Il Parlamento catalano ha approvato una proposta presentata dalla maggioranza parlamentare indipendentista per iniziare un processo costituente che porti alla creazione di una Repubblica catalana indipendente. Di fatto, ha dichiarato la Catalogna indipendente, anche se formalmente la mozione riguarda le conseguenze di una eventuale dichiarazione (un modo arzigogolato per evitare guai legali). Alcuni dei partiti catalani non indipendentisti – il PP (Partito Popolare), il PSC (Partito socialista catalano) e Ciudadanos – sono usciti dall’aula al momento del voto perché hanno ritenuto la proposta illegale.
Poco dopo il Senato spagnolo ha approvato le misure relative all’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione, quello che consente allo stato di obbligare una Comunità autonoma (come la Catalogna) a rispettare la legge. Dopo un Consiglio dei ministri terminato in serata, il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy ha annunciato lo scioglimento del Parlamento catalano e ha indetto elezioni anticipate per il 21 dicembre. Rajoy ha anche rimosso dall’incarico tutti i membri del governo catalano, tra cui il presidente Carles Puigdemont, e ha detto che verranno sostituiti i vertici dei Mossos d’Esquadra, la polizia catalana. Il governo catalano non ha ancora diffuso comunicazioni ufficiali per dire cosa farà.
La procura generale spagnola aveva fatto sapere che in caso di dichiarazione d’indipendenza, Puigdemont e altri membri del governo e del Parlamento sarebbero stati accusati di “ribellione”, un reato che prevede fino a 30 anni di carcere. La procura non prenderà decisioni fino a lunedì mattina.
Il Partito socialista spagnolo (PSOE) ribadisce il suo appoggio per le misure per la Catalogna approvate oggi dal governo di Mariano Rajoy: «Ora democrazia. Ora stato di diritto. Ora Costituzione e ora Statuto di autonomia. E il 21 dicembre elezioni. I catalani e le catalane sono chiamati alle urne».
Per il momento sembra che l'intenzione delle forze indipendentiste – per lo meno delle organizzazioni non politiche – sia quella di ignorare le decisioni prese questa sera dal governo spagnolo di Mariano Rajoy. L'Assemblea Nazionale Catalana (ANC), organizzazione indipendentista con decine di migliaia di simpatizzanti, ha scritto: «Ci chiedono cosa pensiamo delle misure di Rajoy, però l'ANC non ha l'abitudine di commentare la politica di un governo straniero».
Per quanto riguarda i Mossos d'Esquadra, la polizia catalana accusata di avere favorito il referendum sull'indipendenza della Catalogna l'1 ottobre, il governo spagnolo ha annunciato che verrà sostituito il direttore generale Pere Soler (una specie di "capo politico" dei Mossos). Il controllo del corpo di polizia verrà assunto dal ministero degli Interni spagnolo.
Non è chiaro come si comporteranno i Mossos di fronte a questa decisione. Nelle ultime settimane si era parlato di tensioni e divisioni all'interno del corpo, tra agenti simpatizzanti del fronte indipendentista e agenti che avevano denunciato l'inazione dei Mossos durante il referendum dell'1 ottobre, considerato illegale dalla magistratura e dal governo spagnoli.
Pablo Iglesias, leader di Podemos, ha scritto che le elezioni anticipate convocate da Rajoy dovranno tenersi «senza azioni di repressione e con tutte le opzioni politiche presenti» e ha aggiunto che il suo partito continuerà a sostenere la via del dialogo e a chiedere un referendum sull’indipendenza catalana accordato tra governo spagnolo e governo catalano.
Gli eventi di oggi cominciano a provocare le prime conseguenze sulle amministrazioni locali catalane. Marta Rodriguez Font, giornalista di Girona, ha scritto che il patto di governo a Girona tra Convergéncia (il partito di Puigdemont) e i Socialisti catalani (che hanno appoggiato l'applicazione dell'articolo 155 della Costituzione) si è rotto. Convergéncia continuerà con un governo di minoranza.
Il governo catalano ha appena terminata la sua prima riunione dopo l'approvazione della dichiarazione d'indipendenza. Non è chiaro cosa decideranno di fare gli indipendentisti: potrebbero decidere di partecipare alle elezioni del 21 dicembre, riconoscendo implicitamente la legittimità delle decisioni del governo spagnolo di Mariano Rajoy, oppure potrebbero ignorare la votazione, tirando dritto. Finora non è stato fatto alcun annuncio ufficiale.
