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  • Venerdì 29 giugno 2018

La nuova regola della NFL che potrebbe cambiare il football

Proibirà gli scontri intenzionali con il casco, per prevenire le commozioni cerebrali: ma rispettarla vorrà dire cambiare un bel pezzo del gioco

(Christian Petersen/Getty Images)
(Christian Petersen/Getty Images)

A marzo la National Football League (NFL), la lega statunitense di football americano, ha introdotto una nuova regola per limitare il grave problema delle commozioni cerebrali riportate dai giocatori durante i contrasti in campo, da anni uno dei tempi più sentiti e discussi dello sport. La nuova regola in pratica proibisce ai giocatori di colpire gli avversari volontariamente “di testa”, usando il casco come ariete: quel movimento però è molto comune e diffuso, è parte integrante del gioco, e c’è chi dice che proibirlo porterà a una radicale trasformazione del football americano per come lo conosciamo oggi.

La nuova regola entrerà in vigore dalla prossima stagione ed è stata scritta in modo molto semplice per evitare ambiguità ed equivoci nella sua interpretazione, come già era successo con quella che definisce cos’è una ricezione, che negli anni ha subito moltissimi ritocchi e sovrapposizioni, con il risultato secondo molti di diventare confusa e arbitraria. La regola dice: «È fallo se un giocatore abbassa la testa per iniziare e portare a termine un contatto con il suo casco contro un avversario».

Il fallo è stato inserito nella categoria delle “violenze non necessarie”, e la sanzione prevista è una penalità di 15 iarde: la squadra del giocatore che ha commesso il fallo perde quindi terreno per 15 iarde, corrispondenti a poco meno di 14 metri. Se il fallo è commesso da un giocatore in difesa, è l’attacco avversario ad avanzare; se lo commette un giocatore in attacco, la sua squadra indietreggia. Ci sono però anche dei casi in cui è prevista l’espulsione del giocatore: quando il giocatore «abbassa la testa per assumere una postura del corpo lineare prima di iniziare e portare a termine un contatto con l’avversario; quando il giocatore che colpisce non aveva ostacoli tra sé e l’avversario; quando il contatto era evidentemente evitabile, e il giocatore aveva altre opzioni». Per stabilire se il fallo rientra in queste categorie, sarà applicato il VAR, visionato da un centro di controllo a New York.

Quello delle commozioni cerebrali nel football è da tempo uno dei più grandi temi di discussione dello sport americano. Il football è uno degli sport più popolari e seguiti negli Stati Uniti, ma anche uno dei più violenti: più di metà della squadra titolare (si gioca in 11) ha il compito di bloccare gli avversari e favorire la circolazione della palla. Sono quindi molto frequenti blocchi, scontri, collisioni nei quali si utilizza praticamente ogni parte del corpo (qui una piccola guida alle regole del gioco).

I dati che circolano sulle commozioni riportate dai giocatori durante la carriera sono allarmanti. L’anno scorso uno dei più importanti studi condotti sul tema, pubblicato sul Journal of the American Medical Association, rivelò che su 111 cervelli di ex giocatori della NFL analizzati, 110 avevano l’encefalopatia traumatica cronica (CTE), una sindrome causata dall’accumularsi di ripetute commozioni cerebrali, descritta per la prima volta proprio in relazione al football americano. La CTE, come tutte le sindromi, presenta sintomi diversi da loro, che vanno – a seconda della gravità – da deficit di attenzione e disorientamento a demenza, vertigini, difficoltà nel linguaggio, perdita della memoria, depressione, scatti d’ira e alterazione della personalità. I sintomi della CTE possono presentarsi anche anni dopo il ritiro del giocatore. Per questo, in passato il regolamento era già stato modificato per limitare questi scontri, ma mai con le conseguenze che potrebbero esserci questa volta.

Moltissimi esperti avvertono infatti che la nuova regola introdotta dalla NFL ha diversi problemi, e potrebbe cambiare radicalmente il football. In primo luogo sarà molto difficile per gli arbitri applicarla: perché gli scontri con il casco avvengono in ogni azione tra i cosiddetti “linemen”, cioè i giocatori – offensivi e difensivi – che iniziano l’azione lungo la linea di scrimmage, quella che non può essere sorpassata in un senso o nell’altro dalle due squadre prima dell’inizio dell’azione. La manovra di chinarsi per aprirsi strada con il casco è poi adottata molto spesso dai giocatori in attacco per guadagnare più terreno o prepararsi agli scontri, e quindi può portare a contatti anche se adottata come misura “preventiva”. Per gli arbitri non sarà facile rilevare tutti questi contatti e distinguere poi tra quelli intenzionali da sanzionare e quelli involontari, oppure quelli che sono il risultato di un movimento “preventivo”. Ci vorrà probabilmente del tempo perché gli arbitri imparino come adottare il nuovo regolamento: a luglio ci sarà un ritrovo annuale degli arbitri, e probabilmente saranno spiegati alcuni dettagli di come verrà applicata la regola.

Al Riveron, vicepresidente della NFL, ha già spiegato che i linemen difensivi che escono dalla propria posizione iniziale lungo la linea di scrimmage non potranno più tenere la testa china e farsi strada col casco. È questo l’aspetto che più preoccupa chi dice che la regola potrà cambiare il gioco. In passato, altre regole che servivano a limitare gli infortuni alla testa erano state accolte con catastrofismo e allarmismi, da chi credeva avrebbero rovinato e addirittura distrutto il football. Non è successo, ovviamente. Questa volta però sembra che le azioni e i movimenti che la NFL vuole proibire siano effettivamente centrali nel gioco, soprattutto perché sono quelli che fanno i linemen in ogni azione, e contraddistinguono una delle situazioni più frequenti delle partite di football. In molti hanno fatto notare che i contrasti tra i linemen saranno anche quelli più difficili da gestire per gli arbitri. Come ha detto a Deadspin Jim Daopoulos, ex arbitro e supervisore degli arbitri della NFL, gli arbitri dovrebbero teoricamente espellere sia il lineman offensivo che quello difensivo, in caso di un contatto del genere: una soluzione certamente poco pratica.