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  • Martedì 4 dicembre 2018

Tra una settimana il Parlamento britannico vota su Brexit

Com'è la situazione del governo May (complicata) e quali sono le possibilità di qui alle prossime settimane (molte)

Manifestanti contro l'uscita dall'Unione Europea davanti al Parlamento britannico, a Londra. (DANIEL LEAL-OLIVAS/AFP/Getty Images)
Manifestanti contro l'uscita dall'Unione Europea davanti al Parlamento britannico, a Londra. (DANIEL LEAL-OLIVAS/AFP/Getty Images)

Martedì 11 dicembre è previsto il voto alla Camera dei Comuni britannica sull’accordo su Brexit raggiunto tra il governo della prima ministra Theresa May e l’Unione Europea. Il voto è sostanzialmente l’ultimo ostacolo alla conclusione di trattative complicatissime e durate un anno e mezzo per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, ma è anche il più grande: a oggi, sembra che l’accordo verrà respinto, con conseguenze che non sono ancora chiare.

May ha più volte definito l’accordo «il migliore possibile» e l’unica alternativa a un’uscita dall’Unione senza accordo, una possibilità spesso paventata nelle ultime settimane, e che spaventa moltissimi. Ciononostante, decine di parlamentari – da destra a sinistra – sembrano intenzionati a bocciare l’accordo martedì prossimo. A oggi, sembra più probabile che non passerà, e a quel punto ci saranno diverse possibilità, non tutte ugualmente probabili: un secondo voto, dopo qualche giorno; la caduta del governo May; elezioni generali; l’uscita senza accordo; un secondo referendum. In tutto questo, va ricordato che la scadenza ultima per le trattative su Brexit, salvo proroghe concesse, è il 29 marzo 2019, quando il Regno Unito uscirà ufficialmente dall’Unione, con o senza accordo.

Primo voto al Parlamento
May ha approvato l’accordo in contrasto con un considerevole pezzo del suo partito, quello Conservatore, e addirittura con un pezzo del suo governo: nelle ultime settimane si sono dimessi cinque ministri, tra cui proprio il responsabile di Brexit Dominic Raab. I Conservatori che hanno contestato l’accordo sono stati i cosiddetti “hard Brexiteers”, cioè i sostenitori di un’uscita che prevedesse pochi legami e compromessi con l’UE, e che considerano l’accordo di May troppo morbido. L’ala radicale dei Conservatori aveva inizialmente avviato una procedura per sfiduciare May come leader del partito, fallita platealmente (anche perché, è opinione diffusa, in pochi sarebbero disposti a sostituirla ora come ora). Ciononostante, ci sono circa 90 deputati conservatori intenzionati a bocciare l’accordo.

A questi si aggiungeranno i dieci deputati del Partito Unionista Democratico nordirlandese. Per ottenere la maggioranza dei 650 voti, quindi, May avrebbe necessariamente bisogno del sostegno del Partito Laburista, che però non sembra possibile: nonostante la notoriamente ambigua posizione del leader Jeremy Corbyn su Brexit, la posizione del partito al momento sembra quella di chiedere elezioni generali.

Secondo voto al Parlamento
May sta cercando di convincere a rientrare nei ranghi i Conservatori ribelli, ma se non dovesse riuscirci perderà il primo voto in Parlamento. A quel punto dovrà tornare in parlamento entro 21 giorni per dire cosa intende fare: qualcuno pensa potrebbe riproporre lo stesso accordo, lasciando che l’instabilità dei mercati che seguirà al voto spaventi i Conservatori. Se questo piano riuscirà, l’accordo potrebbe essere approvato al secondo voto: a quel punto la sua approvazione alla Camera dei Lord dovrebbe essere quasi automatica.

Oppure potrebbe tornare in Parlamento e dire che cercherà di rinegoziare il “backstop”, cioè la soluzione di sicurezza sul confine tra Irlanda e Irlanda del Nord, molto contestata dagli oppositori interni. Per farlo potrebbe chiedere ai paesi dell’UE una proroga rispetto al 29 marzo 2019.

