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  • Domenica 21 ottobre 2018

Come va la campagna elettorale in Brasile

Secondo i sondaggi il candidato di estrema destra Jair Bolsonaro è sempre il favorito, nonostante manifestazioni e accuse di aver violato le regole elettorali

Alcune manifestanti contro il candidato presidente Jair Bolsonaro a San Paolo, in Brasile, il 20 ottobre 2018 (AP Photo/Andre Penner)
Alcune manifestanti contro il candidato presidente Jair Bolsonaro a San Paolo, in Brasile, il 20 ottobre 2018 (AP Photo/Andre Penner)

Il secondo turno delle elezioni presidenziali in Brasile sarà domenica 28 ottobre e sabato migliaia di persone hanno manifestato a San Paolo, Rio de Janeiro, Brasilia e in altre 24 città per protestare contro la probabile elezione di Jair Bolsonaro, il controverso candidato di estrema destra che al primo turno ha ottenuto il 46 per cento dei voti, e di cui si è parlato soprattutto per le dichiarazioni misogine, omofobe, razziste e autoritarie. Le manifestazioni non sono state l’unica forma di opposizione a Bolsonaro di cui si è parlato negli ultimi giorni: è stato infatti anche accusato di aver violato una legge sulle campagne elettorali chiedendo a un gruppo di imprenditori di finanziare un’azione di propaganda a suo favore attraverso la app di messaggistica WhatsApp. La legge brasiliana vieta alle aziende di finanziare le campagne elettorali.

Questa settimana il Partito dei lavoratori (PT), il partito degli ex presidenti Luiz Inácio Lula da Silva e Dilma Rousseff e dell’altro candidato alle elezioni presidenziali Fernando Haddad, ha chiesto al tribunale che si occupa delle questioni elettorali di indagare su Bolsonaro. Il PT lo accusa di «abuso di potere economico e uso illecito di strumenti per la comunicazione digitale». Secondo il quotidiano Folha de S. Paulo i sostenitori di Bolsonaro avrebbero pagato fino a 12 milioni di real (quasi 3 milioni di euro) alcune agenzie per diffondere decine di migliaia di messaggi di propaganda ai cittadini brasiliani.

Sia Bolsonaro che gli imprenditori coinvolti nello scandalo hanno negato le accuse. Bolsonaro ha detto che i messaggi in suo sostegno erano frutto di impegni volontari e in un video live su Facebook ha negato di aver partecipato a una cena con gli imprenditori, perché da quando è stato accoltellato mentre partecipava a un comizio, lo scorso 6 settembre, ha passato quasi tutto il tempo in ospedale e in casa.

Se il tribunale elettorale dovesse dichiarare Bolsonaro colpevole, il candidato diventerebbe automaticamente ineleggibile per otto anni. Un procuratore brasiliano esperto di crimini informatici che ha parlato Reuters in forma anonima ha però spiegato che è difficile che le accuse portino a una incriminazione seria. I principi legali applicati in precedenti casi simili riguardavano Facebook e Twitter, e potrebbero non essere ritenuti validi per WhatsApp.

Dopo la diffusione delle accuse, WhatsApp – che è di proprietà di Facebook – ha detto di aver bloccato gli account di centinaia di migliaia di utenti durante la campagna elettorale brasiliana e di aver intrapreso delle azioni legali per impedire alle aziende di mandare messaggi in massa. Flavio Bolsonaro, figlio di Bolsonaro, ha detto che il suo account di WhatsApp è stato bloccato senza spiegazioni.

Nonostante questa faccenda dei messaggi via WhatsApp, il consenso nei confronti di Bolsonaro resta molto alto: secondo gli ultimi sondaggi è al 59 per cento, contro il 41 per cento di Haddad. Il 47 per cento della popolazione dice che non voterebbe mai per Haddad, mentre solo il 35 per cento dice lo stesso per Bolsonaro. Dopo una campagna elettorale in cui si è parlato molto di criminalità e corruzione, il candidato di estrema destra si è fatto notare per le sue promesse di intervenire duramente e in modo autoritario su questi temi e si è posto come candidato di rottura rispetto al PT, che negli ultimi anni è stato coinvolto in numerosi casi di corruzione, tra cui quello che ha portato l’ex presidente Lula in carcere.

Quella riguardo ai messaggi di WhatsApp non è l’unica accusa di cui si è parlato ultimamente in relazione alle elezioni presidenziali: la procuratrice generale brasiliana Raquel Dodge ha detto di aver chiesto alla polizia federale di indagare sia Bolsonaro che Haddad in merito alla presunta diffusione di  notizie false durante la campagna elettorale.