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  • Mercoledì 23 maggio 2018

Yates, Dumoulin e tantissima salita, al Giro

Restano quattro tappe e decine di chilometri di salita: Yates dovrà difendersi e Dumoulin attaccare, ma è meno facile di così

(TIM DE WAELE/AFP/Getty Images)
(TIM DE WAELE/AFP/Getty Images)

Chi ha seguito il Giro d’Italia di quest’anno, iniziato il 4 maggio a Gerusalemme, sa che per molti giorni si è parlato di quanto la tappa a cronometro corsa ieri, da Trento a Rovereto, avrebbe cambiato la classifica generale e, forse, il proprietario della Maglia rosa. In realtà ha cambiato la classcenifica ma meno del previsto, e la Maglia rosa continua a indossarla il britannico Simon Yates, che ora è il grande favorito per la vittoria finale. La Trento-Rovereto avrebbe dovuto essere la tappa della rimonta di Tom Dumoulin, il suo principale avversario, mentre ora restano solo salite: e sulle salite sono due settimane che Yates arriva sempre davanti a Dumoulin. Inoltre tutti gli altri corridori sono sembrati meno forti di Yates e hanno almeno tre minuti di ritardo da lui.

La tappa che avrebbe dovuto riaprire il Giro, che finirà domenica a Roma, sembra quindi averlo chiuso. Ma è uno di quei casi in cui vale dire che “può ancora succedere di tutto”: perché da giovedì a sabato ci sono tre tappe con migliaia di metri di dislivello, salite sterrate e cime oltre i duemila metri; e perché non sarebbe certo la prima volta in cui, nella terza settimana di un grande giro, un corridore va in crisi e, magari in una sola salita, manda all’aria il lavoro di migliaia di chilometri. Basta un raffreddore, una curva sbagliata, una catena che salta quando non dovrebbe, una crisi di fame o un colpo di freddo. Due anni fa, a tre tappe dalla fine, al primo posto c’era l’olandese Steven Kruijswijk e al quarto posto, a quasi cinque minuti di ritardo, c’era Vincenzo Nibali. Alla fine vinse Nibali.

La cronometro di ieri, martedì 22 maggio, era lunga 34 chilometri ed era quasi tutta in pianura; fatta eccezione per qualche tratto cittadino a Trento, era fatta da stradoni lunghi e dritti, ideali per gli specialisti delle tappe a cronometro, come Dumoulin: era il favorito per la vittoria di tappa e ci si aspettava che potesse recuperare a Yates tra i due e i tre minuti. Invece la tappa l’ha vinta l’australiano Rohan Dennis e Dumoulin è arrivato terzo, recuperando poco più di un minuto a Yates, che ha fatto una delle migliori cronometro della sua carriera ed è arrivato 22º: un ottimo risultato, dato che non è uno specialista. Dumoulin è andato un po’ peggio del previsto, Yates un po’ meglio: fatto sta che ora Yates è ancora in Maglia rosa, con 56 secondi di vantaggio su Dumoulin.

Tom Dumoulin (LUK BENIES/AFP/Getty Images)

Tra gli altri, è andato bene il britannico Chris Froome e non è andato male l’italiano Domenico Pozzovivo, che sono ora al quarto e al terzo posto in classifica. Nella cronometro è andato sorprendentemente bene anche Fabio Aru, che è arrivato sesto: decisamente il miglior risultato a cronometro della sua carriera, dopo che nella tappa alpina di domenica era arrivato venti minuti dopo i primi, uscendo definitivamente di classifica. Ma nella serata del 23 maggio Aru, così come altri cinque corridori, è stato sanzionato dalla giuria che, usando il corrispettivo ciclistico del VAR calcistico, gli ha dato una penalità di 20 secondi per aver impropriamente sfruttato la scia di altri corridori, altre auto o altre moto. Nella tappa di oggi, da Riva del Garda a Iseo, la classifica generale non è cambiata.

Yates e Dumoulin, dicevamo.

Yates è forte e ha una squadra forte, e a suo favore ci sono i fatti recenti: in questo Giro ha mostrato grande lucidità, un ottimo stato di forma e una considerevole capacità di capire i momenti, come nella tappa di domenica con arrivo a Sappada in cui, indossando già la Maglia rosa, ha attaccato a circa 20 chilometri dal traguardo, vincendo in solitaria. A suo sfavore c’è il passato meno recente: ha 25 anni e finora non era mai andato così forte per tre settimane di fila. I suoi migliori risultati nei grandi giri sono stati un sesto posto alla Vuelta del 2016 e un settimo posto al Tour del 2017. Ma è pur sempre un corridore che – seppur compostissimo e molto efficace in salita – arriva dal ciclismo su pista: chissà come se la caverà a gestire la tanta pressione, il poco fiato e il tanto mal di gambe che sicuramente gli capiterà di avere in cima al Sestriere, al Cervino e al Colle delle Finestre.

