Preoccupatevi meno dei bambini davanti agli schermi

Secondo le linee guida dei pediatri britannici, a oggi non ci sono prove per dire che facciano male

(JEWEL SAMAD/AFP/Getty Images)
(JEWEL SAMAD/AFP/Getty Images)

Una revisione degli studi sul tempo trascorso dai bambini davanti agli schermi, come quelli di smartphone e tablet, ha portato a concludere che i genitori dovrebbero preoccuparsi meno del loro utilizzo e che non ci sono sufficienti elementi per dire che siano di per sé dannosi. Lo studio è stato utilizzato dal Royal College of Paediatrics and Child Health (RCPCH), l’associazione dei medici pediatri nel Regno Unito, per preparare nuove linee guida sull’utilizzo degli schermi da parte dei bambini e degli adolescenti.

L’RCPCH spiega che a oggi non ci sono prove consistenti per dire che il tempo trascorso davanti agli schermi da parte dei bambini sia di per sé “tossico”, un’affermazione ricorrente e al centro di un ampio dibattito che dura ormai da anni. Nelle linee guida non sono quindi indicati tempi massimi di utilizzo di smartphone e tablet, ma viene comunque ricordato che il loro impiego non deve sostituire altre attività, come quella fisica, il tempo trascorso con i familiari e il sonno. Alcuni studi avevano indicato una correlazione tra l’utilizzo prolungato degli schermi con l’obesità e la depressione; le linee guida dell’RCPCH dicono che non ci sono prove sufficienti per sostenere un nesso causale tra le due cose.

Viene comunque consigliato ai genitori di non fare utilizzare tablet, smartphone e computer ai loro bambini nell’ultima ora prima di andare a dormire. Secondo diverse ricerche la luce blu emessa dagli schermi può inibire la produzione di melatonina, un ormone che regola il sonno. Da qualche anno i produttori di sistemi operativi hanno aggiunto opzioni per attenuare la luce blu di notte, ma non ci sono prove certe sull’efficacia di questi sistemi.

L’RCPCH consiglia comunque ai genitori di non sottovalutare la quantità di tempo dedicata dai loro figli agli smartphone e simili, concordando con loro orari e limiti di utilizzo. Per i più piccoli, il controllo dovrebbe riguardare anche il tipo di contenuti, evitando per esempio quelli che portano a maggiori stimoli (come videogiochi o video che li possano agitare) nelle ultime ore della giornata. Man mano che crescono, i bambini dovrebbero essere aiutati ad acquisire una certa autonomia nel decidere quando e come usare i loro smartphone e tablet, ferma restando la supervisione di un adulto.

Le linee guida invitano inoltre i genitori a farsi qualche domanda e scrupolo in più, chiedendosi per esempio se i limiti stabiliti per l’utilizzo degli schermi siano rispettati, o se il loro impiego renda difficili o irrealizzabili altre attività di famiglia. I genitori dovrebbero inoltre controllare i loro figli per valutare come e quanto dormono, in modo da intervenire su eventuali usi prolungati degli schermi.

L’RCPCH suggerisce anche condizioni e circostanze in cui imporre regole più rigide sull’utilizzo degli schermi. Il tempo trascorso a tavola durante i pasti, per esempio, dovrebbe essere dedicato all’interazione con i genitori e le altre persone in casa, senza che siano disponibili smartphone e altri dispositivi. L’interazione sociale di persona è importante a tutte le età, ma lo è ancora di più nelle fasi di crescita e durante l’adolescenza: i genitori dovrebbero quindi farsi anche un esame di coscienza e chiedersi se non trascorrano loro troppo tempo davanti a uno schermo, fornendo un cattivo esempio ai loro figli.