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  • Lunedì 3 settembre 2018

Non è l’attesa di Cristiano Ronaldo essa stessa Cristiano Ronaldo?

L’attaccante portoghese deve ancora essere decisivo in Serie A, ma è una questione di tempo

Cristiano Ronaldo durante Parma-Juventus (MARCO BERTORELLO/AFP/Getty Images)
Cristiano Ronaldo durante Parma-Juventus (MARCO BERTORELLO/AFP/Getty Images)

Dopo le prime tre giornate di campionato la Juventus passerà la sosta di due settimane da prima in classifica, a punteggio pieno, e con tre vittorie ottenute nelle tre partite giocate. Tranne il Sassuolo e la Fiorentina, tutte le altre squadre del campionato ne hanno almeno già persa una. Per Napoli, Roma e Inter – le tre squadre considerate più vicine alla Juventus – questo vuol dire avere già dei punti da recuperare su una squadra che potenzialmente non ha rivali: un problema. Per la Juventus le prime tre giornate sono state inevitabilmente più complicate del previsto, perché la squadra, al pari delle altre, è ancora lontana dalla sua forma migliore. Nelle prossime settimane ci si aspettano però dei perfezionamenti: a quel punto la Juventus potrebbe diventare definitivamente irraggiungibile per le rivali, in special modo quando Cristiano Ronaldo si adatterà al nuovo ambiente.

In un gruppo di giocatori senza apparenti difetti, le prestazioni di Ronaldo sono inevitabilmente finite sotto l’osservazione di esperti e giornali sportivi di mezzo mondo. L’attaccante portoghese, il cui solo acquisto ha spostato sulla Serie A attenzioni che prima non c’erano, nelle tre partite giocate fin qui – tutte da titolare, dal primo all’ultimo minuto – non è ancora stato decisivo. Non ha segnato e non ha fornito assist e passaggi decisivi. È stato tuttavia il giocatore che ha tirato di più verso la porta avversaria, con 23 tentativi in 270 minuti: di questi 23 tiri, 9 hanno centrato lo specchio. Dai dati e da quello che si è visto nelle partite contro Chievo, Lazio e Parma, Ronaldo è comunque già attivo nella fase d’attacco della squadra, anche se in maniera non decisiva, e partecipa al gioco sia da posizione centrale che dall’esterno, dove forse ha reso meglio.

Dopo quindici anni passati nei campionati di Inghilterra e Spagna, due tornei profondamente diversi dalla Serie A, è inevitabile che anche Ronaldo possa avere bisogno di un periodo di adattamento. In Inghilterra e in Spagna ci sono più spazi per attaccare, e gli avversari si scoprono generalmente di più se confrontati alla mentalità difensiva di tante squadre italiane. Per essere decisivo in Serie A, inoltre, è essenziale entrare nei meccanismi della squadra. Nei tre ruoli offensivi della formazione di Allegri, oltre a Ronaldo finora hanno giocato Mandzukic, Dybala, Douglas Costa e Bernardeschi. In tutto sono cinque giocatori che si sono spartiti tre ruoli in un contesto tattico cambiato proprio dall’arrivo di Ronaldo. Al termine della partita di Parma, lo stesso Allegri ha ammesso di essere ancora al lavoro per trovargli la dimensione in cui possa diventare via via sempre più decisivo.

Ronaldo dopo una conclusione sbagliata contro il Parma (ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images)

A questi aspetti, tutti comunque risolvibili e per nulla preoccupanti, c’è da considerare poi l’andamento delle ultime stagioni di Ronaldo. Nei primi mesi della scorsa annata il Real Madrid ebbe più difficoltà del previsto e perse molti punti dal Barcellona, consegnandogli di fatto il titolo spagnolo dopo appena poche settimane di campionato. L’attacco della squadra – da sempre il reparto che contraddistingue il Real Madrid – in cinque mesi segnò appena sedici gol: le prestazioni sottotono di Cristiano Ronaldo furono l’emblema della situazione della squadra. Ma da due anni l’attaccante portoghese è solito disputare la prima parte della stagione giocando meno e segnando poco, per poi presentarsi nella seconda metà, quella decisiva, nel pieno della forma, risultando sempre fondamentale in tutte le partite più importanti. È una sorta di dosaggio delle energie necessario a un giocatore di 33 anni più soggetto a problemi fisici dei giovani.

L’anno scorso il suo rendimento fu più basso, se confrontato allo stesso periodo degli anni passati: fu decisivo nei gironi di Champions League ma in campionato segnò soltanto quattro gol in cinque mesi. Tuttavia, alla fine terminò quella stagione con 44 gol segnati in 44 partite. Vinse la Coppa del Mondo FIFA per club e in primavera la terza Champions League consecutiva per il Real Madrid, segnando gol decisivi (e spettacolari) nel corso di tutta la fase a eliminazione diretta.