L’architettura ostile

Come le cose che ci circondano nelle città a volte sono progettate per rendere ancora più difficili le giornate di chi ha già una vita difficile

Il Guardian ha raccontato in un suo recente articolo la cosiddetta “architettura ostile” o “architettura difensiva”: una particolare progettazione urbanistica che dietro all’apparente funzionalità o estetica (che comunque spesso mancano) ha un obiettivo ben preciso, cioè esercitare una sorta di controllo sociale dello spazio pubblico e scoraggiare alcuni comportamenti considerati “anti-sociali”. Le persone che vengono più colpite da questo tipo di arredo urbano sono gli adolescenti o chi si trova in una situazione di disagio: i senzatetto. L’architettura ostile è diffusa sia negli Stati Uniti che in Europa, Italia compresa, e in molte città ha causato proteste e discussioni.

Il Guardian ha raccontato la storia di Jeff Few, un uomo che vive a Seattle e che al suo rientro da un breve viaggio di lavoro ha trovato il tratto di strada che passa sotto l’Highway 99 sgomberato da un accampamento di senzatetto: le tende, gli uomini, le donne e i bambini che cercavano riparo sotto il viadotto non c’erano più. Al loro posto c’erano delle nuove rastrelliere per biciclette. Few ha chiesto spiegazioni al Dipartimento dei trasporti di Seattle (SDOT): lo scambio di mail mostra come il dipartimento si fosse coordinato con la polizia in modo che l’installazione delle rastrelliere avvenisse subito dopo lo sgombero. E questo per impedire il ritorno dell’accampamento e la necessità di nuovi sgomberi.

Le nuove rastrelliere per biciclette di Seattle. Foto di Josh Cohen via Guardian.

L’esempio più conosciuto di “architettura ostile” sono le panchine con il braccio metallico nel mezzo che si trovano anche in molte città italiane, come Verona. Ma ci sono anche panchine molto creative: quelle singole, come a Barcellona, quelle senza seduta (utili solo ad appoggiare la schiena stando in piedi), quelle tondeggianti o quelle con il sedile inclinato.

Il progetto di panchina più famoso e discusso si chiama Camden Bench, è stato installato per la prima volta a Londra e impedisce tutto fuorché stare seduti, e nemmeno molto comodi. Camden Bench è un pezzo di cemento con bordi arrotondati, angoli e pendenze inaspettate. È stato definito “l’anti-oggetto perfetto”: rende impossibile dormire, non ha fessure in cui si accumula sporcizia, è antifurto perché alcune rientranze vicino a terra consentono alle persone di riporre la borsa dietro le gambe, è anti-skateboard perché i bordi della panca rendono difficile lo scivolamento ed è anti-graffito perché ha un rivestimento speciale per respingere la vernice.

Ci sono diversi siti che raccolgono gli esempi di architettura ostile e ci sono artisti che hanno provato a trovare delle soluzioni creative. Ci sono anche molti video che mostrano le varie soluzioni che si possono trovare quando si ha a che fare con un arredo urbano difensivo. Questo video, per esempio, è stato girato a Parigi nel 2003:

Oltre che direttamente rivolte a fare allontanare i senzatetto – per mandarli dove non è chiaro – molte di queste strategie hanno l’obiettivo di impedire agli adolescenti di ritrovarsi per la strada o nelle piazze, e a volte non sono elementi fisici. Alcune città degli Stati Uniti, come Portland, in Oregon, hanno usato la musica classica trasmessa dagli altoparlanti come deterrente. Un’altra strategia basata sul suono è quella dei generatori di ronzio ad alta frequenza (dispositivo Mosquito) che risultano fastidiosi soprattutto per i giovani. Nel Regno Unito, poi, per esempio a Mansfield nel 2006, sono stati costruiti interi quartieri residenziali con un’illuminazione rosa, con l’obiettivo di evidenziare le imperfezioni degli adolescenti e di scoraggiarli a uscire di casa la sera. Nella maggior parte di questi esempi ci sono pochi dati a disposizione per mostrare quanto queste strategie siano davvero efficaci.

L’illuminazione, ma stavolta blu, è stata utilizzata anche nei bagni pubblici dell’Aia per scoraggiare i tossicodipendenti a bucarsi: quel tipo di luce rende più difficile vedere le vene. A Glasgow, in Scozia, sono stati installati lampioni blu per le strade: i dati dicono che la criminalità di strada è diminuita ma gli esperti dicono che è difficile attribuire questa conseguenza alla nuova illuminazione. Il progetto è stato applicato anche a Tokyo, in Giappone, nelle stazioni della metropolitana, sperando di ridurre il numero di suicidi (il blu ha effetti calmanti). C’è infine un ultimo esempio: per scoraggiare gli uomini a fare la pipì in pubblico, le pareti di alcune stazioni ferroviarie di Colonia e di altre città della Germania sono state ricoperte da una vernice idrofoba che fa “rimbalzare” il liquido sulle scarpe del trasgressore.

Alison Eisinger, direttrice di un’associazione che a Seattle lavora con i senzatetto, ha spiegato che questi tipi di interventi considerano «la disastrosa realtà dei senzatetto e della povertà di massa come un problema tecnico, piuttosto che come un problema umano». A Seattle sono stati tagliati di recente 300 posti letto nei rifugi di emergenza e gli accampamenti non autorizzati vengono rimossi. L’amministrazione non è intervenuta con una soluzione alternativa: la strategia urbana, dunque, non ha fatto altro «che rendere la vita delle persone che vivono per strada ancora più miserabile».

Selena Savić, che è co-autrice di un libro intitolato “Unpleasant Design”, ha spiegato che nella maggior parte dei casi di architettura ostile «c’è un’apparenza di utilità o di estetica, ma queste sono solo funzioni secondarie. La funzione primaria è scoraggiare le persone, certi comportamenti o i piccioni». Savić ha anche detto che le amministrazioni più inclini a utilizzare un design di questo tipo sono quelle delle città più ricche e grandi, che hanno a che fare con un numero elevato di persone e di disagi. Gli interventi urbani difensivi hanno il vantaggio di eliminare il bisogno di sorveglianza e di intervento umano, ma in realtà risolvono alcuni problemi sociali semplicemente spostandoli altrove e cercando di nasconderli, di renderli invisibili.

Rowland Atkinson, del Centre for Urban Reasearch dell’Università di New York, ha spiegato che «l’architettura ostile fa parte di un più ampio atteggiamento di ostilità e indifferenza verso le differenze sociali e la povertà prodotta all’interno delle città. Ci sono una serie di processi, tra cui quelli economici che rendono vulnerabili le persone, che fanno parte di quest’idea (…). Ma adesso il passo successivo sembra essere dire: “Non vi lasceremo vivere neanche nel modo più disperato possibile”». Sono soluzioni che affrontano i sintomi di un problema piuttosto che la causa. Spesso, in mancanza di altri interventi, questo problema viene poi semplicemente spostato altrove. Esattamente come accade con i piccioni: i deterrenti spostano gli uccelli da un isolato all’altro, ma il loro numero resta sempre lo stesso.

Infine, oltre alla questione politica e sociale, uno dei principali problemi di questi interventi è che sono definitivi: non permettono negoziazioni, limitano le attività in generale e negano una serie potenzialmente complessa di usi e interazioni. Le panchine con un bracciolo metallico montato nel mezzo o le panchine singole, per esempio, non solo impediscono ai senzatetto di sdraiarsi, ma riducono gli spazi pubblici in cui tutti e tutte si possono sedere.