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  • Domenica 14 gennaio 2018

Tyson Fury sta tornando (o almeno ci prova)

L’ex campione dei pesi massimi ha perso i titoli per alcolismo e tossicodipendenza: ora si è dato una sistemata, ma deve perdere più di trenta chili

Tyson Fury sul ring al termine dell'incontro tra Anthony Crolla e Ricky Burns (Alex Livesey/Getty Images)
Tyson Fury sul ring al termine dell'incontro tra Anthony Crolla e Ricky Burns (Alex Livesey/Getty Images)

Nel suo ultimo anno di attività, il 2015, l’ex campione del mondo dei pesi massimi Tyson Fury aveva 27 anni, veniva da una serie di 25 combattimenti vinti e si presentava così: non esattamente l’immagine del pugile peso massimo muscoloso e senza un filo di grasso dei campioni di pugilato degli ultimi decenni.

(Richard Heathcote/Getty Images)

Nonostante un fisico all’apparenza non così invidiabile, nel 2015 Fury riuscì a vincere ai punti contro il pugile ucraino Wladimir Klitschko (che non perdeva un incontro da quasi 12 anni) aggiudicandosi i titoli delle federazioni WBA, WBO, IBF e IBO per la categoria dei pesi massimi. Klitschko, è il caso di ricordarlo, aveva 39 anni e nel 2015 si presentava così:

(PATRIK STOLLARZ/AFP/Getty Images)

Fury, nato e cresciuto a Manchester, è un pugile professionista dal 2008 e non ha mai perso nessuno dei 25 incontri a cui ha partecipato. Viene da un ambiente legato al bareknuckle, il pugilato a mani nude con regole sommarie molto popolare in alcune zone dell’Inghilterra, ed è noto anche per il suo carattere esuberante ed eccentrico e per alcune sue opinioni poco condivisibili. Si definisce “il re degli zingari“, riferendosi alle origini della sua famiglia, e la sua storia da atleta è sempre stata in bilico tra la forma e il sovrappeso, per via di uno stile di vita alquanto sregolato.

Dalla vittoria contro Klitschko, il punto più alto della sua carriera, Fury non ha più combattuto. Avrebbe dovuto concedere la rivincita a Klitschko prima a luglio e poi a ottobre del 2016, ma quella di luglio fu rinviata per un problema fisico e quella di ottobre rimandata a data da destinarsi a causa di alcuni “problemi di salute mentale”. Sempre a ottobre Fury fu trovato positivo alla cocaina in un controllo antidoping effettuato il 22 settembre dalla Voluntary Anti-Doping Association: non fu squalificato perché in quel periodo era inattivo, dato che ad aprile, durante la conferenza stampa di presentazione della rivincita contro Klitschko, disse senza tanti problemi di non essere pronto per sostenere un incontro. Per spiegarsi meglio si alzò dalla sedia e si tirò su la maglietta, facendo vedere al pubblico i chili di troppo accumulati nei primi mesi del 2016, quindi appena dopo aver vinto il titolo mondiale.

In seguito alla positività alla cocaina – non era un caso isolato ma un uso diventato frequente, per cui in seguito gli venne anche tolta la licenza di pugile – Fury decise di rendere vacanti i suoi titoli e iniziare un percorso di disintossicazione, citando fra i suoi problemi anche una forma di depressione, come disse in una preoccupante intervista a Rolling Stone:

«A dire il vero sì, non sono andato in palestra per mesi, assente ingiustificato. Ero in giro a bere, nessuno può capire che cosa mi succedeva. Mi hanno diagnosticato un disturbo bipolare, sono un maniaco depressivo. Se non fossi cristiano mi toglierei la vita in un secondo. Spero solo che qualcuno mi uccida prima di ammazzarmi».

Da allora Fury si è visto e sentito poco in giro, sicuramente meno dei mesi precedenti, ed è rimasto molto con la sua famiglia e i suoi tre figli. Fino allo scorso novembre, quando nel mondo del pugilato si è tornati a parlare di lui dopo l’annuncio di un suo prossimo ritorno ai combattimenti, fissato per il 2018.

La tossicodipendenza e la lunga inattività hanno portato Fury ad accumulare molti chili in più del suo peso ideale. Il suo corpo appesantito può infortunarsi facilmente e perciò non può ancora sostenere intense sedute di allenamento. È seguito da un nutrizionista, Greg Marriott, che in passato ha già lavorato con atleti in sovrappeso. Con Marriott, negli ultimi tre mesi Fury ha perso 25 chili grazie a degli allenamenti a bassa intensità e soprattutto a una dieta chetogenica, ricca di grassi, con pochi carboidrati e proteine e senza zuccheri. Fury fa sette pasti al giorno per un totale di 3.500 calorie, che possono diventare 5.500 nei giorni di allenamento. L’obiettivo prefissato è raggiungere almeno i 117 chili di peso, partendo dai circa 160 misurati lo scorso novembre.

Non sarà per niente facile: a detta di Marriott, Fury sta faticando moltissimo. È seguito da vicino da un team di almeno quattro persone, tre delle quali sono solite allenarsi sempre con lui. Da qualche settimana vive e si allena a Marbella, in Andalusia, per godere di un clima migliore di quello che troverebbe a Manchester, la città in cui vive e si allena solitamente. Data la sua propensione a trasgredire diete e allenamenti, Marriott ha predisposto la sua dieta in modo che una volta ogni tanto gli sia concesso un piatto di fish and chips, la sua pietanza preferita.