Simon Yates (ANSA/DANIEL DAL ZENNARO)

A favore di Dumoulin c’era questa cronometro: l’ideale per lui sarebbe stato conquistare la Maglia rosa e poi passare i prossimi giorni a difendersi dagli attacchi di Yates. Ora è tutto il contrario: Yates dovrà difendersi e Dumoulin attaccarlo. Dumoulin ha un paio di anni in più di Yates e ha già fatto vedere di saper reggere bene fatiche e ansie che arrivano alla terza settimana di un grande giro: l’anno scorso lo vinse, il Giro, nonostante a un certo punto se la fosse vista brutta.

La domanda da un milione di dollari è questa, per Dumoulin: come fai, in tappe piene di salite, ad arrivare al traguardo prima di uno che in salita va più forte di te? Devi sperare che abbia una giornata no; devi rendere la corsa difficile per far aumentare le possibilità che lui abbia una giornata no; e devi metterti nelle condizioni di accorgerti della sua giornata no e, se riesci, trarne vantaggio. Dumoulin dovrà provare a isolare Yates, lasciarlo senza o con pochi compagni di squadra, attaccarlo da lontano: inventarsi qualcosa alla Contador o alla Nibali. Il rischio, in questo caso è lasciare un sicuro secondo posto e, nel tentativo di giocarsi il tutto per tutto per il primo, finire per perdere minuti.

Tom Dumoulin (LUK BENIES/AFP/Getty Images)

Discorsi simili a quelli fatti per Dumoulin valgono anche per tutti quelli che in classifica stanno dietro di lui: Pozzovivo potrebbe difendere il terzo posto o provare a rischiare per vedere che succede; Froome potrebbe limitarsi a giocarsi il terzo posto con Pozzovivo o – magari con l’aiuto della sua squadra la Sky, e magari in accordo con Dumoulin per via dei comuni interessi – provare a far saltare il banco e puntare alla Maglia rosa. È difficile che succeda: una vittoria finale di Yates è data 1,2:1; quelle di Dumoulin, Froome e Pozzovivo sono quotate a 5, 15 e 20 (scommettendo un euro se ne prenderebbero 5, 15 o 20). Poi, come sempre nel ciclismo, tra un pensiero e un risultato ci sono centinaia di migliaia di pedalate da fare. Magari Pozzovivo e Froome vorrebbero anche, ma servono le gambe.

Parlando dopo la cronometro, Dumoulin ha detto di essere un po’ deluso dalla sua cronometro e che perché lui vinca il Giro «dovrebbe succedere qualcosa di pazzo». Ha detto, di Yates: «Ora come ora, se dovessi attaccarlo lui mi attaccherebbe due volte più forte. Quindi non so ancora bene quale sarà il piano: adesso Yates è semplicemente troppo più forte di me». Ma ha anche detto: «Arrendermi? Certo che no, non posso che provarci».

Dopo la sua cronometro Yates ha per prima cosa fatto notare di aver fatto un po’ fatica: «Negli ultimi dieci chilometri è stato come morire un migliaio di volte». Poi ha detto che ora la sua tattica cambierà: «Mi spiace per i tifosi ma purtroppo ora dovrò correre un po’ più sulla difensiva». Anche Froome, uno che si intende di vittorie ai grandi giri, ha detto: «Non vedo nessuno che possa togliere la Maglia rosa a Yates».

Simon Yates (LUK BENIES/AFP/Getty Images)

Oggi c’è stata la tappa del Franciacorta, perché parte da Riva del Garda e arriva a Iseo: non ha cambiato la classifica ma ha aggiunto chilometri nelle gambe di tutti; giovedì c’è una tappa pianeggiante con arrivo finale a Prato nevoso, una salita di 15 chilometri, con pendenza media intorno al 7 per cento; venerdì c’è la tappa con il Colle delle Finestre – con diversi chilometri sterrati – e quattro Gran premi della montagna; sabato ci saranno tre salite, con un dislivello totale di oltre 4.500 metri.