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  • Venerdì 16 febbraio 2018

Cosa dicono le indagini sulla strage in Florida

Dopo avere ucciso 17 persone, Nikolas Cruz si è nascosto tra gli studenti e ha lasciato la scuola, prima di essere fermato dalla polizia: aveva un passato molto complicato

Partecipanti a una veglia organizzata per ricordare i morti e i feriti della strage alla Marjory Stoneman Douglas High School di Parkland, Florida, Stati Uniti (AP Photo/Wilfredo Lee)
Partecipanti a una veglia organizzata per ricordare i morti e i feriti della strage alla Marjory Stoneman Douglas High School di Parkland, Florida, Stati Uniti (AP Photo/Wilfredo Lee)

A Parkland, in Florida (Stati Uniti), continuano le indagini sulla strage nella Marjory Stoneman Douglas High School, dove mercoledì 14 febbraio un ragazzo di 19 anni ha ucciso 17 persone prima di essere arrestato dalla polizia. La sparatoria è la più grave di sempre in una scuola superiore statunitense e l’ultima di una lunga serie di assalti con armi negli istituti scolastici. Mentre politici e osservatori si confrontano sul tema della diffusione delle armi negli Stati Uniti, polizia ed FBI stanno cercando di capire come abbia agito l’autore della strage, Nikolas Cruz, e se ci fossero elementi per prevedere le sue azioni.

La ricostruzione
Cruz è arrivato alla scuola alle 14:19 locali (le 20:19 in Italia) su un’automobile del servizio Uber, poco prima che suonasse la campanella. È entrato in uno degli edifici del campus e ha iniziato a sparare contro alcune persone nei corridoi, prima di entrare e uscire da almeno cinque classi, al primo e al secondo piano. Sentendo gli spari, studenti e professori hanno provato a barricarsi nelle loro aule. Un insegnante è stato ucciso mentre cercava di chiudere la porta. Nascosti sotto i banchi e negli armadi, gli studenti hanno sentito gli spari avvicinarsi, in alcuni casi hanno sentito Cruz uccidere sul colpo alcuni dei loro compagni. Finita la sparatoria, Cruz ha abbandonato il fucile, le munizioni e il resto dell’attrezzatura e si è mischiato alla folla di studenti che sotto la guida della polizia stavano iniziando a uscire dalla scuola.

Nell’edificio ci sono solitamente 900 persone, tra studenti e insegnanti, tra le quali Cruz è riuscito a nascondersi. Non è chiaro se in quei momenti sia stato riconosciuto da qualcuno, visto che frequentava la stessa scuola prima di essere espulso per motivi di condotta. Dopo avere lasciato il campus, Cruz ha comprato una bibita in un vicino fast food. È stato arrestato alle 15:41, circa 80 minuti dopo la sparatoria, mentre stava passeggiando in una via a qualche chilometro di distanza dalla scuola. Era lievemente ferito ed è stato portato in ospedale per accertamenti, prima di essere trasferito in prigione.

Nel pomeriggio di giovedì 15 febbraio Cruz è apparso davanti a una giudice in teleconferenza dalla prigione, che gli ha chiesto se comprendesse le circostanze del caso. Cruz ha risposto con un filo di voce: “Sì, signora”. Secondo i documenti consultati dai media statunitensi, aveva già confessato agli investigatori di essere l’autore della strage. Nei suoi confronti sono state formulate 17 accuse per altrettanti omicidi premeditati.

Cosa sappiamo di Nikolas Cruz
Non risulta che Nikolas Cruz avesse precedenti penali, ma era comunque entrato in contatto più volte con la polizia. Viveva in una zona residenziale di Parkland con suo fratello Zachary, entrambi adottati e cresciuti per lo più dalla loro madre adottiva, Lynda Cruz. Il padre adottivo, Roger P. Cruz, era morto improvvisamente nel 2004 a 67 anni. Lynda Cruz è invece morta lo scorso novembre, una perdita che ha influito sul carattere e il comportamento di Nikolas Cruz, già complicato e difficile.

