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  • Sabato 12 maggio 2018

Eurovision, come si vota alla finale di stasera

Con l'app, un sms o una chiamata: la spiegazione del meccanismo dietro alla selezione del vincitore

Il cantante della Repubblica Ceca Mikolas Josef. (Carlos Rodrigues/Getty Images)
Il cantante della Repubblica Ceca Mikolas Josef. (Carlos Rodrigues/Getty Images)

Stasera c’è la finale dell’Eurovision Song Contest, noto anche come Eurofestival, che si svolgerà a Lisbona e sarà trasmessa in diretta su Rai 1 a partire dalle 20.35. Il vincitore dell’Eurovision sarà indicato attraverso i voti provenienti da tutti i paesi partecipanti, anche quelli usciti nelle due semifinali.

(Le canzoni in finale all’Eurovision Song Contest)

Il meccanismo di voto della manifestazione non è semplicissimo: ogni paese assegna un punteggio a ogni canzone, tranne quella del proprio paese: al 50 per cento il giudizio tiene conto di quello ottenuto con il televoto e al 50 per cento di quello proposto da una giuria di esperti. Le giurie hanno già votato in questi giorni, ma i risultati verranno svelati solamente questa sera durante la finale e poi sommati a quelli del televoto. Da casa si può votare in tre modi: attraverso l’app ufficiale dell’Eurovision Song Contest, inviando un sms con il codice della canzone al 4754750, oppure chiamando il 894222 da rete fissa.

Spesso si parla di “geopolitica” dell’Eurofestival, e non è un’esagerazione: puntualmente, infatti, paesi storicamente amici si favoriscono a vicenda, e paesi rivali si pestano i piedi. L’Italia è tradizionalmente favorita dai voti dell’Albania, mentre tendono a darsi il massimo dei punti anche Regno Unito e Irlanda, o Turchia e Azerbaijan, o Grecia e Cipro. I voti della Bosnia ed Erzegovina spesso si ripartiscono tra Turchia (la componente musulmana) e Serbia (la componente ortodossa). Questo meccanismo diventa evidente soprattutto quando una canzone molto forte, come “1944” dell’ucraina Jamala del 2016, viene votata da tutti tranne che dai paesi rivali (in quel caso, la Russia e i suoi alleati). Per lo stesso motivo, spesso in passato ci sono stati boicottaggi e marette diplomatiche: quest’anno invece no, almeno per ora.