Elezioni anticipate
Se però dovesse fallire anche il secondo voto, si apriranno possibilità che a oggi è difficile prevedere. I Laburisti hanno già detto che in quel caso proporranno una mozione di sfiducia contro May: se dovesse perderla, si andrà molto probabilmente alle elezioni anticipate. A quel punto i Conservatori e i Laburisti dovrebbero fare campagna elettorale proponendo un nuovo accordo per Brexit, ma dovrebbero anche cercare di ottenere una proroga dall’UE sulla scadenza del 29 marzo.

C’è anche chi crede che possa essere la stessa May a convocare le elezioni anticipate prima di essere sfiduciata, per essere rafforzata dal punto di vista del mandato popolare: ma non è assolutamente detto che vada così, e quando adottò la stessa strategia l’anno scorso le andò male. Avrebbe in ogni caso bisogno dei voti di due terzi del Parlamento.

Sfiducia interna
May potrebbe essere sfiduciata anche dal Partito Conservatore, anche se i primi tentativi in questo senso, portati avanti dall’ala radicale dopo la presentazione dell’accordo su Brexit, erano falliti piuttosto platealmente. Oppure potrebbe dimettersi spontaneamente. A quel punto i Conservatori dovrebbero trovare qualcuno disposto a sostituirla a poche settimane dal 29 marzo, con il complicatissimo compito di rinegoziare in tempo l’accordo.

Secondo referendum
Se la mozione non passasse, il Labour ha detto che cercherà di ottenere un secondo referendum su Brexit, un’ipotesi considerata quasi impossibile fino a qualche mese fa, ma che ha acquisito un po’ di concretezza nelle ultime settimane. La mozione dovrebbe essere approvata dal Parlamento, dove potrebbe trovare il sostegno dei Conservatori più radicali, convinti che una conferma popolare di Brexit li renderebbe più forti nelle trattative con l’UE per un accordo più duro.

Altre trattative o uscita senza accordo
Se May dovesse ottenere la fiducia, e se la mozione per un secondo referendum dovesse fallire, il governo probabilmente tornerebbe dall’UE per chiedere di modificare l’attuale accordo, in modo da renderlo accettabile per l’ala radicale del Partito Conservatore. È possibile che per farlo richieda una proroga rispetto alla scadenza del 29 marzo.

Ma se l’UE dovesse opporsi, o se non si riuscisse a fare in tempo, sarebbe inevitabile l’uscita senza accordo. È un’eventualità le cui conseguenze non sono molto chiare, anche perché sarebbero firmati molto mini-accordi temporanei per evitare che i rapporti quotidiani tra Regno Unito e UE, a partire dai voli, vengano bloccati.

Una cosa che potrebbe complicare la vita a May
Da settimane il Labour chiede che il governo diffonda pubblicamente i documenti relativi alla consulenza legale ricevuta riguardo all’accordo raggiunto con l’Unione. Lunedì il procuratore generale Geoffrey Cox, il principale avvocato del governo, ha spiegato al parlamento i dettagli della sua consulenza legale, senza però pubblicare i documenti richiesti, sostenendo che non siano rilevanti. Il Labour ha quindi detto che se non saranno diffusi martedì chiederà di discutere una mozione di “oltraggio al Parlamento”, che prevede la sospensione o l’espulsione del parlamentare colpevole.

Questo potrebbe complicare la vita a May: si ritroverebbe infatti in mezzo a un conflitto con il Parlamento in un momento in cui ha grande bisogno di sostegno. Ma c’è un altro elemento: quei documenti sulla consulenza legale, secondo molti, contengono dettagli che farebbero arrabbiare i Conservatori radicali, rivelando i vari compromessi fatti da May per raggiungere l’accordo. E May ha bisogno dei voti di quei Conservatori, per il voto sull’accordo o per la successiva mozione di sfiducia.