Perché MDP è uscito dalla maggioranza

C'entrano la legge di stabilità e quella elettorale, oltre ai complicati rapporti con l'alleato Giuliano Pisapia (e poi c'è la storia dei "falsi pisapiani")

(ANSA)
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La coalizione che sostiene il governo è in difficoltà dopo che Articolo 1 – Movimento Democratico e Progressista (MDP), il partito dei fuoriusciti dal PD, ha annunciato ieri di essere uscito dalla maggioranza, una decisione resa formale dalle dimissioni di Filippo Bubbico, sottosegretario all’Economia e unico membro di MDP che si trovava al governo. Da settimane MDP chiedeva al governo di inserire una serie di proposte molto “di sinistra” all’interno della legge di stabilità che dovrà essere approvata entro dicembre. Ieri, il segretario di MDP Roberto Speranza ha detto che il governo non sta facendo abbastanza e per questo il suo gruppo non ha votato la relazione sul DEF oggi pomeriggio al Senato, un documento in cui il governo anticipa alcuni elementi della futura legge di stabilità (ma ha votato lo sforamento del deficit che serve ad autorizzare il governo a fare nuovo debito).

Si tratta di una decisione importante perché i voti dei 16 senatori di MDP sono sufficienti a mettere in serio pericolo il governo al Senato: dopo l’astensione di MDP, la relazione è passata per soli tre voti. In cambio di un voto favorevole quando arriverà il momento di votare la legge di stabilità, MDP chiede che nella legge di stabilità vengano inseriti l’abolizione del cosiddetto “super ticket” che si paga in ospedale e maggiori finanziamenti sul diritto allo studio; chiede anche che non vengano approvate nuove “mance elettorali”, cioè i bonus fiscali utilizzati spesso nel corso dell’ultimo governo. La decisione di votare contro il governo è stata presa dal gruppo parlamentare di MDP dopo che ieri il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha illustrato alle camere il contenuto del DEF (e sembra aver già prodotto i primi effetti nel PD).

Ma ci sono anche altre ragioni che spiegano perché MDP vuole rendere difficile la vita al governo. In questo momento alla Camera si sta discutendo la nuova legge elettorale, il cosiddetto “Rosatellum bis”, che non piace a MDP perché la ritiene svantaggiosa. Attaccare sul DEF potrebbe avere l’effetto di rendere il PD più malleabile su eventuali richieste di modifica alla legge elettorale. Infine, se ogni trattativa dovesse fallire, il PD potrebbe essere costretto ad approvare la legge di stabilità usando i voti dei centristi, come il gruppo di Denis Verdini, o addirittura quelli di Forza Italia, esponendosi così alle critiche di MDP.

La decisione di mettere in imbarazzo il PD ha anche delle conseguenze nel campo della sinistra esterna al PD: forzare gli alleati riluttanti a prendere una posizione forte contro il PD e contro il governo. MDP si trova al momento in una complessa relazione con Campo Progressista, la formazione politica dell’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia, con cui i rapporti non sono sempre sereni. MDP ha riconosciuto a Pisapia il ruolo di figura rappresentativa dell’alleanza, ma nel contempo lo accusa spesso di essere troppo titubante e di avere una relazione ambigua con il PD e con il suo segretario, Matteo Renzi.

Dopo la decisione di ieri di uscire dalla maggioranza e di votare contro la relazione sul DEF, Pisapia ha precisato in un comunicato di condividere la mossa di MDP. Stamattina, però, i giornali scrivono che l’ex sindaco di Milano non è davvero del tutto convinto. A contribuire a questa sensazione sono stati un gruppo di senatori, ex SEL ed ex Movimento 5 Stelle, che si sono definiti “pisapiani” e hanno detto di non essere d’accordo con la decisione di MDP. Alessandro Capelli, portavoce di Pisapia, ha detto però che questi “pisapiani” non c’entrano nulla con l’ex sindaco di Milano: «Siamo costretti a ricordare che si tratta di posizioni personali che non rappresentano Campo Progressista né tanto meno Giuliano Pisapia». Uno di loro, però, ha smentito il portavoce di Pisapia: «Il signor Capelli – ha detto Luciano Uras, senatore ex SEL – interviene maleducatamente negli affari parlamentari. Sostiene che ci sarebbero senatori pisapiani che parlano a titolo personale: io parlo a nome di Campo Progressista Sardegna. Non so a che titolo parli lui».

Al di là delle dichiarazioni dei “falsi-pisapiani” è abbastanza chiaro che le relazioni tra MDP e Pisapia non sono molto serene (nel pomeriggio, Speranza ha fatto un’incerta smentita delle tensioni). Questa mattina, ospite nella trasmissione di Massimo Giannini su Radio Capital, l’ex sindaco di Milano ha detto di “non essere sorpreso” dalla decisione di MDP (che è diverso da dire che la condivide), ma ha anche chiesto a Massimo D’Alema, uno dei principali leader di MDP, di fare un “passo di lato”. In questi giorni D’Alema aveva chiesto nuovamente a Pisapia di annunciare ufficialmente la sua candidatura alle prossime elezioni, che secondo i leader di MDP è l’unico modo che l’ex sindaco ha di dimostrare che fa sul serio nella sua decisione di capeggiare una coalizione di centrosinistra alternativa al PD. Nell’intervista, Pisapia ha ripetuto ancora una volta che non è ancora sicuro di volersi candidare alle prossime elezioni.