Mars vuole modificare geneticamente il cacao

Già ce n'è poco, rispetto al cioccolato che mangiamo: in più le coltivazioni dell'Africa centrale sono a rischio per il riscaldamento globale

Semi di cacao all'interno di un frutto, il 31 ottobre 2017 (THOMAS SAMSON/AFP/Getty Images)
Semi di cacao all'interno di un frutto, il 31 ottobre 2017 (THOMAS SAMSON/AFP/Getty Images)

Una squadra di ricercatori dell’Università della California sta lavorando per modificare geneticamente le piante di cacao con una tecnica di cui l’anno scorso si era discusso molto nella comunità scientifica, la CRISPR-Cas9, che in pratica permette di “copincollare” segmenti di DNA di un organismo in un altro. Lo scopo della ricerca è ottenere delle piante in grado di resistere ad alcune malattie incurabili, che potrebbero diffondersi sempre di più nel futuro prossimo a causa del riscaldamento globale. La ricerca è finanziata da Mars, la multinazionale statunitense di dolciumi (tra cui M&M’s, Twix e Snickers), che qualche mese fa aveva annunciato un investimento di un miliardo di dollari in iniziative per contrastare il cambiamento climatico.

Il cacao viene coltivato soprattutto in piccoli appezzamenti di terreno e per lo più in Costa d’Avorio e in Ghana, due paesi dell’Africa centro-occidentale, ma viene prodotto anche nelle altre aree equatoriali come il sud-est asiatico e l’America centrale. Perché le piante di cacao crescano servono un terreno ricco di azoto, un’alta umidità e molta pioggia. Secondo gli scienziati il clima di queste regioni potrebbe cambiare molto da oggi al 2050 con il riscaldamento globale: le temperature potrebbero alzarsi, l’umidità potrebbe diminuire e queste condizioni potrebbero favorire alcune malattie del cacao, tra cui quella causata dal fungo Moniliophthora perniciosa – e chiamata “scopa delle streghe” in Brasile – e quella dovuta al fungo Moniliophthora roreri.

Secondo uno studio della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), l’agenzia degli Stati Uniti che si occupa principalmente di meteorologia, la maggiore frequenza delle malattie del cacao spingerà gli agricoltori che lo coltivano a spostare le piantagioni più in alto: ad esempio, in Costa d’Avorio e in Ghana, dagli attuali 100-250 metri di altitudine a 450-500 metri. Una strategia di questo tipo potrebbe però causare altri problemi: in Ghana, per esempio, i territori a un’altitudine maggiore sono spesso protetti per ragioni di salvaguardia ambientale e non possono essere coltivati. La riduzione delle terre coltivabili a cacao sarebbe un grosso problema per le industrie alimentari che lo usano come materia prima – come Mars – perché ne ridurrebbe sensibilmente la produzione, già ritenuta inadeguata a soddisfare la domanda sempre crescente di cioccolato.

La ricerca dell’Università della California dovrebbe creare delle nuove versioni del cacao più resistenti, che permettano agli agricoltori di non spostare i propri campi. È il primo tentativo di usare sul cacao la tecnica CRISPR, che però è già stata usata su altre piante, ad esempio per cambiare il colore di un fiore e per rendere le foglie di vite resistenti a un tipo di fungo.

La genetista Jennifer Doudna, una delle ideatrici della tecnica CRISPR e insegnante del dipartimento di ingegneria chimica dell’Università della California, sta supervisionando la collaborazione con Mars e ritiene che ricerche come questa, cioè riguardo al cibo, siano le più importanti applicazioni della tecnica. Il laboratorio di ricerca supervisionato da Doudna, l’Innovative Genomics Institute, sta facendo anche altre ricerche che potrebbero aiutare gli agricoltori dei paesi in via di sviluppo. Una di queste riguarda la manioca, una delle principali fonti di cibo in molti paesi dell’Africa: anche la coltivazione di questa pianta potrebbe avere dei problemi per via del riscaldamento globale, dato che quando fa più caldo del normale può produrre una tossina pericolosa per le persone.