Il PD è rimasto senza alleati?

Nel giro di pochi minuti Giuliano Pisapia e Angelino Alfano hanno fatto sapere che salteranno questo giro: il Partito Democratico rischia di andare da solo o quasi alle elezioni

Mercoledì sera, a pochi minuti di distanza l’uno dall’altro, l’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia e il ministro degli Esteri Angelino Alfano hanno entrambi annunciato che non si candideranno alle prossime elezioni politiche. Pisapia ha anche aggiunto che il suo progetto di creare una coalizione con il PD tramite il suo movimento, Campo Progressita, è fallito; non è ancora chiaro invece cosa accadrà al partito di Alfano, Alternativa Popolare. In altre parole il PD sembra aver perso i due principali alleati con cui avrebbe voluto presentarsi alle prossime elezioni, quando – probabilmente a marzo – si voterà con una legge elettorale che incentiva proprio la formazione di coalizioni.

Perché Pisapia si è ritirato?
La ragione ufficiale è che lo ius soli, probabilmente, non sarà approvato in questa legislatura. Lo ha scritto chiaramente Pisapia in un comunicato diffuso ieri sera: «La decisione di calendarizzare lo ius soli al termine di tutti i lavori del Senato, rendendone la discussione e l’approvazione una remota probabilità, ha evidenziato l’impossibilità di proseguire nel confronto con il PD». Pisapia si riferisce al fatto che la discussione della nuova legge sulla cittadinanza degli stranieri nati in Italia è stata spostata così avanti nel calendario dei lavori del Senato che molto probabilmente la legislatura terminerà prima di poterlo mettere ai voti.

Ma ci sono probabilmente anche altre ragioni per spiegare l’abbandono dell’ex sindaco di Milano. Campo Progressista non è mai stato un partito vero e proprio, con sezioni locali e amministratori eletti. I pochi dirigenti e nomi di peso che aveva negli ultimi tempi sono sembrati sempre più incerti e divisi tra loro. Mercoledì mattina, poche ore prima dell’annuncio, Pisapia ha incontrato un gruppo di ex parlamentari di SEL che, a quanto scrivono i giornali, avevano deciso di passare con Liberi e Uguali, la coalizione di sinistra guidata dal presidente del Senato Pietro Grasso. Secondo Massimo Franco, esperto giornalista del Corriere della Sera: «La verità è che l’ex sindaco di Milano non è riuscito a far passare tra i suoi l’idea di un’alleanza col centrosinistra. E, di fronte a una diaspora, ha preferito la ritirata. Le contraddizioni, però, erano visibili da mesi. Sono diventate letali con la nascita del gruppo di Grasso. È stata quell’iniziativa a mettere in moto una febbrile campagna di arruolamento».

Rimangono molti dubbi su cosa sarà di Campo Progressista e su cosa intenda fare adesso Pisapia. Un secondo comunicato diffuso ieri sera non è servito a fare grande chiarezza. «Non ho cambiato idea: resto convinto che nel vasto campo del centrosinistra sono più le cose che uniscono rispetto a quelle che dividono», ha scritto Pisapia, per poi aggiungere: «Senza ambizioni personali, lavorerò per questo. Sperando che non sia troppo tardi». Di certo c’è che Pisapia non sarà personalmente candidato, e questo si sapeva da mesi, e che alcuni componenti della sua formazione cercheranno di formare comunque un’alleanza con il PD. I Verdi ed altri componenti di Campo Progressista, scrivono i giornali, dovrebbero presentarsi alle prossime elezioni con la lista “Sinistra e Progresso”. Pisapia ha dimostrato quest’estate di essere spesso pronto a cambiare idea e potrebbe comunque decidere di appoggiare “esternamente” un nuovo tentativo di creare una coalizione di centrosinistra.

Che fine farà Alternativa Popolare?
L’altra importante notizia di ieri è la decisione di non candidarsi di Angelino Alfano, ministro degli Esteri e leader di Alternativa Popolare. È stato un annuncio inaspettato, visto che Alfano ha 47 anni e negli ultimi cinque ha occupato due delle più importanti cariche del governo italiano, ministro dell’Interno e poi degli Esteri. Ma è una decisione spiegabile. Alfano e i suoi alleati si sono staccati da Forza Italia nel 2013 con l’obiettivo di prosciugare il partito di Berlusconi dei suoi voti moderati. Quattro anni dopo, il progetto sembra fallito: nonostante i lunghi anni trascorsi al governo e l’esposizione mediatica che ne è seguita, Alternativa Popolare è stimata dai sondaggi intorno al 3 per cento, pericolosamente vicina alla soglia di sbarramento prevista per le prossime elezioni.

Inoltre il partito di Alfano è diviso al suo interno. Beatrice Lorenzin, ministro della Sanità e uno dei leader più importanti del partito, è favorevole a rimanere alleata del PD, mentre altri esponenti del gruppo dirigente sono più inclini ad allearsi con il centrodestra (questo gruppo, scrivono i giornali, sarebbe guidato da Roberto Formigoni e Maurizio Lupi). In questa situazione sembrava molto complicato per Alfano restare alla guida del partito e il suo annuncio quindi non è del tutto sorprendente. Rimane l’interrogativo su cosa sarà del partito. Oggi lo scenario più probabile è una divisione del gruppo dirigente. La sigla Alternativa Popolare, che non è stata mai particolarmente fortunata, sarà probabilmente abbandonata e i vari leader del gruppo si divideranno nelle formazioni di centro che, scrivono i giornali, nelle prossime settimane nasceranno sia a destra che a sinistra.

E quindi, il PD che fa?
Il PD adesso si trova in una situazione apparentemente paradossale. Lo scorso ottobre ha approvato, su spinta insistente di dirigenti del partito come Dario Franceschini e Andrea Orlando, una legge elettorale che incentiva e favorisce la formazione di ampie coalizioni, ma al momento non sembra essere riuscito a radunare alleati di peso. Il segretario del PD Matteo Renzi non ha ancora commentato le notizie di ieri, ma ha dato una nota informale all’ANSA: «Il PD va avanti con il progetto di coalizione di centrosinistra. Ci saranno sicuramente, al fianco del PD, una lista di sinistra con ex SEL come Zedda [Massimo, sindaco di Cagliari], Smeriglio, Uras, Ragosta, Stefàno. Ci sarà poi una lista centrista con Pier Ferdinando Casini e Beatrice Lorenzin. E la terza lista alleata sarà quella di +Europa di Emma Bonino».

Significa che, per il momento, l’obiettivo del PD è formare comunque una coalizione con i piccoli partiti e i singoli dirigenti e amministratori locali che saranno disponibili, innanzitutto con una mezza dozzina di parlamentari provenienti soprattutto da SEL ed eletti nel 2013 con la coalizione di centrosinistra Italia Bene Comune. Si parla anche della possibilità di creare un lista centrista con alcuni ex di Alternativa Popolare e di altri partiti centristi (si fanno spesso i nomi di Casini e Lorenzin, anche se i diretti interessati non hanno mai esplicitamente confermato) e con la possibile aggiunta di Bruno Tabacci, leader della piccola formazione di Centro Democratico e molto vicino a Pisapia. C’è anche la possibilità di allearsi con la lista +Europa di Emma Bonino, che però non ha ancora preso una decisione e rischia inoltre di non riuscire a presentarsi alle prossime elezioni per la difficoltà di raccogliere tutte le firme necessarie.