La versione di Mark Zuckerberg su Cambridge Analytica

Il CEO di Facebook ha ammesso di avere commesso errori e ha annunciato nuove regole per proteggere meglio i dati degli utenti, e aiutarli a capire chi li utilizza

Il CEO di Facebook, Mark Zuckerberg (Justin Sullivan/Getty Images)
Il CEO di Facebook, Mark Zuckerberg (Justin Sullivan/Getty Images)

Mark Zuckerberg ha affrontato per la prima volta pubblicamente il caso di Cambridge Analytica, pubblicando nella serata di mercoledì un lungo post sul suo profilo Facebook. Nel messaggio, indirizzato a tutti gli iscritti al social network, ha ammesso di avere “commesso degli errori” e che “c’è ancora molto lavoro da fare, e dobbiamo migliorare il modo in cui lo facciamo”. Dopo la pubblicazione delle inchieste del Guardian e del New York Times sull’utilizzo non autorizzato di dati di milioni di persone raccolti su Facebook da Cambridge Analytica, una società di marketing molto vicina alla destra statunitense, Zuckerberg non aveva diffuso nessuna dichiarazione, mentre continuavano ad arrivare critiche nei confronti dell’azienda e iniziative legali di vario tipo, soprattutto negli Stati Uniti, come abbiano raccontato qui (mentre qui trovate una spiegazione più articolata del caso Cambridge Analytica).

Nel suo post, Zuckerberg ripercorre i passaggi della vicenda dal punto di vista di Facebook, accusando Cambridge Analytica e lo sviluppatore che raccolse e poi passò i dati all’azienda di avere tradito la fiducia del social network. “Ma si è trattato anche del tradimento del rapporto di fiducia tra Facebook e le persone che condividono con noi i loro dati e si aspettano che noi li proteggiamo. Dobbiamo sistemare questa cosa”.

Zuckerberg ha annunciato di avere avviato indagini approfondite su tutte le applicazioni che sfruttavano i sistemi di Facebook, quando le condizioni d’uso permettevano di raccogliere un maggior numero di dati sugli utenti che le utilizzavano e sulle loro reti di amici. Una pratica che ora non è più consentita, ma che evidentemente all’epoca rese possibile la raccolta di grandi quantità di informazioni. Zuckerberg ha scritto che: “Se troveremo sviluppatori che hanno usato nel modo scorretto informazioni personali identificabili, li bandiremo e avviseremo tutte le persone interessate”. Questo accadrà anche per tutti gli utenti eventualmente coinvolti nel caso Cambridge Analytica.

Come ulteriore misura di sicurezza, Zuckerberg ha annunciato nel suo post che l’accesso ai dati da parte degli sviluppatori sarà regolato in maniera più severa “per evitare qualsiasi altro abuso”. L’accesso ai dati sarà per esempio disattivato per le app non utilizzate negli ultimi tre mesi. Gli stessi dati resi accessibili dalle app saranno meno: potranno accedere solo a nome, foto del profilo e indirizzo email. Per l’accesso a qualsiasi altro dato ci dovranno essere accordi scritti e contratti per gli sviluppatori.

Dal prossimo mese, in testa alla propria sezione Notizie (Newsfeed) sarà mostrato un elenco delle applicazioni cui ci si è iscritti nel corso del tempo, in modo da decidere se revocare l’accesso ai propri dati e cancellarle. (Uno strumento simile esiste già, non nel Newsfeed, e lo trovate qui.)

Zuckerberg si è poi assunto le responsabilità per quanto accaduto:

Ho fatto partire io Facebook, e sono quindi responsabile per ciò che accade su questa piattaforma. Sono seriamente intenzionato a fare il necessario per proteggere la nostra comunità. Anche se un caso specifico come quello di Cambridge Analytica non dovrebbe più succedere con le app di oggi, questo non cambia ciò che è accaduto nel passato. Da questa esperienza potremo imparare a rendere più sicura la nostra piattaforma e a rendere più sicura la nostra comunità.
Desidero ringraziare tutti coloro che continuano a credere nella nostra missione e nel nostro lavoro per costruire insieme una comunità. So che sistemare queste cose richiede più tempo di quanto vorremmo, ma vi prometto che lavoreremo per rendere un servizio migliore a tutti.