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  • Giovedì 22 febbraio 2018

L’imputato per il rapimento della modella inglese a Milano ha cambiato versione

Ora Lucasz Herba dice che Chloe Ayling era d'accordo con lui e che rapimento e sequestro furono una messa in scena

Il polacco Lucasz Herba, accusato del rapimento e del sequestro della modella Chloe Ayling, durante il suo processo a Milano, il 13 dicembre 2017 (ANSA / MATTEO BAZZI)
Il polacco Lucasz Herba, accusato del rapimento e del sequestro della modella Chloe Ayling, durante il suo processo a Milano, il 13 dicembre 2017 (ANSA / MATTEO BAZZI)

Lucasz Herba, il cittadino polacco attualmente sotto processo alla Corte d’Assise di Milano per il presunto sequestro della modella inglese Chloe Ayling, avvenuto dall’11 al 17 luglio dell’anno scorso, ha cambiato la sua versione dei fatti sulla vicenda. Herba ha accusato Ayling di complicità nel rapimento: ha detto di non aver mai minacciato la modella fisicamente e psicologicamente, di averla attirata a Milano con un’offerta di servizio fotografico e con l’intento di rapirla, ma anche di averle proposto di inscenare il sequestro insieme. Nella prima versione dei fatti fornita da Herba durante le indagini, rapimento e sequestro erano stati compiuti per conto di «tre rumeni di Birmingham» che in cambio gli avrebbero dato dei soldi per pagarsi delle cure mediche.

La storia dall’inizio, in breve
Chloe Ayling ha 21 anni ed è una modella. Lo scorso 10 luglio era andata a Milano per partecipare a un servizio fotografico e il giorno successivo si era recata all’indirizzo che le era stato indicato, nella zona sud di Milano. La sera avrebbe dovuto prendere un aereo per tornare a Londra, ma non si era presentata in aeroporto e quindi il suo agente ne aveva denunciato la scomparsa. Nei giorni successivi l’agente aveva ricevuto alcune email in cui gli veniva chiesto un riscatto prima di 300mila dollari, poi di 50mila.

Secondo la versione dei fatti di Ayling, al suo arrivo all’appuntamento per il servizio fotografico due persone l’avevano bloccata per poi farle un’iniezione che le aveva fatto perdere conoscenza. Al suo risveglio, aveva raccontato, si era trovata legata all’interno del baule di un’automobile e dopo un viaggio di tre ore era stata portata in un casolare isolato vicino a Viù, un piccolo paese in provincia di Torino. Il 5 agosto – dopo essere stata liberata – Ayling aveva ricostruito gli spostamenti insieme alla polizia e a un’interprete.

Sei giorni dopo il rapimento, Ayling e Herba si erano presentati al consolato britannico di Milano, poi Herba era stato arrestato con l’accusa di sequestro di persona a scopo di estorsione. Non era e non è tuttora chiaro perché Herba abbia portato Ayling al consolato britannico e sia rimasto con lei fino all’arrivo della polizia italiana. La vicenda era sembrata strana anche per le cose che Herba avrebbe detto ad Ayling durante il sequestro: le avrebbe per esempio spiegato di appartenere a una misteriosa organizzazione internazionale di nome “Black Death”, cioè “Morte Nera”, impegnata in numerose attività illegali, come il rapimento di centinaia ragazze da vendere a facoltosi principi mediorientali che dopo essersi stancati di loro le avrebbero «date in pasto alle tigri». Questo racconto – privo di riscontri di qualsiasi tipo – era stato subito giudicato improbabile e gli investigatori avevano ipotizzato che Herba avesse un problema di mitomania.

Ad agosto Michal Konrad Herba, fratello di Lucasz, era stato arrestato nel Regno Unito con l’accusa di complicità nel sequestro e ora è in attesa di estradizione in Italia: il procedimento è bloccato perché il suo avvocato ha impugnato la decisione con cui i giudici di Londra hanno accettato di consegnarlo alle autorità italiane. Il processo contro Herba era cominciato lo scorso 13 dicembre e poi era stato aggiornato al 7 febbraio. Nel frattempo Ayling ha scritto un libro sulla vicenda per la casa editrice britannica John Blake, specializzata in libri che raccontano storie di crimini realmente accaduti: il libro si intitola Six Days, cioè “Sei giorni”, e dovrebbe uscire all’inizio di aprile.

La nuova versione dei fatti di Herba
Nella sua deposizione al processo, Herba ha detto che Ayling: «Era d’accordo con me, aveva accettato la mia proposta di un finto sequestro, perché voleva popolarità e avevamo concordato che i soldi che avremmo guadagnato li avremmo divisi e poi potevamo anche uscire insieme». Herba ha sostenuto di aver conosciuto Ayling attraverso Facebook nel 2015, di averle parlato dell’idea di un finto rapimento già allora e che inizialmente questo rapimento avrebbe dovuto aver luogo a Parigi, nell’aprile del 2017, ma che poi era stato annullato per via dell’attentato sugli Champs Elysées. Ha anche detto di aver scritto insieme ad Ayling l’email con la richiesta di riscatto per il suo agente.

Agli atti dell’inchiesta non risultano scambi di messaggi via Facebook tra Herba e Ayling anche se è stato appurato che lui chiese di essere aggiunto agli amici di lei nel marzo del 2015 e lei accettò la richiesta. L’avvocata di Herba, Katia Kolakowska, ha detto al Post che questi presunti messaggi tra i due ci furono, ma successivamente furono cancellati. Il pubblico ministero Paolo Storari ha paragonato la ricostruzione dei fatti data da Herba al programma televisivo Scherzi a parte e ha chiesto alla Corte d’Assise di valutare l’idea di sottoporre Herba a una perizia psichiatrica.