L’hanno vinto anche loro

Volete vedere un bel film, stasera? Questi sette hanno vinto l'Oscar ma li ricordiamo meno di altri

Nella notte tra domenica e lunedì la 90esima cerimonia degli Oscar ha assegnato 24 premi, ma quello di cui ci si ricorderà è soprattutto quello per il Miglior film. Negli ultimi tre anni hanno vinto Birdman, Il caso Spotlight e Moonlight; quest’anno ha vinto La forma dell’acqua. Di questi è facile sapere almeno qualcosa, magari anche senza averli visti: ed è facile sapere qualcosa anche di alcuni grandi film che l’Oscar più importante l’hanno vinto qualche anno o decennio fa, come Il Gladiatore nel 2001, Il silenzio degli innocenti nel 1992 o Rocky nel 1977. Anche andando ancora più indietro, hanno vinto l’Oscar per il Miglior film Casablanca, Via col vento o Lawrence d’Arabia. Sono grandi classici: tanti li hanno visti, praticamente tutti li conoscono almeno un po’.

Ma tra i Migliori film della storia degli Oscar ce ne sono anche altri che sono rimasti un po’ di meno, almeno nei discorsi di quello che si chiama “grande pubblico”. Ne abbiamo scelti otto, partendo dagli anni Trenta e arrivando a quello che vinse nel 2010.

I pionieri del West (1931)

Lo diresse Wesley Ruggles e fu il primo western a vincere l’Oscar per il Miglior film: il secondo – e per ora ultimo – fu Balla coi lupi, nel 1990. Parla di una famiglia dell’Oklahoma che tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento decide di aprire un giornale. Il film costò un milione e mezzo di dollari: tantissimi per l’epoca, specie se si pensa che fu prodotto durante la Grande Depressione. Tra i film che hanno vinto l’Oscar è quello che ha il voto più basso su IMDb, ma bisogna anche dire che è stato votato da meno di cinquemila persone.

Giorni perduti (1946)

È diretto da Billy Wilder e il protagonista è Ray Milland: vinsero anche l’Oscar per la Miglior regia e il Miglior attore. Il film – tratto da un omonimo romanzo di due anni prima – vinse anche l’Oscar per la Miglior sceneggiatura non originale. È anche uno dei due film ad aver vinto sia l’Oscar che il premio più importante del Festival di Cannes (che ai tempi non si chiamava ancora Palma d’oro). È un film drammatico che parla dell’alcolismo di uno scrittore, raccontando una storia che si sviluppa in quattro giorni, .

Da qui all’eternità (1954)

Ci sono Burt Lancaster e Montgomery Clift, due tra i più importanti attori della storia del cinema. Il regista è Fred Zinnemann. È ambientato nel 1941 alle Hawaii e parla di un militare ed ex pugile che si rifiuta di partecipare a degli incontri di pugilato organizzati dagli altri militari e per questo viene punito in vari modi. Lui ha scelto di non combattere più dopo aver quasi ucciso un suo amico; intanto c’è anche un sergente che ha una relazione segreta con la moglie di un comandante. È ambientato alle Hawaii, nel 1941: nel dicembre di quell’anno ci fu l’attacco di Pearl Harbor. Un critico italiano lo recensì così su Segnalazioni cinematografiche: «La trama è resa interessante dalla vivacità dei molti episodi che si inseriscono nella vicenda e dall’abilità di molti noti attori. Buona la regia».

Tom Jones (1964)

Siamo arrivati ai film a colori. Questo fu diretto dal britannico Tony Richardson ed è tratto dall’omonimo romanzo di Henry Fielding. È ambientato nell’Inghilterra del Diciottesimo secolo e il protagonista è Tom Jones, un ragazzo adottato da un ricco signore, che lo cresce insieme al nipote. Il nipote ne è ovviamente geloso e tra i due c’è di mezzo anche una donna. Si dice che fu l’ultimo film visto da John F. Kennedy prima di essere ucciso ed è per questo film che il cantante Thomas John Woodward scelse come nome d’arte Tom Jones.

Patton generale d’acciaio (1971)

Vinse battendo, tra gli altri, M*A*S*H e Airport. Uno degli sceneggiatori è Francis Ford Coppola, il regista è Franklin J. Schaffner (quello di Il pianeta delle scimmie). Vinse sette Oscar compresi quelli per regia, attore protagonista (George G. Scott) e sceneggiatura originale. Scott si rifiutò di ritirare l’Oscar, definendo la cerimonia una «inutile esposizione di carne umana fine a se stessa». Il film è ambientato durante la Seconda guerra mondiale e parla di un pezzo della vita del generale George S. Patton, realmente esistito. È famosa la prima scena in cui Scott (che interpreta Patton) fa un discorso da un palco, con dietro un’immensa bandiera americana.

Gente comune (1981)

Ci avviciniamo ad anni recenti e quindi è più facile ricordarselo, ma questo è forse rimasto un po’ meno di altri: per fare due esempi, l’anno prima vinse Kramer contro Kramer e l’anno dopo Momenti di gloria. È tratto dal romanzo Gente senza storia, scritto nel 1979 da Judith Guest, e il regista è Robert Redford, che vinse anche l’Oscar per la regia. Parla di cosa succede a una famiglia dopo la morte del figlio maggiore. Ci sono Donald Sutherland, Mary Tyler Moore e Timothy Hutton. Il film è famoso anche per la colonna sonora, con il canone di Pachebel.

Hurt Locker (2010)

È diretto da Kathryn Bigelow, l’unica donna ad aver vinto l’Oscar per la Miglior regia. Il film racconta la storia di un gruppo di artificieri e sminatori dell’esercito statunitense in missione in Iraq. Lo sceneggiatore è il giornalista Mark Boal, che fece l’inviato durante la guerra in Iraq, seguendo proprio una squadra di artificieri. Piacque a molti – Richard Corliss scrisse sul Time che era vicino alla perfezione – ma non al noto critico italiano Paolo Mereghetti:

Due ore e dieci di azione e tensione ma anche di luoghi comuni sull’uomo di fronte al pericolo, sul rifiuto e insieme il bisogno di affetti, sul cameratismo e la paura. Diretto con professionalità ma senza nessuna originalità né distanza critica e mille miglia lontano da quei registi (Kubrick, De Palma, persino Stone) che hanno saputo riflettere davvero su questi temi. Una specie di Rambo a Bagdad, meno fumettistico ma ugualmente schematico.