che, citando la serie, parlava delle sanzioni all’Iran. Il 3 gennaio ha invece pubblicato sul suo profilo Instagram una sua foto accompagnata da una scritta fatta con il font della serie, che cita una famosa frase della serie, riferendosi però al muro che Trump vuole costruire tra Messico e Stati Uniti. La frase del poster è “Sanctions are coming” (“le sanzioni stanno arrivando”), la frase del post su Instagram è “The Wall is coming” (“il muro sta arrivando”). Sono due riferimenti alla frase più famosa di Game of Thrones: “Winter is coming“, l’inverno sta arrivando.

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Il poster con la scritta “Sanctions are coming” è rimasto sul tavolo per diversi minuti durante un incontro di Trump con i più importanti membri del suo governo. È uguale a quello che Trump aveva pubblicato su Twitter a novembre, per celebrare l’imminente entrata in vigore delle sanzioni degli Stati Uniti verso l’Iran, che erano state tolte nel 2015 da Barack Obama. Durante l’incontro del 2 gennaio né Trump né le altre persone sedute accanto a lui hanno fatto riferimenti al grande poster e in realtà di Iran si è parlato pochissimo: Trump ha solo detto che ora, con le sanzioni in vigore, l’Iran “è in difficoltà” ed è “un paese diverso”. La Casa Bianca non ha risposto ai giornalisti che chiedevano come mai quel poster fosse lì.

Nella riunione si è in realtà parlato molto più del grande muro tra Messico e Stati Uniti su cui Trump ha insistito moltissimo durante la campagna elettorale e su cui si è impuntato al punto da far arrivare il governo statunitense allo shutdown, cioè la sospensione di tutte le attività non essenziali del governo federale. Per costruire il muro che impedisca agli immigrati di entrare negli Stati Uniti, Trump dice di avere bisogno di 5,7 miliardi di dollari (anche se probabilmente costerebbe ancora di più). In breve, il governo è in shutdown perché i Democratici si sono rifiutati di approvare una legge che permetta a Trump di usare tutti quei soldi per il muro. È a questo muro che si riferisce il post di Instagram del 3 gennaio.

Nei riferimenti di Trump a Game of Thrones c’è però un grosso problema: sembrano fatti da qualcuno che non solo non ha visto la serie, ma che nemmeno ne ha presente la trama principale. L’inverno che arriva è infatti una cosa temutissima, che potrebbe far finire quel mondo così come è stato per millenni. Ma c’è un problema ancora più grande (evitate le prossime righe se ancora dovete vedere la settima stagione, andata in onda un anno e mezzo fa).

Il famoso muro della serie alla fine si rivela completamente inefficace e cade. Prima che cada, Jon Snow – uno dei pochi protagonisti positivi della serie – aiuta dei rifugiati a superarlo. E alla fine il muro viene distrutto da un drago zombie. Quindi: i buoni che stavano al di là del muro vengono accettati al di qua del muro, che comunque a un certo punto smette di esistere, dimostrandosi inutile.

Ci sono poi altri problemi che hanno a che fare con George R.R. Martin, l’autore dei libri da cui è tratta la serie, e con HBO, il canale americano che la trasmette. Già dopo il tweet di novembre sulle sanzioni, HBO criticò Trump dicendo di non essere stata informata della cosa e che avrebbe preferito che la serie non venisse usata per fini politici. In un tweet scrisse anche, citando una delle lingue parlate dai personaggi della serie: «Come si dice, in Dothraki, uso improprio di un marchio registrato?».

Martin ha invece ripetutamente criticato Trump, paragonandolo a uno dei peggiori personaggi della serie: Joffrey, un re adolescente, sadico, vile e incapace. Martin disse anche: «Molti uomini buoni, nella storia, sono stati pessimi re. E molti pessimi uomini sono stati buoni re. Noi viviamo ora in un periodo in cui abbiamo un uomo non adeguato che è anche un cattivo presidente». Martin ha tra l’altro spesso detto di intendere l’inverno della serie come un’allegoria del cambiamento climatico, perché mentre tutti sembrano preoccuparsi d’altro, in realtà c’è un grande problema che incombe su tutti.