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  • Giovedì 14 dicembre 2017

Il governo manderà soldati italiani in Niger

Saranno inviati 470 uomini e 150 veicoli per addestrare le truppe nigerine e per combattere il traffico di migranti

Il forte Madama,
 al confine con la Libia,
 dove sarà inviata parte del contingente italiano in Niger (DOMINIQUE FAGET/AFP/Getty Images))
Il forte Madama, al confine con la Libia, dove sarà inviata parte del contingente italiano in Niger (DOMINIQUE FAGET/AFP/Getty Images))

Nelle prossime settimane una missione militare italiana sarà inviata in Niger con lo scopo di combattere il traffico di migranti diretto in Libia e di addestrare l’esercito nigerino. La missione, di cui si parla da mesi, è stata annunciata ufficialmente ieri dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni al termine del G5 Sahel, un incontro che si è tenuto a Parigi tra i capi di stato e di governo di Francia, Germania e Italia e quelli dei cinque paesi del Sahel: Burkina Faso, Chad, Mali, Mauritania e Niger. «Ci impegneremo per l’addestramento di forze che possano contribuire alla stabilità e alla lotta contro il terrorismo in Sahel. Partiremo con un’operazione bilaterale con il Niger che ha un interesse specifico pure per quello che riguarda i flussi migratori verso la Libia e verso il Mediterraneo. Dietro questo impegno c’è anche quello al contrasto del traffico di esseri umani», ha detto Gentiloni, aggiungendo che saranno inviati 470 militari e 150 veicoli.

La missione sarà autorizzata da un decreto legge che è già stato inviato al presidente della Repubblica e che dovrebbe essere convertito in legge dal Parlamento nei prossimi giorni. Secondo Repubblica i primi 150 soldati potrebbero partire entro la fine dell’anno o nei primi giorni di gennaio. Il contingente italiano dovrebbe sostituire la guarnigione francese che presidia l’avamposto Madama, un vecchio fortino della Legione Straniera a poca distanza dalla frontiera libica. Il confine tra Niger e Libia passa in mezzo al deserto ed è attraversato da numerose piste utilizzate dai trafficanti di migranti. Secondo l’UNHCR, nel 2016 le vie carovaniere tra Niger e Libia sono state attraversate da 330 mila migranti che hanno pagato fino a quattromila euro per essere trasportati lungo la rotta.

Un’altra parte della spedizione italiana avrà invece la sua base nella capitale del paese, Niamey, dove si occuperà di addestrare il personale della piccola aviazione nigerina. Repubblica scrive che la missione sarà probabilmente «la più difficile degli ultimi anni. Anzitutto perché bisogna superare difficoltà logistiche enormi. Gran parte dei mezzi sbarcherà sulla costa del Benin e raggiungerà il Niger attraverso la Nigeria: un viaggio di quasi 2.400 chilometri. Inoltre l’avamposto di Madama verrà rifornito quasi esclusivamente dal cielo, sfruttando la pista in terra battuta allestita dai francesi. Le condizioni climatiche di quel deserto sono estreme, con temperature che toccano i 50 gradi, e la sabbia logora velocemente i motori di aerei ed elicotteri».

Un altro pericolo sono i miliziani jihadisti, alcuni vicini ad al Qaeda e altri affiliati allo Stato Islamico (o ISIS), che sono molto attivi in varie aree del Sahel. Gruppi jihadisti, per esempio, sono ancora attivi in Mali, a poca distanza dal Niger, dove nel 2013 arrivarono a minacciare la capitale Bamako prima di essere respinti da un intervento militare francese. In Niger sono attualmente presenti gruppi di forze speciali e droni dell’esercito statunitense (la loro presenza è stata rivelata lo scorso ottobre, dopo che quattro di loro sono stati uccisi in un agguato). Non si conosce esattamente il numero di militari americani dispiegati nel paese, ma si sa che in tutto il Sahel la Francia ha schierato 3.500 uomini e che, dopo l’incontro di mercoledì, grazie all’aiuto italiano e tedesco, spera di portare questa cifra a 5 mila militari.

La pressione diplomatica dell’Europa nei confronti dei paesi del Sahel per spingerli a contrastare con più efficienza il traffico di migranti è in corso oramai da mesi, se non anni. Le prime indiscrezioni sulla possibilità di un invio di una missione militare italiana in Niger, per esempio, risalgono allo scorso giugno. Nel frattempo sono stati sottoscritti diversi nuovi accordi. Nel dicembre 2016 il governo italiano ha ufficialmente aperto la prima ambasciata in Niger. Nell’agosto è stato firmato un accordo tra Italia, Germania, Francia, Spagna, Niger, Chad e Libia in cui aiuti economici sono stati offerti in cambio di un maggior impegno nella lotta al traffico di migranti. Infine, a settembre, il ministero della Difesa ha sottoscritto un accordo di collaborazione militare con il Niger.

L’operazione ha ricevuto anche alcune critiche. Il governo del Niger è considerato particolarmente corrotto e inefficiente e le sue forze militari sono state spesso accusate di chiudere un occhio sul traffico di migranti, se non addirittura di collaborare attivamente per aiutare i trafficanti a passare il confine. Attualmente in Niger è in corso un grave scandalo che coinvolge la società francese Areva, che nel paese possiede numerose miniere di uranio, e alcuni politici locali, accusati di corruzione e di aver sottratto fondi pubblici. Diversi giornalisti, attivisti e politici dell’opposizione nigerina sono stati arrestati o minacciati in passato. Secondo chi critica la missione, come il missionario cattolico Mauro Armanino, che da anni vive nella capitale Niamey, i paesi europei sono disposti a trascurare i crimini e le violazioni dei diritti umani compiute dal governo nigerino in cambio di un aiuto ad arrestare il flusso dei migranti.