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  • Martedì 17 aprile 2018

“La casa di carta” incita alla ribellione?

Commentatori e politici turchi vicini al presidente Erdoğan sostengono di sì, e dicono che il trailer della serie tv spagnola diffuso da Netflix sia pieno di messaggi subliminali

Immagine tratta dal trailer turco di "La casa de papel"
Immagine tratta dal trailer turco di "La casa de papel"

Da qualche giorno su Netflix è disponibile la seconda parte della serie spagnola La casa de papel (La casa di carta, nella versione italiana), che racconta la storia di una super rapina nella zecca di Madrid. La casa de papel, considerata una delle migliori serie tv spagnole di sempre, sta avendo molto successo in diversi paesi del mondo: anche in Turchia, dove però nell’ultima settimana se ne sta parlando per altre ragioni. Diversi commentatori e politici vicini al presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, infatti, hanno accusato Netflix Turchia di avere diffuso un trailer di La casa de papel pieno di messaggi subliminali, che inviterebbero alla ribellione contro il governo. Un ex sindaco di Ankara è arrivato a chiedere perfino l’intervento delle forze di sicurezza.

La casa de papel racconta la storia di quella che dovrebbe essere una rapina perfetta ideata dal capo del gruppo di ladri, il “Professore”, personaggio interpretato dall’attore spagnolo Álvaro Morte. Non è solo la storia di una rapina, però: nella serie ci sono diversi riferimenti a un’idea più ampia di ribellione contro il sistema e contro le politiche della Banca Centrale Europea, un’idea che nella testa dei rapinatori dovrebbe raccogliere consensi anche tra la gente fuori dalla zecca, dove i ladri si rinchiudono per giorni per stampare il denaro da rubare. Anche la canzone “Bella ciao”, che compare in diversi momenti della serie, è usata come una specie di richiamo alla rivolta. Pierre Sérisier, che tiene un blog su Le Monde che parla di serie tv, ha scritto che La casa de papel è una «allegoria della ribellione».

Il trailer turco di La casa de papel è stato diffuso dall’account Twitter di Netflix lo scorso 6 aprile. È girato nel quartiere Kadiköy di Istanbul e ha per protagonisti i personaggi della serie tv, che come nella serie indossano una tuta rossa e una maschera del famosissimo pittore Salvador Dalì. In sottofondo si sente la musica di “Bella ciao”.

Il primo a criticare il trailer è stato il noto commentatore televisivo turco Ömer Turan, che ha sostenuto che il breve video contenesse messaggi subliminali diretti agli oppositori del Partito per la giustizia e lo sviluppo (AKP, la sigla in turco), cioè la forza politica al governo di cui fa parte anche Erdoğan. Turan ha scritto: «Nel trailer, uomini e donne che indossano tute rosse attraversano i luoghi più simbolici di Istanbul con sotto la canzone “Bella ciao”, fino a che non si incontrano a Kadiköy. Potrebbe sembrarvi normale che queste persone si incontrino a Kadiköy, simbolo dell’opposizione contro Erdoğan, però no, io non credo che sia normale».

Turan ha criticato anche una scritta che si vede a un certo punto su un murale di Istanbul e che dice: «Berlino è nostro padre». La scritta si riferisce a uno dei protagonisti della serie tv, Berlino: non si conosce infatti la vera identità dei ladri, che si chiamano tra loro con il nome di diverse capitali del mondo. Secondo Turan, però, il riferimento a Berlino avrebbe un significato politico preciso: «È possibile che quelli che seguano la serie abbiano una spiegazione. Però per me [il messaggio] ha a che fare con l’economia, la burocrazia, la banca centrale e l’aumento del valore del dollaro. Questo non è nemmeno un messaggio subliminale, è un messaggio chiaro e internazionale». Secondo Turan, La casa di carta mostrerebbe una forma di rivolta che potrebbe diventare violenta e che potrebbe prendere la forma «di omicidio politico, di terrorismo o di colpo di stato».

Il trailer è stato commentato tra gli altri anche da Melih Gökçek, ex sindaco di Ankara, noto per alcune sue idee estreme e complottiste (una volta sostenne per esempio che dietro ai terremoti in Turchia ci fossero delle potenze straniere). Gökçek ha sostenuto che il trailer invitasse all’omicidio di Ali Koç, uno degli uomini d’affari più importanti in Turchia, che è simile a uno dei personaggi mostrati nel breve video promozionale diffuso da Netflix. Riferendosi a una frase detta da Tokyo, altro personaggio della serie, Gökçek ha chiesto l’intervento delle forze di sicurezza turche.

Alla fine di marzo in Turchia è stata approvata l’ennesima misura sostenuta dal governo e dal presidente Erdoğan per limitare la libertà di espressione nel paese. La nuova legge permette alle autorità radiotelevisive di decidere anche sui contenuti online, che finora erano rimasti parzialmente esclusi dallo stretto controllo esercitato dal governo sull’informazione. Il giornale spagnolo El Español ha scritto che se le autorità competenti considerassero che La casa di carta mandi effettivamente un preciso messaggio politico, potrebbero decidere di obbligare Netflix a eliminare la serie dal suo catalogo turco. Finora né il governo turco né Netflix Turchia hanno commentato la discussione nata attorno al trailer negli ultimi giorni, ma i giornali locali – ormai tutti favorevoli a Erdoğan – hanno ampiamente ripreso le critiche.