Cosa si dice di “Solo: A Star Wars Story”

Di tutto: e le opinioni sono così contrastanti che vi verrà voglia di vederlo anche solo per decidere chi ha ragione

Solo: A Star Wars Story sarà nei cinema italiani dal 23 maggio. Ma dopo che è stato proiettato fuori concorso al Festival di Cannes i critici cinematografici hanno potuto scrivere e pubblicare le loro opinioni a riguardo. La prima cosa da dire è che è un film, e per di più un film di Star Wars: due generi di cose su cui le persone tendono ad avere idee molto diverse, e molto radicate. Fare una sintesi di quello che è stato scritto non è facile, ma in generale, facendo una media tra le recensioni principali, il film sta sopra la sufficienza, la recitazione è buona e la storia funziona. Ma ci sono opinioni decisamente positive o convintamente negative.

Prima di arrivarci, le cose essenziali da sapere: Solo: A Star Wars Story: è uno spin-off (il secondo dopo Rogue One) della saga di Star Wars. Incentrato sulla vita di Han Solo, uno dei protagonisti della “vecchia” trilogia. Solo è interpretato da Alden Ehrenreich e tra gli altri attori ci sono Woody Harrelson, Emilia Clarke, Donald Glover, Thandie Newton e Phoebe Waller-Bridge. Solo: A Star Wars Story ha avuto una storia travagliata: a metà riprese i due registi originali, Phil Lord e Chris Miller, sono stati licenziati e sostituiti con Ron Howard. Si dice Howard sia stato chiamato per normalizzare il film.

Rotten Tomatoes, aggregatore di recensioni professionali, ne ha già raccolte più di 100 su Solo: A Star Wars Story: 74 sono state considerate positive, il resto prevalentemente negative. Il voto medio, stando alle opinioni o ai voti espressi dai critici, è di 6,5 su 10. La sintesi di tutte le recensioni principali fatta da Rotten Tomatoes è: «Il film ha delle pecche, ma è comunque una divertente e vivace avventura spaziale, che dovrebbe soddisfare i nuovi arrivati e accontentare anche i vecchi fan, a patto che non vadano al cinema con aspettative troppo alte».

Tra quelli a cui il film è piaciuto c’è Peter Bradshaw, il principale critico del Guardian. Ha dato al film quattro stelle su cinque e ha scritto che meriterebbe di essere un episodio della saga, non solo uno spin-off. Ha scritto che il film «mostra ancora cose che alcuni riterranno ultra-familiari, come scene nel deserto e momenti di cabaret» ma che lui le ha trovate «sinceramente adorabili». Il film è piaciuto tanto anche a Brian Byshop di The Verge, perché «è un omaggio ai film originali ma si distanzia da certi loro canoni. È divertente ma ha anche il coraggio di affrontare certi aspetti cupi del protagonista, che avrebbero potuto essere evitati in nome di un più pulito e inoffensivo film Disney per famiglie». Byshop ha scritto «che ci sono molti momenti di fan service» (cose messe per far piacere agli appassionati) ma che si capisce anche che regista e sceneggiatori volevano davvero esplorare il personaggio di Han Solo. Byshop ha elogiato molto la sceneggiatura di Lawrence Kasdan – già autore di quella di L’Impero colpisce ancora – e di suo figlio Jonathan.

Michael Roffman di Consequence of Sound ha scritto che questo è «il miglior tipo di film di Star Wars» e Kate Erbland di IndieWire ha scritto che è un film che «fa venire voglia di vederne dei seguiti» e si inserisce benissimo nella saga di Star Wars. Christopher Orr, che scrive per Atlantic, ha apprezzato Solo: A Star Wars Story per la sua diversità dagli altri film:

Non c’è la Morte Nera, non c’è la Base Starkiller, non ci sono le navicelle dell’Impero, non ci sono i quartier generali in cui infiltrarsi. Non ci sono chiacchiere sulla Forza, spade laser, Primo Ordine. L’Impero viene giusto menzionato. Questo è un film che sta in quell’Universo ma che, per una volta, non prova a essere una replica dei precedenti.

Alfonso Duralde ha invece scritto su The Wrap che «se si togliessero nomi, volti, luoghi e riferimenti alla saga di Star Wars, sarebbe un film mediocre, che sarebbe accolto con poco entusiasmo e non farebbe venir voglia di nessun sequel». Sam Adams di Slate ha idee simili a Duralde e a tutto un drappello di altri critici per i quali è un film così-così: «The meh is strong with this one» («il mah scorre potente in questo film»), ha scritto, parafrasando la nota frase sulla Forza della saga. Solo: A Star Wars Story è «ben lontano dall’essere un film autosufficiente» ha scritto, aggiungendo che è solo una voce di entrata per Disney, fatto senza passione. «È insopportabile che un film costato così tanto e che occupa un così grande spazio culturale ci provi così poco», ha scritto, aggiungendo che «sembrano due ore di pilota televisivo». Adams ha scritto anche: «Solo non è il peggior film di Star Wars –il tuo record è salvo, La minaccia fantasma – ma è quello con le minori ragioni di esistere, perché è la risposta a una domanda che nessuno si era mai fatto». Alissia Wilkinson ha scritto su Vox che il film è senza immaginazione, senza ragione di esistere, prevedibile e facilmente dimenticabile: «non è brutto, ma non è nemmeno bello».
Anche A.O. Scott del New York Times ha scritto che il film dà risposta a tante domande che, in quarant’anni, lui non si era mai fatto e che più che un film gli è sembrato «una versione filmata di una pagina di Wikipedia».

Oltre a tantissimi “nì”, “meh” e “così così” si trovano anche molti più drastici “no”. Gabriele Niola ha scritto su BadTaste che «Solo: A Star Wars Story è un film che riduce l’età media del target potenziale sconfinando sotto ai 10 anni, annulla ogni invenzione e si condanna da solo, fin dall’inizio, alla mediocrità. Il risultato sarà un film scorrevole, coerente (non proprio sempre sempre) e senza errori ma totalmente dimenticabile, generato da un manualetto breve del cinema d’avventura invece che da un’intelligenza umana». Johnny Oleksinksi ha scritto sul New York Post:

Prima o poi Disney doveva sbattere contro un muro [con uno dei suoi Star Wars]. Ne ha fatti uscire come se fossero fatti in catena di montaggio. All’inizio tutto andava bene, ma ora fanno fatica a tenere il passo con le richieste dei fan […] Solo è la prima vittima – un film così noioso che le università dovrebbero dare crediti a chi lo guarda.

Una delle cose su cui c’è meno disaccordo è invece la buona scelta degli attori e una buona recitazione da parte di quasi tutti loro, in particolare Donald Glover. L’unico attore su cui ci sono opinioni divergenti è Alden Ehrenreich: qualcuno ha detto che se la cava, nonostante il difficile paragone con Harrison Ford; altri hanno scritto che non ha il  carisma e la simpatia necessari. Tra l’altro, pare che Ford abbia visto il film e che gli sia piaciuto.