Il New York Times è entrato in contatto con Paul Gauld, vicino di casa dei Cruz tra il 2009 e il 2010 e in seguito rimasto in buoni contatti con Lynda Cruz fino alla sua morte. Gold ha raccontato che Nikolas Cruz aveva dimostrato più volte di avere seri problemi nel relazionarsi con le altre persone, e che forse gli era stata diagnosticata una forma di autismo: «Aveva difficoltà a controllare i suoi comportamenti. Rompeva cose. A volte lo faceva anche a casa mia quando si arrabbiava. Ma dopo si scusava sempre molto. Talvolta si colpiva la testa e si copriva le orecchie». Sempre secondo Gold, Cruz aveva frequentato una scuola per bambini con problemi comportamentali, dove però non era riuscito a creare un buon rapporto con i suoi compagni: veniva spesso malmenato e non aveva amici.

I racconti di altri vicini, sempre messi insieme dai media statunitensi, sembrano essere meno comprensivi nei confronti di Cruz. Diversi hanno raccontato che Lynda Cruz chiamava spesso la polizia a casa, nella speranza che i rimproveri degli agenti inducessero suo figlio a comportarsi meglio. Cruz era stato anche sospettato di avere compiuto qualche furto nel vicinato.

Nikolas Cruz era stato espulso dalla Marjory Stoneman Douglas High School lo scorso anno, anche se non è ancora chiaro il motivo. Secondo alcune ricostruzioni, l’espulsione era stata decisa in seguito a un violento confronto con il nuovo ragazzo di una sua ex; secondo altre, per il fatto che avesse portato a scuola un coltello. Non si può escludere che fossero stati comunque più eventi, a partire dalla sua condotta in generale, a portare la scuola e espellerlo.

Sempre l’anno scorso, Cruz aveva partecipato con alcuni compagni a una gita di tre giorni per soli maschi, organizzata sotto la supervisione di un genitore. Tra le attività comprese nell’iniziativa c’era quella di sparare con due fucili semiautomatici AR-15. Uno dei due era stato portato proprio da Cruz, che si era vantato di averlo rimediato a un banco dei pegni. Dalle verifiche condotte dalla polizia, sembra che l’AR-15 utilizzato per la strage fosse stato regolarmente acquistato in un negozio di armi.

Il commento su YouTube
Uno dei dettagli del passato di Cruz di cui si sta parlando molto è legato a un commento su YouTube che si sospetta fosse stato scritto dallo stesso Cruz lo scorso autunno. Pubblicato da un “nikolas cruz” diceva: «Diventerò anche io un tiratore professionista da scuola». Il proprietario del canale YouTube fece uno screenshot del messaggio, segnalò il commento a YouTube e inviò una segnalazione all’FBI, che mandò due agenti per interrogarlo. Il commento non dava altre informazioni e l’FBI ieri ha detto che non fu possibile ricostruire l’identità del suo autore.

Le reazioni
Ieri il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha tenuto un breve discorso televisivo alla nazione per commentare la strage alla scuola in Florida. Nel suo intervento, letto e senza improvvisazioni come in altre circostanze, Trump ha spiegato che nessuno deve temere per la propria incolumità quando si trova in una scuola e ha annunciato di volere andare a Parkland per incontrare le famiglie delle persone uccise, e per parlare con le autorità. Trump non ha però affrontato il tema, dibattuto da decenni, della proliferazione delle armi negli Stati Uniti e della relativa facilità con cui è possibile acquistarne una, soprattutto negli stati dove si fanno meno controlli. Si è invece concentrato sul fatto che Cruz avesse “problemi mentali”, e che si debba intervenire su questo.

Il governatore della Florida, il Repubblicano Rick Scott, ha detto di volere fare “qualsiasi cosa” per assicurarsi che non si verifichi più una strage come quella di Parkland. Nonostante sia stato ripetutamente incalzato dai giornalisti sul tema durante la conferenza stampa, Scott non ha detto espressamente di volere rivedere le leggi statali sul possesso delle armi, limitandosi a dire: «Tutte le opzioni sono sul tavolo».