Il governo raddoppierà le tasse sulle società no profit

La norma più controversa della legge di bilancio danneggerà migliaia di enti benefici e fondazioni di ricerca, ma il governo promette di cambiarla

(ANSA/MATTEO BAZZI)
(ANSA/MATTEO BAZZI)

Tra gli aumenti di imposte previsti dalla legge di bilancio, uno dei più raddoppia la tassazione per le società che non hanno scopo di lucro e si occupano di attività solidaristiche, come fondazioni di ricerca, enti di beneficenza, scolastici od ospedalieri e associazioni letterarie e scientifiche. La nuova norma riguarderà associazioni come la Croce Rossa e la Comunità di Sant’Egidio, centri di ricerca come l’Istituto Europeo di Oncologia e l’ospedale Humanitas di Milano, ma anche le Misericordie cittadine e le scuole cattoliche. Questa mattina, dopo aver ricevuto molte critiche, il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio ha detto che la misura sarà cambiata nelle prossime settimane.

Se la manovra sarà approvata definitivamente dalla Camera – come appare scontato – l’aumento di imposte scatterà dal primo gennaio e agirà tramite l’abolizione dell’aliquota IRES (l’imposta pagata sugli utili delle società) ridotta al 12 per cento per enti con finalità solidaristiche. L’imposta agevolata sarà quindi sostituita con l’aliquota ordinaria al 24 per cento. L’intervento dovrebbe portare nelle casse dello stato 118 milioni di euro nel 2019 e 158 nel 2020. Qui trovate il dossier sulla norma del servizio studi del Senato.

Il regime fiscale agevolato avrebbe comunque dovuto essere abolito nei prossimi anni, non appena fossero entrati in vigore i nuovi regimi previsti dalla riforma del cosiddetto “terzo settore” voluta dal governo Renzi (che avevamo spiegato qui). Nell’attesa, però, enti e associazioni senza scopo di lucro avrebbero comunque goduto del regime agevolato che invece il governo Conte ha deciso di abolire.

Secondo gli ultimi dati ISTAT, nel nostro paese ci sono oltre 343 mila istituzioni senza scopo di lucro che impiegano più di 800 mila lavoratori dipendenti e 5 milioni di volontari. Le società più numerose sono quelle che si occupano di attività ricreative, ma più del 60 per cento dei dipendenti del settore è impiegato in enti che fanno assistenza socio-sanitaria, istruzione o ricerca.

La decisione di alzare le imposte al terzo settore fa parte di una serie di aumenti di imposte e tagli alla spesa che il governo ha inserito nella legge di bilancio per raggiungere un accordo con la Commissione Europea ed evitare la procedura di infrazione, tra cui ci sono anche il blocco parziale degli adeguamenti all’inflazione per gli assegni pensionistici superiori ai mille euro netti, una serie di tagli alle agevolazioni fiscali per le imprese e l’aumento delle imposte sul gioco d’azzardo.

«Tante attività così non saranno più sostenibili. Temo che si sia sottovalutato l’impatto di questa norma», ha detto Claudia Fiaschi, portavoce del Forum del Terzo Settore, l’organizzazione che raggruppa enti e associazioni senza scopo di lucro. Fiaschi ha chiesto una modifica della norma durante il passaggio alla Camera, dove la legge di stabilità arriverà oggi, ma il governo ha già escluso questa ipotesi: la legge di stabilità sarà rapidamente approvata senza alcuna modifica, per evitare un nuovo passaggio al Senato che costringerebbe il governo a entrare nel cosiddetto “esercizio provvisorio“.

Questa mattina, però, Di Maio ha promesso che la norma sarà presto cambiata. «Mi prendo l’impegno di modificarla nel primo provvedimento utile», ha detto Di Maio. «Si volevano punire coloro che fanno finto volontariato  – ha continuato Di Maio, citando per la prima volta questa motivazione per giustificare la norma – e ne è venuta fuori una norma che punisce coloro che hanno sempre aiutato i più deboli». Di Maio ha poi aggiunto che presto incontrerà la comunità dei Frati di Assisi, una delle numerose associazioni religiose che sarebbero state penalizzate dalla misura. Poco dopo il presidente del Consiglio Conte ha annunciato la sua intenzione di “ricalibrare” la norma. Per ultimo si è espresso anche Salvini, che ha detto di voler cambiare la norma per aiutare chi fa “davvero volontariato” e colpire i “furbetti”.

Salvini era stato particolarmente attaccato negli ultimi giorni per via della norma, attirandosi le critiche di diverse realtà affiliate alla Chiesa cattolica, una delle più impegnate nel mondo del no profit. La CEI, l’organizzazione che raccoglie i vescovi italiani, aveva duramente contrastato la norma e il suo presidente, il cardinale Gualtiero Bassetti, aveva criticato Salvini definendo la misura una “provocazione” contro la Chiesa. «Signor ministro, se la prenda con chi vuole, con i vescovoni, con la stampa cattolica, con i preti meschini e arrivisti ma non tocchi l’umanità», aveva detto.

La nuova norma danneggia in particolare proprio gli enti religiosi, che perderanno l’aliquota ridotta e in futuro non potranno accedere al nuovo regime fiscale previsto per il terzo settore. Tra gli altri ne ha parlato sul mensile cattolico Vita Gabriele Sepio, uno dei consulenti che hanno lavorato alla riforma delle no profit oltre che un membro del Consiglio Nazionale del Terzo Settore.

Con la manovra di bilancio dunque, questo tipo di enti perde fin da subito, come gli altri, la possibilità di applicare l’aliquota del 12 per cento e, successivamente, quella di mantenerla per le attività commerciali svolte direttamente dall’ente al di fuori dal ramo “terzo settore”. Si pensi ad un ente religioso che svolge attività di formazione, o socio sanitaria: nell’ipotesi di imponibile pari a 400mila euro, l’ente beneficerebbe per il 2018 dell’aliquota IRES dimezzata al 12%, pagando quindi 48mila euro d’imposta. Con le modifiche introdotte dalla legge di bilancio, lo stesso ente pagherebbe a partire dal 2019 un’imposta raddoppiata, pari cioè a 96mila euro.

Gli effetti concreti della legge rischiano di essere particolarmente profondi per migliaia di enti benefici e decine di migliaia di persone. Luca Degani, presidente UNEBA Lombardia (un’associazione che raccoglie 350 fondazioni per servizi ai minori, anziani e disabili), ha spiegato a Repubblica quali potrebbero essere gli effetti della manovra su alcuni dei suoi iscritti.

«Una realtà come la Girola che con i proventi degli immobili ogni anno garantisce 150 borse di studio per orfani, vedendosi raddoppiare la tassazione da 200mila a 400mila euro, sarà costretta a tagliare: 50 ragazzi non avranno gli studi pagati e un futuro diverso. La Restelli di Rho che gestisce assistenza domiciliare per anziani, ad esempio, avrà 60mila euro in meno da spendere, significa meno assistenza per tutti. E l’associazione Arca che tra le altre attività garantisce 3mila pasti al giorno non potrà più farlo»