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  • Mercoledì 22 novembre 2023

Maccio Capatonda non è solo Maccio Capatonda

Assieme a uno dei comici più originali in Italia collaborano due autori, Alessio Dogana e Danilo Carlani, e non è così comune

di Gabriele Niola

(Luca Dammicco)
(Luca Dammicco)

Il terzo film del comico Marcello Macchia, conosciuto con il nome d’arte Maccio Capatonda, è online sulla piattaforma streaming Prime Video dal 17 novembre e si intitola Il migliore dei mondi. Come sempre Macchia ne è anche sceneggiatore, montatore e regista. Ma è la prima volta che Maccio Capatonda non è regista unico: condivide invece il lavoro con Alessio Dogana e Danilo Carlani. I tre formano un collettivo chiamato SENEGAL da circa quattro anni, sebbene collaborino alla scrittura dei testi di Capatonda da molto più tempo. Fino a ora con il nome SENEGAL avevano firmato solo produzioni pubblicitarie o sponsorizzate (cioè commissionate da un marchio che intende farsi pubblicità in modo più originale e autoriale).

Per i comici italiani, specialmente quelli la cui comicità è molto personale e dipende dalla mimica o dall’uso della voce, è inusuale lavorare con una squadra fissa di autori, cosa che invece è la regola nell’umorismo anglosassone. Alcuni hanno dei collaboratori, e specialmente per progetti più grandi come i film non è raro che altre persone firmino le sceneggiature, occupandosi non per forza delle gag ma più spesso della struttura e della storia: in Tolo Tolo Checco Zalone è stato sceneggiatore insieme al regista e autore di commedie Paolo Virzì, Aldo Giovanni e Giacomo spesso scrivono i film con Massimo Venier, e Leonardo Pieraccioni ha fatto lo stesso con Giovanni Veronesi. Quasi mai però si parla di squadre fisse di autori. Per questo siamo abituati a immaginare che i comici siano i soli responsabili della loro “personalità comica”, cioè del personaggio che più frequentemente interpretano per far ridere. Lo sono stati Massimo Troisi e Roberto Benigni, e oggi lo sono comici di successo come Alessandro Siani e il duo Ficarra e Picone.

Tutto quello che Maccio Capatonda ha fatto in tv, online e al cinema è stato invece nel tempo frutto del lavoro di diversi autori, e su tutti dello stesso Marcello Macchia che del personaggio e di quel mondo di umorismo rimane il principale artefice, ideatore e costruttore. Tuttavia Dogana e Carlani, avendo collaborato con lui sempre a partire quasi dall’inizio della sua carriera, di fatto possono essere oggi considerati co-autori della peculiare comicità di Maccio Capatonda.

Capatonda è diventato noto lavorando nei programmi della Gialappa’s Band, prima con dei finti reality nella trasmissione Mai Dire Grande Fratello & figli (2004), in cui aveva mostrato la sua particolare abilità nel confezionare surreali spot promozionali imitando toni e convenzioni di quelli veri, e poi con i più noti finti trailer cinematografici a partire dalle trasmissioni Mai dire Lunedì (2005) e Mai dire Martedì (2007). Quei trailer ebbero una circolazione online eccezionale, specialmente per gli standard dell’epoca, costruendo la fama e la riconoscibilità del nome Maccio Capatonda. In quel periodo Macchia aveva già formato una sua casa di produzione, Shortcut Productions, nella quale nel 2009 entrarono Carlani e Dogana: «Siamo arrivati dopo il trailer di La Febbra», racconta Danilo Carlani riferendosi a uno dei più famosi finti trailer di Capatonda. «Saranno più o meno 15 anni che collaboriamo, possiamo dire che abbiamo scritto insieme a lui almeno l’80% delle produzioni commerciali di cui è stato autore».

All’epoca Carlani e Dogana avevano completato insieme gli studi di cinema a Barcellona con l’ambizione di diventare documentaristi. Le loro prime produzioni nel documentario di carattere sociale erano arrivate alla Shortcut di Marcello Macchia, che ha sempre avuto anche altri interessi oltre alla produzione comica, e venne fissato un incontro. Carlani e Dogana in quel momento conoscevano la produzione di Maccio Capatonda solo da una settimana, l’avevano scoperta online per informarsi sulla persona che avrebbero incontrato: «Quando arrivammo a Milano e suonammo alla Shortcut ci aprì Herbert Ballerina!» spiega Alessio Dogana riferendosi a uno dei comici ricorrenti dei video di Capatonda. «Avevamo guardato tutti i loro trailer online in pochi giorni ed eravamo impazziti per quella comicità».

Il primo accordo con la Shortcut fu per la produzione di contenuti seri, del tipo che Dogana e Carlani facevano in quel momento della loro vita: «Solo che noi volevamo fare con lui le cose comiche», dice Dogana, «eravamo letteralmente nella stanza accanto e a un certo punto iniziammo a scrivere delle cose di nostra spontanea volontà. Forse i finti spot di Piccol furono i primi». Da lì iniziò la collaborazione anche sulla parte comica insieme alla squadra di autori con cui Macchia già collaborava. Era il 2009, il periodo in cui Maccio Capatonda collaborava con una piattaforma online che produceva video originali di proprietà della FOX, chiamata FlopTV, e in particolare aveva girato per loro la presa in giro di una soap opera tv intitolata La villa Di Lato.

