Di nuovo le Olimpiadi invernali a Torino?

La sindaca Chiara Appendino vorrebbe presentare una "manifestazione di interesse" ma un pezzo del suo partito non la pensa come lei, e oggi l'ha scaricata in consiglio comunale

Chiara Appendino (ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO)
Chiara Appendino (ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO)

Da qualche giorno a Torino è in corso una discussione politica sull’opportunità di candidare la città a ospitare le Olimpiadi invernali del 2026, quindi vent’anni dopo le Olimpiadi che Torino ha già ospitato nel 2006. È una discussione interessante e accesa perché la proposta di presentare una “manifestazione di interesse” è arrivata dall’attuale sindaca Chiara Appendino, che durante la campagna elettorale aveva spesso criticato le precedenti amministrazioni per aver messo a repentaglio le finanze comunali con le Olimpiadi del 2006, e il cui partito – il Movimento 5 Stelle – è da sempre più che scettico verso i cosiddetti “grandi eventi”.

Secondo quanto riferiscono i giornali è stato Beppe Grillo, co-proprietario del Movimento 5 Stelle, a sostenere per primo questa possibilità con i dirigenti torinesi del partito. A Grillo è stata attribuita questa frase, mai smentita, pronunciata al telefono a un gruppo di attivisti torinesi del suo partito: «Dobbiamo provare a ideare un’Olimpiade diversa, un’olimpiade sostenibile, a zero debiti, non possiamo perdere l’opportunità di dimostrare che il Movimento sa raccogliere le sfide e provare a gestire cose complicate». È la stessa tesi della sindaca Chiara Appendino, che il 10 marzo ha scritto su Facebook: «Zero debito per gli Enti Locali; Recupero e riuso del patrimonio impiantistico, residenziale e infrastrutturale esistente; Sostenibilità sotto ogni punto di vista: ambiente, mobilità, energia, lavoro; Controllo dell’ANAC a tutela della legalità. Sono solo alcuni dei punti con i quali vogliamo provare a dimostrare che un’idea nuova e diversa di Olimpiade esiste».

Appendino oggi voleva presentare in consiglio comunale una mozione per presentare una “manifestazione d’interesse” – «per arrivare a proporre un modello rivoluzionario che possa anche essere da esempio per chi verrà dopo di noi» – ma ha dovuto rinunciare: quattro consiglieri comunali del suo partito non si sono presentati – sono descritti dalla stampa come i più intransigenti contro le Olimpiadi – e hanno fatto mancare il numero legale (mancavano anche diversi consiglieri di opposizione). Appendino ha pubblicato allora sul Blog delle Stelle – uno dei tanti blog che fanno riferimento al Movimento 5 Stelle – il discorso che avrebbe voluto pronunciare durante la seduta. Nel testo, si legge:

Le Olimpiadi Invernali di Torino 2006 hanno segnato la nostra Città. Se da un lato hanno lasciato un ricordo tutt’ora vivo nei torinesi, che ha proiettato l’immagine di Torino a livello mondiale, dall’altro quel segno è altrettanto vivo e forte nei bilanci della Città e in un’eredità pesante con cui ancora facciamo i conti. Parliamo di enormi debiti, parliamo di strutture inutilizzate, di impianti sportivi in disuso e di mancate occasioni di rilancio per il territorio dovute all’incuria del post-olimpiadi. Ma è proprio questa eredità impiantistica che è il nodo da cui partono gli argomenti delle prossime righe.

Il nostro territorio, unico in Europa, raccoglie dal 2006 una grande quantità di strutture, di residenze, di impianti. Un patrimonio che c’è già, che non deve essere costruito. Un imprescindibile punto di partenza da valorizzare e da cui ripartire. Si tratta di una enorme differenza rispetto a qualsiasi altra Città europea, e in particolare con Roma, così sgombriamo subito il campo da eventuali parallelismi.

