Il grande aumento di valore di Bitcoin dipese da una manipolazione del mercato?

Lo sostiene un nuovo e attendibile studio, che sembra confermare una teoria che circola da mesi

(JACK GUEZ/AFP/Getty Images)
(JACK GUEZ/AFP/Getty Images)

Almeno metà dell’aumento di valore avuto dai Bitcoin nella seconda metà del 2017 dipese da una specifica manovra per manipolare il mercato, sostiene un nuovo studio pubblicato mercoledì da John Griffin, docente di finanza alla University of Texas, e dal suo studente Amin Shams.

La teoria di Griffin è che la manipolazione sia stata compiuta da una o più persone utilizzando Tether, una criptovaluta intorno alla quale circolano dubbi da tempo, e attraverso il sito di exchange (cioè per comprare e vendere criptovalute) Bitfinex, i cui legami con Tether sono opachi. Quella di Griffin non è una teoria nuova: negli scorsi mesi diversi blogger e analisti avevano ipotizzato che ci fosse stata una manipolazione del mercato attraverso Tether e Bitfinex (ne avevamo anche parlato sul Post). Ma questa è una delle analisi più complete realizzate finora sul fenomeno, e sta per questo ricevendo molte attenzioni sui siti specializzati e non.

A partire dalla metà del novembre del 2017, il valore di Bitcoin cominciò ad aumentare a ritmi mai visti prima: nel giro di poco più di un mese passò da circa 6mila dollari a quasi 20mila, diventando una delle storie dell’anno. Da allora il valore di Bitcoin è sceso drasticamente, e negli ultimi giorni ha subito un nuovo calo arrivando intorno ai 6.500 dollari. Bitcoin però non è l’unica criptovaluta: ce ne sono decine di meno conosciute, tra cui Tether. Attualmente è l’11esima per volume d’affari, esiste dal 2015 e ha come simbolo USDT. Funziona però in un modo particolare, perché si basa sul dollaro americano: ogni unità di USDT vale con un certo grado di approssimazione un dollaro, e viene utilizzata soprattutto per facilitare le transazioni in criptovalute, che sono infatti più facili e veloci da trasferire da un sito di exchange a un altro se non passano da una valuta tradizionale.

La società che gestisce Tether ha sempre dichiarato di possedere un patrimonio in dollari equivalente ai tether in circolazione, che oggi sono circa 2,5 miliardi. In molti hanno messo in dubbio però che questa riserva esista davvero, e Tether non ha mai fornito prove per dimostrarlo.

Griffin ha analizzato i flussi di criptovalute in entrata e in uscita da Bitfinex, il più grande sito di exchange al mondo per volume d’affari. Ufficialmente Bitfinex è una società separata da Tether, ma in realtà si sa da tempo che hanno lo stesso CEO, Jan Ludovicus van der Velde, e gli stessi dirigenti. Per via di questo collegamento, una teoria che circola da tempo è che Bitfinex abbia creato tether dal nulla, scambiandoli poi con bitcoin: in questo modo avrebbe gonfiato il volume d’affari di Bitcoin (e di conseguenza il valore delle singole unità) con soldi che in realtà non esistevano. Dopo la diffusione di queste ricostruzioni, a dicembre entrambe le società erano state indagate da un’apposita commissione del governo statunitense.

Ora Griffin dice di aver studiato le 87 ore in cui, tra marzo 2017 e marzo 2018, si sono verificati i maggiori acquisti di bitcoin con tether, attraverso Bitfinex e pochi altri siti di exchange. I dati, che sono pubblici per via del funzionamento alla base delle criptovalute (la famosa blockchain), proverebbero la teoria della manipolazione. Griffin sostiene che gli acquisti di bitcoin analizzati rappresentino meno dell’1 per cento di quelli totali nel periodo studiato, ma da soli abbiano rappresentato almeno il 50 per cento dell’aumento di valore di Bitcoin.

Secondo Griffin, i dettagli ricorrenti di queste operazioni, tipo il numero di bitcoin acquistati o il fatto che nei tre giorni precedenti a tutte queste operazioni erano state emesse larghe quantità di nuovi tether, e che nell’ora precedente il valore dei bitcoin fosse diminuito, escludono la possibilità che sia un fenomeno casuale. Il pattern sospetto si era interrotto dopo che Tether aveva smesso di emettere nuove unità a gennaio. Le operazioni erano riconducibili spesso a un ristretto e preciso gruppo di portafogli virtuali. Una manipolazione analoga, secondo Griffin, è stata portata avanti per mantenere stabile il valore di Bitcoin in alcuni momenti in cui era in calo.

Griffin ha basato le sue conclusioni sullo studio di milioni di operazioni, ma non ha prove concrete che Bitfinex abbia tramato in accordo con Tether per manipolare il mercato: e van der Velde ha negato qualsiasi coinvolgimento delle due società. Diversi esperti, come Sarah Meiklejohn della University College London, che è stata tra le prime a usare questo sistema di analisi, o Philip Gradwell, capo degli economisti a Chainalysis, una società che studia la blockchain, hanno detto che lo studio di Griffin è credibile. Lo stesso Griffin, poi, in passato aveva già scoperto un’importante manipolazione sui mercati finanziari tradizionali, e gestisce una società che si occupa di frodi sul mercato delle criptovalute. È possibile che queste nuove scoperte portino a nuove indagini, o che contribuiscano a quelle già in corso sulle due società.