Intanto a Barcellona è in corso una manifestazione di unionisti – quindi anti-indipendentisti – di fronte alla sede di Catalunya Radio, la radio pubblica catalana accusata di essere schierata dalla parte del governo di Puigdemont. I manifestanti hanno rotto una porta e stanno impedendo alle persone nell'edificio di uscire.
Al termine di una riunione del Consiglio dei ministri, il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy ha annunciato quali saranno le misure che il suo governo prenderà in Catalogna per «ritornare alla legalità». Rajoy ha sciolto il Parlamento catalano e ha indetto elezioni anticipate per il 21 dicembre, ha rimosso dal loro incarico tutti i membri del governo catalano, tra cui il presidente Carles Puigdemont e ha annunciato la sostituzione dei vertici dei Mossos d'Esquadra, la polizia catalana.
Alfonso Congostrina, giornalista del Pais, è in Plaça de Sant Jaume a Barcellona, dove si sta tenendo una manifestazione indipendentista per celebrare l'approvazione della dichiarazione d'indipendenza. Congostrina ha scritto che tutte le vie di accesso alla piazza sono completamente bloccate dalla troppa folla e ha aggiunto che la situazione comincia a essere "pericolosa".
Il Tribunale Costituzionale spagnolo intanto ha deciso di non sospendere la dichiarazione d’indipendenza approvata dal Parlamento catalano, come era stato chiesto dai Socialisti catalani, e si è dato tre giorni per decidere. I magistrati del Tribunale hanno giustificato la loro decisione dicendo che il ricorso è arrivato quando la votazione era già cominciata.
Il presidente catalano Carles Puigdemont ha risposto anche a Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo, che poco fa aveva scritto: «Per l’Unione Europea non è cambiato niente. La Spagna rimane il nostro unico interlocutore. Spero che il governo spagnolo privilegi la forza degli argomenti, e non l’argomento della forza». Puigdemont ha risposto dicendo: «Come sa, i catalani sempre prediligono la forza degli argomenti».
Il presidente catalano Carles Puigdemont ha risposto su Twitter al primo ministro belga Charles Michel, che aveva parlato poco fa dell'importanza del dialogo per risolvere una crisi politica. Puigdemont ha scritto in inglese: «Il dialogo è stato, e sempre sarà, la nostra scelta di risolvere le situazioni politiche e raggiungere soluzioni pacifiche». Sembra che Puigdemont stia continuando a cercare l'appoggio di leader stranieri alla causa degli indipendentisti catalani.
Il primo ministro belga Charles Michel ha scritto su Twitter: «Una crisi politica può essere risolta solo con il dialogo. Chiediamo una soluzione pacifica nel rispetto dell'ordine nazionale e internazionale». Michel era stato uno dei pochi leader europei a condannare esplicitamente le cariche della polizia spagnola durante il referendum dell'1 ottobre.
L’Assemblea Nazionale Catalana (ANC), una delle principali organizzazioni indipendentiste catalane, ha scritto che alle 18 inizierà a Plaça de Sant Jaume, la piazza dove si trovano la sede del governo catalano e quella del comune di Barcellona, una festa per la proclamazione della Repubblica catalana.
Continua l'intervento di Pedro Sánchez, leader del PSOE: «Puigdemont e Junqueras sono i massimi responsabili della frattura» nella società catalana. Puigdemont è il presidente della Catalogna, Junqueras il vicepresidente del governo e leader di Esquerra Republicana (ERC), partito indipendentista di sinistra.
Sta parlando Pedro Sánchez, leader del Partito socialista (PSOE): «Voglio esprimere il mio più profondo rifiuto alla risoluzione imposta dal blocco secessionista nel Parlamento catalano». Il PSOE si è schierato con il governo di Mariano Rajoy nell'approvazione delle misure per applicare l'articolo 155 della Costituzione in Catalogna.