Appendino riconosce poi che gli impianti di Torino hanno bisogno di «importanti ristrutturazioni» ma propone di fare delle Olimpiadi invernali del 2026 un modo per dimostrare che «quello che abbiamo conosciuto non è l’unico modo di gestire un grande evento. Che abbiamo tutte le carte in regola per far sì che alla base di un impegno collettivo vi siano valori stringenti di innovazione, sostenibilità, ritorno per il territorio, eredità materiali e immateriali che siano un ulteriore punto di partenza per tutte e tutti e non semplicemente la fine di un evento». Appendino proverà a presentare la mozione mercoledì al consiglio metropolitano, ma – scrive Repubblica – «rischia di ritrovarsi la stessa fronda».

In consiglio comunale la maggior parte dei partiti di opposizione si è detta favorevole alla manifestazione di interesse, e sta criticando Appendino per non aver saputo farsi seguire dal suo partito. Sergio Chiamparino, sindaco di Torino prima, durante e dopo le Olimpiadi del 2006, oggi presidente del Piemonte, ha detto che «quanto accaduto oggi è un segnale di inaffidabilità del Movimento 5 Stelle di fronte a scelte strategiche per il futuro della nostra comunità, e di scarsa considerazione per tutti i torinesi che vedono nella candidatura una nuova opportunità». Chiamparino ha detto che Torino rischia «di dare il segno di una comunità divisa, l’esatto opposto di quel saper fare squadra che ci portò alla realizzazione dell’esaltante stagione olimpica del 2006».

Stefano Lo Russo, capogruppo del PD in consiglio comunale, ha detto che «l’episodio di oggi segna una netta e profonda discontinuità. Auspichiamo che nel giro di pochi giorni la sindaca torni in aula per una discussione seria, perché la città non può essere ostaggio di 4 consiglieri». Mimmo Carretta, segretario metropolitano del PD e promotore della mozione a favore delle Olimpiadi, si è detto preoccupato per «il silenzio della sindaca, che temiamo possa compromettere il percorso».

Il Movimento 5 Stelle ha sempre avuto posizioni molto scettiche, quando non apertamente contrarie, sui cosiddetti “grandi eventi”, che ha giudicato sempre come stratagemmi per far arricchire gli imprenditori del settore edile e immobiliare, stravolgere le città, incentivare la corruzione e caricare gli enti locali di debiti ingentissimi: anche per queste ragioni Virginia Raggi ritirò la candidatura di Roma a ospitare le Olimpiadi estive del 2024. Raggi citò proprio Torino tra gli esempi negativi, nel suo discorso:

Speculazione edilizia, affari per le lobby, impianti mai completati, strutture abbandonate, debiti e sacrifici per i cittadini. Siamo contrari alla candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2024 perché non vogliamo ipotecare il futuro dei romani e degli italiani in cambio dell’ennesima promessa da parte di chi finora non ha mai mantenuto la propria parola. Abbiamo sotto gli occhi cosa hanno lasciato gli ultimi “grandi eventi” che avrebbero dovuto risollevare il Paese: i cantieri incompiuti dei Mondiali di nuoto di Roma del 2009, le infrastrutture abbandonate dei Giochi invernali di Torino 2006, il fallimento di Expo Milano 2015, il flop dei Giochi del Mediterraneo di Pescara 2009; la ricostruzione infinita dell’Aquila dopo il terremoto; la colata di cemento sull’isola La Maddalena in Sardegna che avrebbe dovuto ospitare il G8 del 2009. E i miliardi di euro di debito che gli italiani continuano a pagare mentre qualcuno si è arricchito alle loro spalle.

Le Olimpiadi di Torino del 2006 sono considerate da moltissime persone – anche chi inizialmente ne criticava il progetto – un successo per come consentirono di rinnovare molte zone della città, dotarla di nuove infrastrutture e soprattutto cambiare la percezione interna ed esterna di un posto fin lì associato soprattutto alle fabbriche e alla classe operaia: è opinione condivisa che i Giochi del 2006 abbiano reso Torino una città più internazionale e meno provinciale. Al tempo stesso, però, alcune strutture costruite appositamente per l’evento sono state gestite male e ora sono abbandonate, e il comune di Torino ha visto aumentare moltissimo il suo indebitamento, tanto che oggi Torino è considerata la grande città più indebitata d’Italia.