Il decimo giorno del caso Diciotti

I migranti a bordo della nave continuano ad essere in condizioni molto precarie, ma al momento non si vede cosa possa sbloccare la situazione

(Giovanni ISOLINO / AFP)
(Giovanni ISOLINO / AFP)

Da lunedì la nave militare italiana Diciotti è bloccata nel porto di Catania con a bordo decine di migranti soccorsi a Ferragosto, che il governo italiano non vuole fare sbarcare. Secondo il ministro dell’Interno Matteo Salvini, il governo vuole prima aspettare che altri stati europei si facciano carico di esaminare la loro richiesta di protezione internazionale (cosa che di norma spetterebbe all’Italia, visto che i migranti sono in Italia). Mercoledì sono stati fatti scendere i 27 minori non accompagnati che si trovavano a bordo: dalle loro condizioni, e dalle testimonianze degli operatori che stanno gestendo il caso, la situazione sulla nave sembra piuttosto grave. Ieri un gruppo di passeggeri ha iniziato uno sciopero della fame per protestare contro la decisione del governo italiano.

Teo Di Piazza, che coordina l’attività di supporto psicologico di Medici Senza Frontiere in Sicilia, ha raccontato a Redattore Sociale che i minori scesi dalla nave «sono molto provati», e che «le prime testimonianze che abbiamo raccolto ieri sera sul loro periodo in Libia sono raccapriccianti». Uno dei ragazzi ha problemi alla vista perché in Libia l’hanno tenuto al buio per più di un anno, un altro ha la mano destra semi-paralizzata per via di un colpo di arma da fuoco. «I sette giorni in cui sono stati tenuti sulla nave hanno chiaramente aggravato la situazione», ha aggiunto Di Piazza.

A detta di tutti gli esperti di accoglienza, la nave Diciotti non è attrezzata per fornire adeguate cure mediche e psicologiche per i migranti che si trovano a bordo: si presume che le 150 persone che sono rimaste a bordo – che dormono a terra, in questi giorni – siano traumatizzate dai mesi passati in Libia e dal viaggio, e si sa che circa la metà di loro ha contratto la scabbia, una fastidiosa infestazione della pelle. Flavio Di Giacomo, portavoce dell’agenzia ONU che si occupa di migrazioni, ha scritto che in base alle prime testimonianze «sulla Diciotti ci sono persone che sono state detenute arbitrariamente da uno a due anni. Uomini, donne e minori picchiati e torturati».

A proposito delle condizioni dei minori sbarcati, in particolare, sta circolando molto anche il racconto di un’operatrice dell’ong Terres des hommes, che ha sede in Svizzera e si occupa soprattutto di minori:

«Abbiamo accolto 27 scheletrini, il più magro sarà stato un po’ più basso di me e sarà pesato una trentina di chili, la gamba con lo stesso diametro del mio polso. Abbiamo accolto 27 scheletrini, uno era tutto e solo orecchie. Abbiamo accolto 27 scheletrini, uno non riusciva a camminare perché era pieno di dolori. Abbiamo accolto 27 scheletrini, tre avevano delle bende lerce al polso, al piede e al braccio sparato»

Nel frattempo sulla nave sono saliti diversi politici italiani, soprattutto di centrosinistra: su tutti l’ex presidente della Camera Laura Boldrini, il deputato di +Europa Riccardo Magi e l’europarlamentare del PD Daniele Viotti. Finora però la visita più importante è stata quella del procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio, salito a bordo mercoledì 22 agosto. Patronaggio ha visitato la nave e poi ha spiegato ai giornalisti che sta valutando di aprire un’indagine per sequestro di persona: «Sono in corso valutazioni da fare attentamente sull’ipotesi di privazione della libertà personale, e le faremo. È una situazione di potenziale illegittimità che stiamo ancora valutando». Per la legge italiana è possibile trattenere una persona per sole 48 ore senza che il provvedimento sia stato confermato da un giudice, ma il caso della Diciotti ha molte più implicazioni – ad esempio la garanzia dell’ordine pubblico, invocata spesso dal governo italiano sulle questioni di accoglienza – e non è chiaro se possa essere inquadrato in questo modo.

Al momento non ci sono ulteriori sviluppi, ed è difficile capire se succederà qualcosa a breve visto che l’Europa non ha particolari ragioni per intervenire: qui non si parla di persone da salvare in mezzo al mare, ma di persone che si trovano su una nave militare italiana attraccata in un porto italiano. Da quattro giorni la Commissione Europea sostiene di essere al lavoro per risolvere la situazione, senza però fornire ulteriori dettagli. Ieri una riunione tecnica di alcuni paesi europei avvenuta a Bruxelles non ha portato a nessuna conseguenza pratica.

In un’intervista pubblicata venerdì dal Corriere della Sera, Salvini ha ribadito che «dobbiamo costringere l’UE a farsi carico di ciò che le spetta». Rispondendo a una domanda su come si potrebbe sbloccare la situazione, Salvini ha detto: «Con un bell’aereo che arriva da una delle capitali europee all’aeroporto di Catania. Gli europei dimostreranno il loro cuore grande caricando tutti gli aspiranti profughi. Noi la nostra parte l’abbiamo fatta con i giovani».