La Vanguardia, giornale catalano non indipendentista, ha scritto che il voto segreto usato oggi per approvare la dichiarazione d’indipendenza complicherà l’azione legale della Fiscalía, la procura generale spagnola, contro i deputati catalani che potrebbero essere accusati del reato di “ribellione”. L’idea della procura sembra essere quella di avviare procedimenti penali contro i membri del governo catalano e contro la “Mesa del Parlament”, l’assemblea dei capigruppo. Il procuratore generale, José Manuel Maza, aveva già avvisato nei giorni scorsi che era pronto un procedimento di ribellione contro Puigdemont, nel caso avesse dichiarato l’indipendenza.
Continuano ad arrivare critiche al governo catalano per il modo con cui è stata approvata la dichiarazione d'indipendenza. Jorge Galindo, editorialista del País, ha scritto: «Voto segreto, Puigdemont che non parla in Parlamento. Queste azioni dicono abbastanza sul fatto che si creda oppure no alla propria sovranità».
È stata aggiornata anche la pagina inglese di Wikipedia sulla Catalogna: parla di "Repubblica catalana non riconosciuta".
Viquipedia, Wikipedia catalana, ha inserito la Catalogna nella lista dei paesi europei indipendenti. Della presenza di posizioni indipendentiste in Viquipedia aveva parlato ieri il País in questo articolo.
Il giornalista spagnolo Ángel Calleja ha ricordato cosa implicheranno le misure approvate oggi dal Senato spagnolo per l'applicazione dell'articolo 155 della Costituzione: fine del governo catalano, controllo del Parlamento, controllo dei Mossos d’Esquadra (la polizia catalana) e controllo finanziario.
Intanto al Senato sono state avviate le procedure per applicare l'articolo 155 della Costituzione.
El Español scrive che l'Ibex 35, l'indice più importante della borsa di Madrid, sta perdendo l'1,6 per cento del suo valore. Metà delle perdite sono avvenute nell'ultima mezz'ora, dopo la dichiarazione del parlamento catalano.
Non è chiaro cosa succederà ora: l'approvazione della dichiarazione unilaterale d'indipendenza da parte del Parlamento catalano è un evento unico in Europa. In sintesi, possiamo dire che:
- Tra oggi e domani il governo spagnolo, con l'appoggio del Partito Socialista (PSOE) e Cuidadanos, approverà le misure per l'applicazione dell'articolo 155 della Costituzione: tra le altre cose, verranno rimossi immediatamente dal loro incarico i membri del governo catalano, come il presidente Carles Puigdemont, e verranno ridotti i poteri del Parlamento. Il primo ministro Mariano Rajoy ha già annunciato la sua intenzione di sciogliere il Parlamento catalano e indire quanto prima nuove elezioni.
- Non si sa cosa succederà dopo l'approvazione delle misure dell'articolo 155 della Costituzione. I membri del governo catalano, per esempio, potrebbero rifiutarsi di riconoscere l'autorità di Madrid, così come potrebbero farlo i dirigenti del settore pubblico. Per il momento non c'è stata alcuna chiamata pubblica alla disobbedienza, ma l'indipendentismo catalano ha mostrato più volte in passato di essere in grado di mobilitare centinaia di migliaia di persone.
- La procura generale spagnola potrebbe avviare già nelle prossime ore un procedimento penale contro il presidente Puigdemont per il reato di "ribellione", che prevede fino a 30 anni di carcere. La procura potrebbe perseguire anche altri membri del governo e del Parlamento catalani.
- Ad oggi non sembra che l'indipendentismo catalano sia nella posizione di far valere nella pratica la dichiarazione di indipendenza. Così come non sembra che l'Unione Europea sia disposta a breve a cambiare la sua posizione su una Catalogna indipendente.
Il Parlamento catalano ha approvato la proposta della maggioranza parlamentare – Junts pel Sí e CUP – di avviare il “processo costituente” per la creazione di una Repubblica catalana indipendente. Di fatto, il Parlamento catalano ha approvato la dichiarazione d’indipendenza della Catalogna, pur chiamandola in un altro modo per evitare gravi conseguenze legali.
La presidente del Parlamento catalano, Carme Forcadell, ha cominciato il conto dei voti. Per ora un solo no.
Ha appena votato anche il presidente catalano Carles Puigdemont: è andato verso l'urna sorridendo, i deputati della maggioranza lo hanno applaudito.
Il voto sulla dichiarazione d'indipendenza sarà segreto.
