11 cose sul nono episodio di “Westworld”

Il penultimo, prima del decimo episodio di un'ora e mezza (e tra due giorni esce anche il gioco per smartphone)

“Vanishing Point”, il nono episodio della seconda stagione di Westworld, è disponibile in versione originale su Sky Atlantic, dove si potrà vedere in italiano dal 25 giugno. È il penultimo episodio: pone le basi per “The Passenger”, l’episodio conclusivo che durerà un’ora e mezza, e nel farlo fa alcune importanti rivelazioni e, al solito, fa sì che si insinuino decine di dubbi nelle teste degli spettatori. È stato diretto da Stephen William, che era già stato regista dell’ottavo e del nono episodio della prima stagione e che ha diretto anche 26 episodi di Lost. Ne stiamo per parlare, se ancora non l’avete visto e volete evitare i tanti SPOILER che ci saranno.

“Vanishing Point”

Il titolo significa “punto di fuga“: ha a che fare con la prospettiva ed è quel punto in cui due rette parallele sembrano convergere. Cosa questo titolo abbia a che fare con la storia dell’Uomo in Nero è ancora presto per dirlo. Non ci sono però dubbi sul fatto che se Akecheta era stato il protagonista del precedente episodio, lui lo è di questo. Perché si capiscono molte cose sul suo passato e perché dopo che uccide sua figlia Emily credendola un androide e dopo che pensa di suicidarsi, prova a farsi un grande taglio nel braccio, per scoprire se è un umano a cui è venuto il dubbio di essere un robot o un robot che si è creduto umano. Ma l’episodio finisce senza dare una risposta. Durante l’episodio si scopre anche che Delos aveva raccolto informazioni e immagini che mostravano tutte le bruttissime cose fatte a Westworld dall’Uomo in Nero e che quelle informazioni sono state viste da sua moglie Juliet e da sua figlia Emily.

Intanto, gli altri: Teddy si uccide; Dolores continua a uccidere senza pietà e dirigersi verso l’Oltre Valle; Charlotte usa i “poteri” di Maeve per programmare Clemenetine in modo che abbia i suoi stessi poteri; Bernard sembra liberarsi di Ford (dalla presenza di Ford nella sua testa) e ritrova Elsie; e Ford entra in contatto con Maeve e le dice che è sempre stata la sua preferita.

Quindi, ricapitolando. Ci sono i soliti grandi dubbi su chi è un androide e chi no e ci sono sempre tantissime persone interessate a andare nello stesso posto, che ora abbiamo scoperto chiamarsi Forge, la forgia. Ci vogliono andare gli umani di Delos usando Clementine come arma; ci vuole presumibilmente andare Maeve, ora che Ford l’ha rimessa in gioco. Ci è quasi arrivata Dolores. Ci andrà probabilmente l’Uomo in Nero, che sarà presumibilmente molto scosso.

Come al solito stanno per arrivare teorie, domande, curiosità, cose che magari vi erano sfuggite e che messe insieme a tutto il resto aiutano a capire un po’ meglio e apprezzare un po’ di più quel gran casino che è Westworld.

The Forge

“The Forge” (“la forgia”, nei sottotitoli italiani) è come la Culla della Mesa, solo che sta nell’Oltre Valle, probabilmente oltre la Porta. Solo che conserva le repliche delle coscienze dei visitatori umani, non quelle dei residenti.

Pensate alle frasi precedenti, lette due mesi fa. Invece ora dovrebbero essere chiare per far capire che il posto in cui tutti vogliono andare è una stanza contenente tante schede simili a quella che Ford lascia all’Uomo in Nero: quella che poi sua moglie trova e fa avere ad Emily. È utile ricordare, a questo punto, che la Culla (Cradle in inglese) non c’è più da due episodi.

I cappelli!

Prima di uccidere sua figlia credendo che sia solo un androide fatto a immagine e somiglianza di sua figlia, l’Uomo in Nero le svela un segreto: oltre a spiare i comportamenti dei visitatori la Delos ne registra anche l’attività cerebrale, per capire cosa provano facendo ogni cosa. Le dice che per farlo si usano i cappelli, che hanno quel pratico vantaggio di essere fatti per stare sopra le teste e quindi sopra i cervelli. E che hanno la comodità di non essere per nulla sospetti, data l’ambientazione a tema “vecchio West”. Non le spiega però cosa succede a chi toglie, scambia o non vuole un cappello. Magari una risposta arriverà.

Intanto Lisa Joy, che insieme al marito Jonathan Nolan è ideatrice della serie, tempo fa su Reddit aveva dato un indizio rispondendo alle domande degli utenti. Le chiesero se avrebbe preferito un cappello nero o uno bianco. Rispose che bisognava in ogni caso starci attenti, a quei cappelli.

