Per Achille Occhetto, D’Alema è un «serial killer»
L'ex segretario del Partito Comunista dice che il suo storico rivale controlla ancora la politica italiana, «e nessuno dice niente»
Ieri l’ex segretario del Partito Comunista Italiano e poi del PDS Achille Occhetto ha visitato la Camera e con i giornalisti presenti ha fatto qualche battuta sul suo storico rivale all’interno del partito, Massimo D’Alema. Secondo ANSA, ha detto:
«Questo è un Paese in mano a un serial killer e nessuno dice niente»
Il “serial killer” ovviamente è lo stesso D’Alema. L’occasione per questa battuta è lo scontro che si è verificato negli ultimi giorni tra Articolo 1 – MDP, la formazioni di fuoriusciti dal PD di cui fa parte D’Alema, e l’ex sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, che stava cercando di proporsi come leader e federatore di una nuova alleanza di centrosinistra. Secondo i giornali, nell’ultima settimana D’Alema avrebbe tentato una serie di manovre più o meno occulte per obbligare Pisapia ad assumere la guida della nuova coalizione. Secondo questa ricostruzione, Pisapia era scettico sull’opportunità di legarsi troppo strettamente a MDP. Così, dopo aver intravisto le manovre con cui D’Alema mirava a metterlo in un angolo, Pisapia avrebbe deciso di far saltare tutto, rinunciando ad allearsi con MDP. Secondo Occhetto, Pisapia sarebbe quindi l’ennesimo potenziale leader della sinistra “fatto fuori” da una manovra di Massimo D’Alema.
L’idea che D’Alema sia una sorta di oscuro manovratore della politica italiana è molto condivisa da giornalisti e politici e lo stesso D’Alema ne è evidentemente compiaciuto. Ma non servono occasioni particolari per spingere Occhetto a fare una battuta su D’Alema. La loro è un’antipatia che dura da più di 25 anni e che prosegue sulle pagine dei giornali nonostante Occhetto non abbia più incarichi di partito da oltre un decennio. La loro rivalità cominciò alla fine degli anni Ottanta quando Occhetto era segretario del Partito Comunista e D’Alema coordinatore della segreteria, di fatto un vice segretario. All’epoca Occhetto era convinto che fosse giunto il momento di abbandonare i vecchi riferimenti al comunismo e di trasformare il partito in una formazione socialdemocratica moderna. D’Alema invece non era del tutto convinto che la trasformazione dovesse seguire i tempi rapidi che voleva imporre il segretario.
La svolta si fece come voleva Occhetto, ma le modalità della trasformazione da PCI in PDS sono state da allora criticate e oggetto di infinite ricostruzioni. Secondo quella di Occhetto, la scissione che avvenne tra i dirigenti del partito e che portò alla nascita di Rifondazione Comunista fu colpa soprattutto di D’Alema, che lo aveva falsamente rassicurato sulla possibilità di evitare la divisione del partito. Tre anni dopo, nel 1994, Occhetto alla testa del nuovo partito e di un’alleanza di centrosinistra, sfidò Berlusconi e fu sconfitto prima alle elezioni politiche, poi alle Europee, cosa che lo fece dimettere dalla carica di segretario. Al successivo Congresso di partito, il candidato di Occhetto, Walter Veltroni, fu sconfitto e D’Alema divenne segretario. Da allora Occhetto ha continuato a fare politica in maniera sporadica, senza più tornare all’interno del principale partito della sinistra.