Si sta per votare la proposta della maggioranza parlamentare – la "dichiarazione d'indipendenza" – anche se formalmente non si tratta esattamente di una dichiarazione d'indipendenza: il Parlamento voterà sulle conseguenze di una dichiarazione d'indipendenza, un modo arzigogolato per evitare gravi conseguenze penali. Di fatto, è quella cosa lì.
Si inizia a votare nel Parlamento catalano.
Il giornale catalano Diario scrive che due deputati di Catalunya Sí Que es Pot (CSQP), la sezione catalana di Podemos, potrebbero votare diversamente dal resto del loro gruppo.
Poco fa Marta Ribas, oggi portavoce di CSQP, aveva detto che il suo gruppo avrebbe votato no sia alla proposta della maggioranza parlamentare catalana sull’inizio di un “processo costituente” per la creazione di una Repubblica catalana indipendente, sia all’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione decisa dal governo spagnolo. Il Diario dice però che fonti interne al partito dicono che i deputati Albano-Dante Fachín y Àngels Martínez potrebbero votare no alla prima mozione, e astenersi alla seconda.
Intanto il presidente catalano Carles Puigdemont continua a non intervenire personalmente in Parlamento. Non è intervenuto ieri per spiegare la rinuncia alla convocazione di elezioni anticipate, e sembra non interverrà nemmeno oggi per esprimersi sull'eventuale inizio del "processo costituente" che porterà alla creazione di una Repubblica catalana indipendente.
Intanto continua la discussione al Senato spagnolo sull’approvazione delle misure per applicare l’articolo 155 della Costituzione. Ramón Espinar, di Podemos, ha criticato duramente il governo di Rajoy per la sua decisione: «Quello che state facendo oggi va contro lo spirito della Costituzione del 1978», ha detto. Podemos è l’unico dei quattro principali partiti nazionali spagnoli ad essersi opposto all’applicazione dell’articolo 155. È invece favorevole al dialogo e a tenere un referendum sull’indipendenza della Catalogna concordato tra governo catalano e governo spagnolo.
Marta Rovira, deputata di Junts pel Sí, dice: «Non vogliamo imporre l’indipendenza a nessuno. Abbiamo sottoposto la nostra opzione politica alle urne e abbiamo vinto. Siamo tornati a sottoporla alle urne il passato 1 ottobre». Rovira si riferisce a due votazioni: la prima è quella del settembre 2015, da cui uscì una maggioranza parlamentare indipendentista; la seconda è quella dell’1 ottobre, cioè il referendum sull’indipendenza considerato illegale dalla magistratura e dal governo spagnoli.
Due righe sulla maggioranza indipendentista catalana.
I partiti che appoggiano il governo Puigdemont sono tre: Esquerra Republicana (ERC), di sinistra; Partito democratico europeo catalano (PDeCAT), di centrodestra; e la CUP, di sinistra radicale e marxista.
Alle ultime elezioni catalane, quelle del settembre 2015, i primi due si erano riuniti nella coalizione Junts pel Sì, che era stata la forza politica più votata in Catalogna. Il PDeCAT, il partito di Puigdemont, è quello più moderato sul tema dell'indipendenza: per esempio ieri un membro di PDeCAT del governo ha annunciato le sue dimissioni dopo che Puigdemont aveva annunciato che non avrebbe convocato elezioni anticipate.
Intanto sembra sempre più probabile che si arriverà a votare la proposta dei gruppi della maggioranza parlamentare indipendentista, mentre si allontana la possibilità di un accordo dell'ultimo minuto con il governo spagnolo. Carles Riera, deputato della CUP (partito di sinistra radicale che appoggia il governo Puigdemont), ha detto: «Oggi eserciteremo l'autodeterminazione di fronte allo stato spagnolo e alle élite catalane che preferiscono la tirannia spagnola» alla «libertà». Riera ha aggiunto: «Non possiamo fare altra cosa che proclamare la indipendenza».
Curiosità: gli interventi nel Parlamento catalano vengono fatti quasi tutti in catalano, a parte quelli dei deputati di Ciudadanos e Partito Popolare, che sono invece in spagnolo.
Durante il suo intervento, Alejandro Fernández, deputato del PPC (Partito popolare catalano), ha criticato duramente Oriol Junqueras, vicepresidente del governo catalano e leader di Esquerra Republicana (ERC), partito indipendentista di sinistra che fa parte della coalizione che appoggia Puigdemont. Fernández sostiene che Junqueras è responsabile della fuga di centinaia di aziende dalla Catalogna.