Il profilo 002

Breve e essenziale aggiornamento su quello che sappiamo su William, l’Uomo in Nero: ha fatto efferatezze di ogni genere nel parco; ha fatto per centinaia di volte lo stesso discorso con il signor Delos; ha lasciato Logan nudo e delirante in mezzo a un deserto; ha fatto suicidare sua moglie e ha ucciso sua figlia. La scheda che Ford gli consegna in un flashback mostra anche che la Delos ha capito che è una persona delirante e paranoica. La cosa strana è però che Ford ha davvero fatto dei giochi con lui e che dopo avergli dato la scheda dice di voler fare un ultimo gioco, di cui non ci sono note altre informazioni. Insomma: l’Uomo in Nero era già un personaggio ambiguo e complicato prima, figuratevi ora. Il suo profilo è quello numero 002: magari tornerà utile ricordarselo.

Ford e Maeve, intanto

Sono stati – in presenza o in momentanea assenza – due tra i personaggi più importanti della serie, ma non avevano quasi mai avuto a che fare uno con l’altro in modo diretto, nonostante nella Culla Ford avesse scelto di sedersi proprio al tavolo del locale in cui Maeve lavorava. Ma grazie all’intercessione di Bernard, nel nono episodio Ford riesce a comunicare con Maeve. Le dice che la fuga di Maeve era parte della storia che lui aveva pensato, ma che è stata lei a decidere di cercare sua figlia, facendo una cosa che lui non aveva previsto (ma che ha evidentemente apprezzato). Per ora ci sono poche conseguenze dirette dell’incontro tra Maeve e Ford, ma visti i due personaggi e quello che hanno fatto finora, c’è da aspettarsi molto. Anche perché dopo averle parlato Ford fa in modo che lei sia di nuovo in grado di comunicare e controllare gli altri androidi, cosa che potrebbe tornarle molto comoda.

A proposito, tutti quei tagli e quelle ferite glieli hanno fatti così:

Su questa potreste non dormirci fino al prossimo episodio (forse)

La vasca da bagno in cui si uccide la moglie dell’Uomo in Nero era già stata mostrata altre volte in episodi precedenti. Il fatto è che secondo qualcuno sono state mostrate vasche diverse. Forse è solo uno strano problema di illuminazione. Forse è un grossolano errore di produzione. O forse è un fondamentale indizio di qualcosa che ancora non sappiamo. Potete discuterne animatamente ma rispettosamente nei commenti, sapendo che su Reddit c’è chi lo sta facendo da ore.

Un giochino

Magari c’è qualche indizio anche nel link presente in questo tweet, che permette di rivedere, in modo originale, alcune delle più importanti scene di cui è protagonista William.

I libri di William

Quando William mette la scheda con il suo profilo nel libro, si vedono i titoli di alcuni dei libri che ha in casa. Ci sono un paio di libri di Plutarco – filosofo, storico e scrittore greco – e poi ci sono Mattatoio n° 5 di Kurt Vonnegut e Jude l’Oscuro di Thomas Hardy, che parla di un suicidio. Il protagonista del libro di Vonnegut (avete già trovato qualcuno nella vita che vi abbia detto «devi leggerlo», vero?) ha invece un protagonista che si chiama Billy ed è pieno di flashback.

Teorie, teorie dappertutto

Prima che l’ultimo episodio chiarisca molte cose e lasci molte domande in attesa della terza serie (ci sarà di sicuro, ma non si sa quando), è ovviamente pieno di teorie di ogni tipo. È probabile che nei prossimi giorni ne raccoglieremo alcune, ma se proprio non riuscite a resistere ci ha in parte già provato Vulture: quella secondo la quale William è un androide, o quelle secondo cui Emily e Teddy non sono morti o comunque troveranno il modo di tornare. C’è anche chi dice che forse Emily era davvero un androide, nonostante tutte le evidenze facciano pensare il contrario. Un’altra teoria non raccolta da Vulture dice che potrebbe esserci qualche strano legame tra l’Uomo in Nero (William o Bill/Billy, come lo chiama qualcuno) e Old Bill, il vecchio robot con cui Ford era solito fare due chiacchiere nella prima stagione.

Il gioco per smartphone

Il 21 giugno uscirà il gioco per smartphone di Westworld, per Apple e Android. Nell’attesa ci si può già pre-registrare, per avere vantaggi e ricompense all’inizio del gioco, il cui motto è «Don’t play games. Play God».

Il trailer dell’ultimo episodio della seconda stagione

Magari siete di quelli che vogliono mettersi a guardarlo senza sapere NIENTE prima, quindi non scriveremo NIENTE.