Queste orecchie sono state create in laboratorio

Con una stampa 3D e cellule prelevate da cinque bambini affetti da microtia, una malformazione dell'orecchio esterno

(EBioMedicine)
(EBioMedicine)

Un gruppo di ricercatori in Cina ha ricostruito i padiglioni auricolari di cinque bambini con microtia – una malformazione dell’orecchio esterno – utilizzando le loro stesse cellule e alcune tecniche di stampa 3D. L’impianto delle nuove orecchie ha funzionato in tutti e cinque i casi e, in futuro, potrebbe diventare un sistema più pratico e affidabile per trattare malformazioni, evitando gli impianti di padiglioni auricolari sintetici in età adulta. La tecnica non è nuova ed era stata sperimentata, con soluzioni diverse, già in passato, ma è la prima volta che si ottengono risultati di questo tipo e su un numero così consistente di pazienti. I risultati della ricerca e della sperimentazione sono stati pubblicati sulla rivista scientifica EBioMedicine, da un gruppo di ricercatori guidato da Guangdong Zhou dell’Università di Shanghai.

La microtia è una malformazione congenita che porta un bambino a nascere con una deformazione, o la totale assenza, del padiglione auricolare. La condizione è spesso accompagnata da problemi uditivi, compensati in parte dal fatto di essere raramente bilaterale. Mentre per la parziale sordità non c’è molto da fare, di solito s’interviene per applicare un padiglione artificiale, in modo da migliorare l’estetica del paziente. Il problema è che talvolta gli impianti di questo tipo non risultano molto naturali e possono dare qualche fastidio. Per questo motivo, da tempo i ricercatori sono al lavoro per soluzioni alternative che prevedano l’utilizzo degli stessi tessuti dei pazienti.

Lo studio cinese ha coinvolto 5 bambini, maschi e femmine, con un’età compresa tra i 6 e i 9 anni. I ricercatori hanno eseguito una tomografia assiale computerizzata (TAC) del padiglione auricolare sano, poi ne hanno costruito una versione speculare 3D, realizzando una sorta di impalcatura biodegradabile dell’orecchio. Su questa sono stati applicati i condrociti, le cellule che si occupano della costruzione del tessuto cartilagineo, prelevati dall’orecchio malformato. Il modello 3D è stato poi tenuto in laboratorio per 3 mesi, in un ambiente che stimolasse la moltiplicazione delle cellule e la costruzione di un nuovo padiglione auricolare “vitale”.

Al termine della coltura in laboratorio, il nuovo orecchio è stato impiantato sul paziente dal quale erano stati prelevati i condrociti. L’esperimento è stato eseguito per cinque volte con altrettanti bambini. Ogni paziente è stato poi seguito per diversi mesi dopo l’operazione, fino a un periodo massimo di due anni e mezzo. In quattro casi, la formazione di nuova cartilagine è proseguita per circa sei mesi dall’impianto. In 3 pazienti su 5, forma e angolazione del nuovo orecchio si sono rivelate comparabili con quelle del padiglione auricolare sano. A distanza di un paio di anni sono stati rilevati ulteriori progressi, anche se in un paio di casi si è verificata una lieve distorsione in alcune parti dei tessuti, quindi con una piccola asimmetria rispetto all’orecchio sano.

Il risultato della sperimentazione è stato commentato con grande interesse da ricercatori, chirurghi ed esperti di microtia in giro per il mondo, perché è la prima volta che una tecnica di questo tipo viene utilizzata in contemporanea su un numero così alto di pazienti. Il sistema ha portato a un buon risultato, ma sarà ancora necessario del tempo prima che diventi una pratica comune. Questa soluzione richiede inoltre molte cautele: per stimolare la crescita cellulare in laboratorio si utilizzano sostanze che potrebbero compromettere la naturale suddivisione delle cellule, portando alla formazione di tessuti tumorali. Per questo motivo tecniche di questo tipo sono ancora sperimentali e tenute molto sotto controllo.

Alcuni ricercatori hanno inoltre sollevato dubbi sulla scelta di utilizzare i condrociti provenienti dal padiglione auricolare con microtia. Non si può escludere che queste cellule siano diverse da quelle che si trovano nell’orecchio sano, e che quindi possano portare in futuro a qualche imprevisto. Altri dubbi sono stati espressi sul materiale biodegradabile che fa da impalcatura per il nuovo orecchio, e che resta per diversi anni in contatto con l’organismo di chi riceve l’impianto. I suoi effetti sulla salute nel lungo periodo non sono noti ed è sicuramente un aspetto da non sottovalutare, considerato che impiega circa quattro anni prima di dissolversi. I ricercatori cinesi, dal canto loro, scrivono nel loro studio di volere continuare a seguire i loro cinque pazienti, in modo da valutare l’andamento dell’orecchio impiantato durante la loro crescita e lo sviluppo nel lungo periodo.