La particolare comicità di Maccio Capatonda, fondata su un tono grottesco molto riconoscibile e sulla maniera in cui certe battute o certe frasi vengono pronunciate più che sulle parole in sé, rende difficile scrivere per lui. Anche per questo il lavoro sulla scrittura di tutte le persone che hanno lavorato e ancora lavorano con Macchia (Sergio Spaccavento, Daniele Grigolo e Luigi Luciano, cioè Herbert Ballerina) prevede una collaborazione molto stretta: «Perché solo lui sa come pronuncerà una certa frase e quindi che potrà essere divertente», spiega Carlani. «Come tutti i talenti e tutti gli autori, comici o meno, dotati di una personalità spiccata, Marcello, e lo dico positivamente, è un accentratore e ha un’autorialità che va rispettata».

L’ingresso di Dogana e Carlani portò una maggiore struttura e organizzazione narrativa nelle produzioni di Maccio Capatonda. Anche i trailer per le trasmissioni della Gialappa’s Band scritti con loro assunsero una forma di narrazione seriale interna, a partire dalla serie Padre Maronno, incentrata su un uomo che diventa santo, poi ispettore e poi entrambe le cose insieme, assecondando una paradossale evoluzione dei temi e degli argomenti più popolari nelle fiction dei canali generalisti dell’epoca. Anche se non sempre insieme, Dogana e Carlani sono stati tra gli sceneggiatori dei primi film di Maccio Capatonda, Italiano medio nel 2015 (tratto da uno dei molti finti trailer) e Omicidio all’italiana nel 2017. E poi nelle serie tv Mario (2014), Mariottide, la sitcom (2016) e The Generi (2018).

Proprio l’esperienza di realizzazione di The Generi, particolarmente impegnativa perché ogni puntata faceva riferimento a un genere cinematografico diverso e quindi necessitava di ripensare ogni volta scrittura, stile di regia, costumi, scenografie eccetera, spinse Macchia a formare il collettivo e a farsi affiancare da Dogana e Carlani anche alla regia, ambito che in precedenza aveva sempre curato da solo. Macchia rimane invece ancora l’unico montatore di tutto quello che viene firmato da Maccio Capatonda o da SENEGAL.

Il migliore dei mondi è anche il primo film in cui Macchia parla del momento storico in cui è potuto emergere un personaggio particolare come lui (scrittore, regista, attore, produttore e montatore ma esterno ai percorsi professionali che solitamente conducono al cinema e alla televisione in Italia), quello della tecnologia di inizio anni Duemila. La storia di Il migliore dei mondi è infatti quella di una persona dipendente da apparecchiature digitali, smartphone e internet che, in seguito a un incidente, si ritrova in una realtà alternativa in cui tutto è come in quella principale eccetto la tecnologia, rimasta ferma al 1999. La relazione che il protagonista stringe con questo mondo parallelo, le persone che incontra e quello che gli accade, costituiscono la parte comica del film più serio di Macchia, Dogana e Carlani, e «il più realistico», a detta di chi l’ha fatto, sebbene rispetti la comicità che ci si aspetta in un film di Maccio Capatonda.

«Questo alla fine è un film che parla di un tizio che non riesce ad aprirsi emotivamente. In che modo evita questa apertura? Attraverso la tecnologia» spiega Carlani. «Lungo la storia questo personaggio che non può più usare la tecnologia piano piano lo sgretoliamo. Negli anni ’90 forse Danny Boyle [il regista del film Trainspotting] lo avrebbe raccontato attraverso l’uso dell’eroina, per noi anche la tecnologia può essere una droga».

L’idea del film è nata durante i diversi lockdown del periodo pandemico per essere una serie tv intitolata Black Maccio, qualcosa che imitasse la serie britannica Black Mirror e ne fosse al tempo stesso una parodia. Era un’idea concepita senza essere stata commissionata da un canale: il rapporto che è poi nato tra Maccio Capatonda e Prime Video (per la partecipazione ai programmi comici LOL – Chi ride è fuori e poi Prova Prova Sa Sa) ha reso la piattaforma una possibile destinazione e il progetto è passato da essere una serie a un film.

Nel film, oltre a Maccio Capatonda, ci sono altri comici la cui carriera e notorietà devono realmente molto alle tecnologie che la storia immagina non esistano, in quello che provocatoriamente viene definito “il migliore dei mondi”. In diversi momenti compaiono Luca Vecchi del collettivo The Pills, Federica Cacciola (a lungo interprete del personaggio Martina Dell’Ombra), Paolo Sarmenghi (noto online come TurboPaolo) e lo stand-up comedian Stefano Rapone, tutti comici che hanno raggiunto la fama in buona parte grazie a YouTube o ai social network. Inoltre Luigi Di Capua, un altro membro del collettivo The Pills, ha lavorato alla scrittura del film in qualità di story editor (lo sceneggiatore che ha il compito di revisionare la storia).