Marta Ribas Frias, deputata di CAT Sí que es Pot (sezione catalana di Podemos), ha annunciato che il suo gruppo voterà no sia alla proposta della maggioranza parlamentare catalana sull'inizio di un "processo costituente" per la creazione di una Repubblica catalana indipendente, sia all'applicazione dell'articolo 155 della Costituzione decisa dal governo spagnolo.
Altro intervento molto duro al Parlamento catalano. Ha appena finito di parlare la deputata Eva Granados del Partito socialista (PSC), che si oppone alla dichiarazione d’indipendenza. Granados ha accusato la maggioranza parlamentare e il governo di decidere in nome di una minoranza di catalani e di ignorare la maggioranza, che vorrebbe trovare un accordo con il governo spagnolo:
«Volete sostituire la bandiera del nostro paese con la estellada [la bandiera indipendentista catalana], la bandiera di pochi. Noi difenderemo la senyera [la bandiera ufficiale della Catalogna] che voi volete toglierci con una strategia pagata con il denaro di tutti per odiare il resto della Spagna. Che irresponsabilità.»
La proposta presentata questa mattina dai gruppi della maggioranza parlamentare catalana, Junts pel Sí e CUP, è stata considerata illegale dai giuristi del Parlamento catalano, ma è stata comunque ammessa alla votazione di oggi. La proposta prevede l'inizio di un "processo costituente" che porti alla creazione di una Repubblica catalana indipendente.
Ieri pomeriggio, per qualche ora, sembrava che il governo catalano e quello spagnolo avessero trovato un accordo per fermare la crisi. Il presidente catalano Carles Puigdemont stava per convocare elezioni anticipate e rinunciare alla dichiarazione unilaterale d'indipendenza della Catalogna. All'ultimo minuto è saltato tutto. La storia è raccontata qui.
Duro intervento di Carlos Carrizosa, deputato di Ciutadans (sezione catalana di Ciudadanos) al Parlamento catalano. Carrizosa ha criticato la maggioranza parlamentare di avere approvato due leggi fondamentali – quella che ha permesso il referendum dell'1 ottobre e quella che entrerà in vigore in caso di dichiarazione d'indipendenza – senza rispettare né la Costituzione spagnola né lo Statuto di autonomia della Catalogna, ovvero la norma istituzionale che regola i rapporti tra Catalogna e stato spagnolo. Carrizosa ha aggiunto che l'approvazione di queste leggi non è compatibile nemmeno con le regole europee.
Nel frattempo al Senato spagnolo si sta discutendo dell'approvazione delle misure nell'ambito dell'articolo 155 della Costituzione, quello che consente allo stato di obbligare una Comunità autonoma (come la Catalogna) a rispettare la legge. Tra le misure adottate, ci sarà la rimozione di tutti i membri del governo catalano dal loro incarico e la riduzione dei poteri del Parlamento.
L'approvazione delle misure dell'articolo 155 non è in discussione: il Partito Popolare (PP), ovvero il partito del primo ministro Mariano Rajoy, ha la maggioranza da solo. Ha comunque ottenuto l'appoggio sia del Partito socialista (PSOE) che di Ciudadanos, rispettivamente seconda e quarta forza nel Parlamento spagnolo. La novità di questa mattina è che il PSOE ha ritirato una proposta che aveva presentato ieri, cioè quella che prevedeva che in caso di convocazione di elezioni anticipate da parte del presidente catalano Carles Puigdemont, il governo spagnolo si sarebbe impegnato a sospendere l'applicazione dell'articolo 155 della Costituzione.
È iniziata la sessione del Parlamento catalano. Questa mattina i gruppi della maggioranza parlamentare indipendentista hanno presentato una proposta che sarà votata oggi: parla dell'inizio di un "processo costituente" per la creazione di una Repubblica catalana indipendente. Secondo i giornali spagnoli, non sarà una vera e propria dichiarazione d'indipendenza: i membri del governo e del parlamento cercano così di evitare le conseguenze legali di votare una risoluzione di questo tipo.
I gruppi di opposizione hanno già detto che non parteciperanno alla votazione.