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  • Mercoledì 3 ottobre 2018

Astaldi rischia il fallimento

È una delle più importanti società italiane di costruzioni: a causa degli enormi debiti ha perso un terzo del suo valore in borsa e ha fatto richiesta di concordato preventivo

Il terzo ponte sul Bosforo, realizzato da Astaldi (ANSA/UFFICIO STAMPA GRUPPO ASTALDI)
Il terzo ponte sul Bosforo, realizzato da Astaldi (ANSA/UFFICIO STAMPA GRUPPO ASTALDI)

L’agenzia di rating S&P ha declassato a “D” il rating di Astaldi, stabilendo così che in base ai suoi standard la grande società italiana di costruzioni è tecnicamente fallita: incapace di pagare i suoi debiti. La decisione è stata presa dopo che alla fine della scorsa settimana la società aveva fatto richiesta di concordato preventivo con il tribunale di Roma, una procedura simile al fallimento e che permette di sospendere i pagamenti ai propri creditori. Pochi giorni prima anche l’agenzia Moody’s aveva declassato il rating della società citando la “crescente probabilità di default”.

Astaldi, che è quotata in borsa da 15 anni, negli ultimi giorni ha perso circa il 30 per cento del suo valore; il suo titolo è stato sospeso diverse volte per eccesso di ribasso. I problemi di Astaldi riguardano soprattutto i grossi debiti che ha accumulato. Venerdì, su richiesta di CONSOB, l’autorità garante della borsa, Astaldi ha rivelato un indebitamento pari a 1,89 miliardi di euro, in crescita rispetto dagli 1,47 della fine del 2017. La maggior parte dei debiti è stata contratta con tutte le più grandi banche che operano in Italia: Intesa Sanpaolo, Unicredit, Bnp Paribas e Banco BPM.

Questa grave situazione avrebbe dovuto essere disinnescata da un aumento di capitale da 300 milioni che era stato stabilito a fine giugno. Il denaro necessario per l’aumento sarebbe dovuto arrivare dalla cessione al governo turco della concessione sul terzo ponte del Bosforo, una delle numerose grandi opere internazionali realizzate dalla società. Ma la crisi in Turchia ha bloccato la vendita e quindi anche l’aumento di capitale. Astaldi ha detto che negli incontri avvenuti con il governo turco a settembre è stata confermata la volontà di acquisizione delle quote e questo, forse, permetterà di sbloccare la situazione nelle prossime settimane.

Se il tribunale accetterà la richiesta di concordato, la società avrà un po’ di respiro e potrà presentare un piano di salvataggio con lo scopo di mantenere la continuità aziendale ed evitare il fallimento vero e proprio. La famiglia Astaldi possiede più del 50 per cento delle azioni della società e più del 60 per cento dei diritti di voto.

Le difficoltà della società potrebbero avere conseguenze per i numerosi consorzi di costruzione di cui fa parte. Astaldi sta lavorando alla Metro 4 di Milano e al tratto ferroviario ad alta velocità tra Verona e Padova. Il Corriere elenca anche un’altra serie di opere che potrebbero avere problemi a causa delle difficoltà della società.

Come la costruzione della galleria di base del Brennero. Astaldi ha una quota del 42,51% del BTC (Brennero Tunnel Construction) per una commessa, che per la quota parte, vale oltre 400 milioni. La società è anche general contractor dei lavori per la metro C di Roma in via di realizzazione (sono state inaugurate alcune stazioni). E per la fermata di San Pasquale della linea 6 della metropolitana di Napoli il cui committente è Ansaldo Sts, controllata dai giapponesi di Hitachi (commessa da 70 milioni, 50 per competenza ad Astaldi). L’altro nodo importante, riguarda l’alta velocità ferroviaria tra Napoli e Bari, per la tratta fino a Cancello. Il committente, anche qui è Rfi. Astaldi è in Ati, associazione d’impresa, con Salini-Impregilo.